La stima è stata fatta in base alle nuove regole che prevedono la presenza massima di 200 persone
La Scala perderà 50
mila euro al giorno se rispetterà le linee guida inserire nel decreto
legge approvato dal governo lo scorso 17 maggio. La stima è sulla
scrivania del sovrintendente Dominique Meyer, che giovedì la porterà al
Consiglio di amministrazione del teatro convocato per l'approvazione del
bilancio. Una somma che si aggiungerebbe ai 20 milioni di euro già
persi dalla Scala per colpa del lockdown imposto dall'emergenza per il
Covid 19 dallo scorso 25 febbraio mettendo seriamente a rischio il
futuro del teatro lirico più famoso del mondo.
"Sarà difficile trovare
un equilibrio tra i costi e i ricavi", ha spiegato nei giorni scorsi
Meyer, che ha aggiunto guardando al futuro: "Credo che l'anno venturo
sarà molto più difficile perché gli ammortizzatori sociali non ci
saranno più, avremo pieni costi, ma meno ricavi".
In teatro c'è molta preoccupazione. Il rischio è che la Scala possa decidere di non riaprire, se le regole non cambieranno. Visto che la presenza del pubblico è indispensabile per far reggere i conti nei prossimi mesi. Le linee guida sugli spettacoli al chiuso che il governo ha adottato in vista di una possibile riapertura a partire dal 15 giugno infatti prevedono per un teatro come il Piermarini un numero massimo di 200 persone presenti. Tra spettatori e interpreti.
In teatro c'è molta preoccupazione. Il rischio è che la Scala possa decidere di non riaprire, se le regole non cambieranno. Visto che la presenza del pubblico è indispensabile per far reggere i conti nei prossimi mesi. Le linee guida sugli spettacoli al chiuso che il governo ha adottato in vista di una possibile riapertura a partire dal 15 giugno infatti prevedono per un teatro come il Piermarini un numero massimo di 200 persone presenti. Tra spettatori e interpreti.
Oltre alla distanza
tra i posti in sala di almeno un metro non solo lateralmente, ma anche
in avanti. Limiti che di fatto costringerebbero la Scala a cancellare,
per esempio, le recite già annunciate a settembre dei tre titoli che
dovrebbero chiudere la stagione in corso, che è stata interrotta dopo il
debutto de "Il Turco in Italia" di Gioacchino Rossini e durante le
prime prove di "Salomè" di Richard Strauss, mai andata in scena. Basti
pensare che i due allestimenti storici di "Aida" e " Bohème" firmati da
Franco Zeffirelli esaurirebbero il tetto massimo previsto dalle nuove
norme solo con le comparse. Stesso discorso anche per "La Traviata" con
la regia di Liliana Cavani visto che nel computo si dovrà tener conto
anche del personale di sala, dei pompieri e dei tecnici che consentono
al teatro di alzare il sipario.
Si salverebbe, probabilmente, solo la
"Messa da Requiem" di Verdi diretta da Riccardo Chailly per commemorare
le vittime dell’epidemia solo perché l'esecuzione è prevista in Duomo,
dove, come è noto, l'acustica non è il massimo ma lo spazio non manca.
Mentre sarebbe impossibile confermare la "Nona sinfonia" di Ludwig van
Beethoven in teatro perché solo orchestrali, coristi e solisti
supererebbero il numero massimo di persone consentite dalle linee guida.
Un vero rebus per il nuovo sovrintendente, che si è dato come primo
obiettivo quello di cercare di mettere in sicurezza i conti del teatro e
di scongiurare la chiusura prolungata.
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