domenica 19 giugno 2022

Cinema > Jean-Louis Trintignant, l'uomo e l'attore: un monumento all'arte della recitazione

Definire attore Jean-Louis Trintignant, scomparso il 17 giugno a 91 anni, sembra quasi riduttivo della sua interpretazione di un mestiere che ha praticato a 360 gradi, senza distinzioni. Ricordiamo qualcosa della sua carriera.

Ha avuto una vita lunga, Jean-Louis Trintignant, morto ieri venerdì 17 giugno all'età di 91 anni. Morto, come ha comunicato la famiglia, semplicemente di vecchiaia, non per il cancro alla prostata che aveva annunciato qualche anno fa, né per il diabete, o meglio, per un insieme di tutti questi acciacchi fatali ad una certa età, dopo una vita vissuta pienamente. Definire attore Jean-Louis Trintignant, discendente da una facoltosa famiglia con molti piloti automobilistici nei ranghi (tra cui il nonno e uno zio), e vittorioso pilota di rally anch'esso, sembra quasi riduttivo. Perché se c'è uno che ha interpretato quest'arte a 360 gradi è stato proprio lui, scegliendo i ruoli secondo l'interesse e la qualità dei personaggi, senza fare inutili e accademiche distinzioni tra film d'autore e genere. Quasi tutti i giornali italiani in queste ore titolano citando Il sorpasso, dove un giovane Trintignant (aveva 32 anni ma sembrava un ragazzino), col suo volto pulito e la sua ingenuità da ragazzo di provincia (quello che in fondo era, avendo dovuto cancellare per lavorare il suo accento provenziale) era la preda ideale della personalità esplosiva e distruttiva del Bruno di Vittorio Gassman. In quell'occasione, ironia della sorte, gli toccò sedere al posto del passeggero, e non mancò di raccontare, ridendo, che l'attore italiano era un pessimo guidatore. Ma una parte importante della carriera di Trintignant si svolse proprio in Italia, e noi vogliamo ricordare proprio i film che girò da noi, prima degli altri in Europa e con grandi registi, tra i tantissimi (146 secondo IMDB, ma vai a sapere) che ha interpretato.

Il Jean-Louis Trintignant italiano

Prima de Il sorpasso, nel 1959, debutta nel cinema italiano, sull'onda del grande successo di Piace a troppi, con Brigitte Bardot, in Estate violenta di Valerio Zurlini, regista che ha sempre amato gli attori francesi e con cui tornerà a lavorare, molti anni dopo, ne Il deserto dei Tartari. Si riunisce poi a Gassman un anno dopo Il sorpasso ne Il successo, altra pellicola sul boom economico, attribuita a Mario Morassi ma girata in gran parte ancora da Risi. Nel 1965 lavora con Gianni Puccini in Io uccido, tu uccidi, episodio del film La donna che viveva sola. Due anni dopo è protagonista di Col cuore in gola di Tinto Brass, un giallo che si avvale della collaborazione di Guido Crepax. Nel 1968 lavora con Gina Lollobrigida e (di nuovo) Ewa Aulin nel cult di Giulio Questi La morte ha fatto l'uovo. Nello stesso anno esce il capolavoro dello spaghetti western Il grande Silenzio, in cui Sergio Corbucci lo affianca a Klaus Kinski, in un film girato sulle nevi di Cortina, nel ruolo di un bounty killer muto. Un film nichilista, con la colonna sonora di Ennio Morricone, da recuperare assolutamente (se non l'avete visto, sta su Prime Video), adorato da registi come Alex Cox e Quentin Tarantino, che vi ha attinto in diverse scene, oltre che per l'ambientazione, di The Hateful Eight. A questa splendida prova seguono La matriarca, di Pasquale Festa Campanile, Metti, una sera a cena di Giuseppe Patroni Griffi e Così dolce... così perversa di Umberto Lenzi, prima di arrivare nel 1970 all'acclamato ruolo protagonista ne Il conformista di Bernardo Bertolucci, dall'omonimo romanzo di Alberto Moravia.

Nel primo giorno delle riprese, la sua bambina di 10 mesi, in albergo con lui e la moglie Nadine Marquand (attrice e regista che l'ha anche diretto), improvvisamente non respira più. Con la collaborazione dei romani (di cui Trintignant confesserà nell'occasione di aver scoperto la grande umanità), è una corsa disperata verso l'ospedale, ma la piccola non ce la fa. È il primo dei grandi dolori personali per l'uomo Jean-Louis, che nonostante questo riesce ad offrire a Bertolucci una splendida performance. Non è la prima volta che Trintignant, figlio di un partigiano e antifascista, interpreta in maniera convincente la frustrazione di un uomo che sta dalla parte sbagliata. Nel 1972 riceve un David di Donatello Speciale, purtroppo uno dei pochi riconoscimenti della sua carriera. Dopo qualche anno in cui torna al cinema e al teatro francesi, interpreta per Luigi Comencini La donna della domenica, dal romanzo di Fruttero e Lucentini, con Marcello Mastroianni. L'anno successivo, il 1976, torna a lavorare con Valerio Zurlini, che lo aveva diretto nel suo primo film italiano, ne Il deserto dei Tartari da Dino Buzzati, in un cast all star dove è il maggiore medico Rovine. Quattro anni dopo lavora con un altro grande regista italiano, Ettore Scola, in La terrazza, in cui lo affianca anche la giovane amatissima figlia Marie. Il suo ruolo è quello di Enrico, lo sceneggiatore in crisi d'idee e con un esaurimento nervoso. Col regista torna a lavorare tre anni dopo in Passione d'amore e nel 1982 in Il mondo nuovo. L'anno successivo è Dario, protagonista del film sul terrorismo Colpire al cuore, esordio di Gianni Amelio, suo addio al cinema italiano per tornare in Francia, dopo un'incursione americana in Sotto tiro di Roger Spottiswoode.

Jean-Louis Trintignant e i grandi del cinema mondiale

Come dicevamo all'inizio, sono innumerevoli le collaborazioni di Trintignant coi maggiori registi del cinema europeo e mondiale. Ricordiamo tra queste il sodalizio con Costa Gavras, per cui interpreta il giallo Vagone letto per assassini ed è protagonista dello splendido Z – L'orgia del potere, sulla dittatura dei colonnelli greci, Oscar come miglior film straniero e premio della Giuria a Cannes. Tra i registi francesi lavora con Roger Vadim nel citato Piace a troppi, Le relazioni pericolose e Il Castello in Svezia; e ancora con Jacques Demy, Henry-Georges Clouzot, René Clement, Alain Robbe-Grillet, Eric Rohmer (splendida la sua performance in La mia notte con Maud), Michel Deville, Claude Berri, François Truffaut (Finalmente domenica, capolavoro di entrambi), Régis Wagner, lo svizzero Alain Tanner, Enki Bilal, Bertrand Blier, Jacques Audiard e moltissimi altri. Importantissimo nella sua carriera Claude Lelouch, che gli affida uno dei suoi ruoli più popolari e amati in Un uomo, una donna, che vent'anni dopo riprenderà in Un uomo, una donna oggi e con cui lavora anche in La canaglia, Viva la vita, Tornare per rivivere. Con Lelouch è il suo ultimo film, del 2019, I migliori anni della nostra vita. Tra i suoi ruoli migliori con grandi registi, infine, impossibile non citare Amour di Michael Haneke e Tre colori: Film rosso di Krysztof Kieslowski.

Jean-Louis Trintignant, una carriera impressionante ma poco riconosciuta e una vita funestata da tragedie

Ironico, colto, simpatico: così appare Trintignant nelle interviste. Nella sua carriera, trascorsa in gran parte anche sulle tavole del palcoscenico, è riuscito a fare mille cose ed ha avuto relativamente pochi riconoscimenti ufficiali: cinque nomination e un solo César, meritato ma tardivo, per Amour, per cui ha vinto anche l'European Film Award, e un Orso d'Argento a Berlino per la sua performance in L'uomo che mente di Alain Robbe-Grillet. Ma i grandi attori non sono definiti dai premi, bensì dalla qualità del lavoro che lasciano in eredità. In questa vita così lunga e così operosa, il dolore più terribile per lui, dopo la perdita della prima figlia neonata, è stato l'omicidio della figlia Marie Trintignant, a 41 anni madre di 4 figli, per mano del suo compagno di allora, Bertrand Cantat, nel 2003. Non solo le circostanze atroci di questo femminicidio, ma anche i soli 4 anni di carcere scontati dal cantante dei Noir Désir per aver ucciso di botte la figlia, lo avevano molto provato ed era tornato a parlarne, anche se non aveva mai fatto spettacolo di un dolore intimo così lacerante. Sembra che sia morto serenamente nella sua casa, accanto all'ultima moglie Marianne Hopfner, circondato dall'affetto del figlio Victor e dei nipoti. Speriamo almeno che abbia ricevuto in cambio di quel dolore la consapevolezza di essere amato e apprezzato da milioni di persone in tutto il mondo.

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fonte: di Daniela Catelli  www.comingsoon.it

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