venerdì 26 marzo 2010

Tutte le insidie di Facebook Un virus sottrae le password personali degli utenti del social network


Tutte le insidie di Facebook
Un virus sottrae le password personali degli utenti del social network
Circola anche una falsa versione che consente di verificare chi ha guardato il proprio profilo

MILANO – Vi sembra plausibile che un’azienda comunichi, via email e «d’ufficio», il cambiamento della password degli utenti? No, appunto. Dunque l’aria di truffa di questo messaggio di posta elettronica che sta inondando centinaia di caselle di posta è individuabile anche da un utente Facebook alle prime armi. L’ultimo virus (per la verità già individuato in passato in una versione più timida) si insinua utilizzando il popolare social network e si dipana infatti via mail. Nella casella di posta elettronica arriva un messaggio, proveniente da Facebook.com, che avverte del cambiamento della password dell’account e informa che la nuova parola magica è contenuta in un file compresso. A quel punto, eseguendo il file allegato, vengono sottratti i dati sensibili dal Pc. «Una volta installato, il virus password stealer può potenzialmente accedere a qualsiasi combinazione di username e password presente sul computer, dalle informazioni bancarie ai dettagli di accesso alle email», ha affermato Dave Marcus, esperto di sicurezza dell’azienda del settore McAfee.

L’ALTRA MINACCIA – Ma le truffe che cercano di sfruttare la popolarità del sito 2.0 sono in aumento galoppante e prevedibile. Trend Micro, leader globale nella sicurezza dei contenuti Internet, ha rilevato diverse versioni di una falsa applicazione di Facebook che promette di svelare chi è andato a vedere un determinato profilo. Il servizio è stato più volte accusato di assecondare il voyeurismo insito nella curiosità di andare a vedere chi guarda cosa sul proprio profilo e criticato per la scarsa compatibilità con le regole della privacy. Ma ora pare che le copie false identificate siano almeno 25, con ancor meno garanzie (chiaramente) della copia originale. L’applicazione fasulla si presenta con nomi come peeppeep-pro, profile-check-online e stalk-my-profile. In sostanza arriva un messaggio in bacheca convincente e rassicurante, ma i numerosi pulsanti Continue visualizzati non attivano la funzione per il controllo dei profili, bensì richiamano un'altra applicazione che dovrebbe far guadagnare denaro agli scammer (truffatori) per mezzo delle inserzioni pubblicitarie.

UTENTI INGENUI – Insomma, a prima vista il gioco sembra a prova dei più ingenui, ma la realtà è che talvolta non si pensa alle insidie del cyberspazio e l’insegna Facebook sotto la quale si celano messaggi o email pericolose danno a molti iscritti sufficienti garanzie. Il social network in realtà ha già reagito da tempo, offrendo tutte le indicazioni necessarie nel gruppo Facebook Security che conta 1,5 milioni di fan e insegna come difendersi da cyber impostori, virus e truffe di altro genere, anche consapevole del fatto di essere un bocconcino prelibato, con i suoi 400 milioni di utenti registrati in tutto il mondo e il vanto plateale di aver sorpassato niente di meno che Google.

PEDOFILIA – Sempre in tema di sicurezza, è recente la notizia che Facebook rifiuta il panic button contro la pedofilia, ovvero un pulsante fisso dedicato a indicare i casi di sospettati di pedofilia alle organizzazioni per la difesa dei minori. Nonostante in un primo momento e in seguito al drammatico caso di Ashleigh Hall (adescata su Facebook e uccisa), il management dell’azienda avesse dichiarato di non aver alcuna preclusione per il bottone a tutela dei bambini, ora fa marcia indietro, sostenendo che esiste già qualcosa del genere nel sito e che questo sistema di report è molto efficace, essendo in grado di gestire una vasta rete di casi, dalla foto ambigua ai casi più gravi, tempestivamente segnalati alle forze dell'ordine. L’iniziativa delude una delle organizzazioni di punta della lotta alla pedofilia, la Child Exploitation and Online Protection e il suo amministratore delegato Jim Gamble solleva la questione. In sostanza quest’ultima e altre organizzazioni insistono affinché il panic button sia fisso nella pagina principale di ogni profilo, per rassicurare genitori e piccini e inibire i malintenzionati. Tuttavia, come dichiara Richard Allan – direttore per le policy europee del sito –, Facebook non cede e dichiara che provvederà invece a migliorare il servizio già esistente. Per il momento il pulsante in questione è già utilizzato da altri siti, come Bebo, il social network britannico dedicato però esclusivamente ai minori.
Emanuela Di Pasqua fonte corriere.it

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