venerdì 3 febbraio 2012

Lgbt Kuwait: in carcere "chi imita l'altro sesso" il racconto di Human Rights Watch

Arrestati perché violano la legge che stabilisce che chiunque imiti l'altro sesso debba essere perseguito.


Violenze sessuali e fisiche, abusi, isolamento, trattamenti umilianti e degradanti: i poliziotti in Kuwait possono accanirsi anche contro chi ha un timbro di voce sottile.

Il ministero della Salute riconosce la condizione dei transgender come disturbo dell'identità curabile solo con l'operazione chirurgica, che però è illegale.
Ecco il racconto di Human Rights Watch.


“Ci danno la caccia per divertimento. Non vogliono che mi vesta come una donna e così io non lo faccio. Indosso il dishdasha, l'abito maschile della tradizione del Kuwait. Ho tagliato i capelli corti. Dopo tutto questo, ho subito ancora l'arresto, il pestaggio e la violenza sessuale, per avere un volto liscio e femminile. Cosa posso fare per cambiare la mia faccia?”. Questa è solo una delle tante testimonianze raccolte da Human Rights Watch.

In Kuwait i poliziotti violentano e torturano i transgender, forti di una legge discriminatoria, approvata nel 2007, che criminalizza chi “imita l'altro sesso”.

Il reato è generico e ciò consente ai poliziotti di arrestare gli individui anche in base a sospetti e dettagli indefiniti. Donne transgender hanno sostenuto di essere state arrestate anche se indossavano abiti maschili e di essere state poi costrette dalla polizia ad indossarne di femminili.

Una voce sottile o una “pelle liscia” fanno scattare le manette.

L'autore dell'emendamento, che si dice fiero della legge concepita per arrestare i transgender, il deputato Waleed Tabtabai, sostiene che il suo obiettivo era proprio quello di smascherare i “membri del terzo sesso”.

In realtà, Human Rights Watch ha raccolto le testimonianze di chi è stato arrestato anche contravvenendo a qualsiasi possibile ragionevole sospetto.

“Non so perché sono stato arrestato. Io sono un uomo. Avevo anche una folta barba a quel tempo”, ha raccontato un testimone picchiato e maltrattato, e poi costretto a firmare una confessione con la promessa "di non imitare mai più le donne".

Tingersi la barba con l'henné, mettere il khol agli occhi (l'eye liner) sono pratiche che fanno parte della cultura araba – alcune delle quali, erano anche praticate dal Profeta.

Stabilire cosa costituisca una imitazione dell'altro sesso è un problema del quale si è accorto anche il pubblico ministero Hamed al Othman, che ha esortato i membri della Commissione legislativa dell'Assemblea nazionale a modificare la legge.

In carcere, i transgender subiscono un trattamento degradante e umiliante. Insulti verbali, umiliazioni sessuali, intimidazioni, isolamento: violazioni equiparabili in tutto alla tortura.

Alcuni raccontano di essere stati costretti a spogliarsi e a girare intorno alla stazione di polizia, altri a ballare per il divertimento degli ufficiali.

Alcuni hanno raccontato di essere stati gettati in un bidone pieno di sporcizia, all'interno del quale i poliziotti spegnevano le cicche delle sigarette sulle loro teste. Qualcuno è stato costretto a fare delle flessioni con un radiatore sulla schiena. Pugni, calci, pestaggi violenti: una vera e propria guerra al 'diverso'.

In svariati casi, gli agenti hanno approfittato della legge per ricattare le transgender donne, costringendole a scegliere tra l'arresto e, conseguentemente la tortura, e una prestazione sessuale.

La paura delle ritorsioni e di un nuovo arresto impedisce alle vittime di denunciare i poliziotti.

Abusi fisici e psicologici, violenze sessuali e vere e proprie persecuzioni da parte della polizia si uniscono alla preesistente discriminazione culturale da parte della società civile.

“Il governo del Kuwait ha il dovere di proteggere tutti i suoi abitanti, compresi i gruppi che devono affrontare la disapprovazione popolare, la condotta brutale della polizia e l'applicazione di una legge ingiusta”, ha detto Sarah Leah Whitson, direttrice per il Medioriente di Human Rigths Watch.

Il ministero della Salute del Kuwait ha riconosciuto ufficialmente l'esistenza di un "disturbo dell'identità di genere", sostenendo che l'unico trattamento valido per "guarire" è l'operazione per la riassegnazione del sesso.

Nonostante questo, la legge continua a perseguire i transgender, violando tutta una serie di diritti umani, che vanno dalla non discriminazione alla privacy, passando per il diritto all'integrità fisica e all'uguaglianza di fronte alla legge.

Nonostante il Kuwait abbia firmato la Convenzione contro la tortura e altri trattamenti crudeli, inumani o degradanti, la polizia è ancora libera di poter violentare e maltrattare i transgender.

In Kuwait non è possibile sottoporsi ad un'operazione chirurgica, e molti sono costretti a volare in Thailandia, o semplicemente in Siria e Libano.

I transessuali si trovano ora in una sorta di “limbo giuridico” e non possono in alcun modo evitare l'arresto, perché la loro carta d'identità continua a indicare il sesso opposto a quello scelto.

“L'opinione legale islamica, sia nella giurisprudenza sciita che sunnita, è divisa in materia di cambio chirurgico del sesso e di correzione del genere, anche se molte fatwa di autorità riconosciute lo perdonano”.

Human Rights Watch cita poi alcuni precedenti internazionali di riconoscimento della legittimità dell'operazione chirurgica, partendo dalla scuola-guida di teologia sunnita Al Azahr del Cairo e dalla fatwa dell'Ayatollah Sayyed Musavi Ruhollah Khomeini in Iran.

Nel 2008 in Kuwait, anche il sunnita Sheik Rashid al Sa-ad Alaymi si era pronunciato in suo favore dalle colonne di un giornale locale, ma fu subito costretto a ritrattare perché travolto dalle polemiche.

Lo sceicco aveva detto che non era lecito criminalizzare i transgender perchè non avevano "scelto di loro volontà o per piacere, ma era una cosa che veniva da Dio nella sua infinita saggezza".

Human Rights Watch si rivolge al governo del Kuwait affinché si abroghi l'emendamento dell'articolo 198, che criminalizza chi “imita il sesso opposto”. Nell'attesa che ciò avvenga, le autorità dovrebbero proteggere i transgender e indagare sugli abusi e le violazioni della polizia.
fonte http://www.osservatorioiraq.it di Angela Zurzolo

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