domenica 31 ottobre 2010

Lgbt ricerche mediche: Innamorarsi? Un quinto di secondo e fa tutto il cervello..


L’alchimia dell’amore e dei sentimenti intriga ormai gli scienziati quasi più dei poeti, visto che incessantemente cercano di imbrigliarne l’indicibilità in formule precise e universali.

Dall’Università di Syracuse arriva freschissima la ricerca che dice una parola definitiva sul colpo di fulmine: per innamorarsi ci vuole un quinto di secondo.

In quel baleno, una scheggia di eternità, si attivano 12 aree cerebrali che lavorano in team per liberare sostanze euforizzanti, dopamina, ossitocina, adrenalina: con effetti simili a quelli della cocaina.

Il tutto per produrre quello stato di beata trasognanza che vuol dire buio intorno a te, solo una persona illuminata, quella che è entrata improvvisamente nel tuo campo visivo, batticuore e incapacità di verbalizzare.

Se ha ragione la giovane bruna psicologa Stephanie Ortigue che ha coordinato la ricerca e l’ha pubblicata sul Journal of Sexual Medicine, dobbiamo dunque arrenderci al fatto che l’amore romantico è un abbaglio poetico, dimenticare per sempre che faceva rima con cuore, leggere con meno tremori tutti i canzonieri d’amore, e canticchiare distrattamente le canzoni che finora sono state colonne sonore dei nostri sconvolgimenti.

D’obbligo è farsi illuminare dal sociologo che più ha studiato i meccanismi amorosi da quando, nel 1979, ha pubblicato la prima edizione di Innamoramento e amore, 45 edizioni solo in Italia.

E Francesco Alberoni dice subito che il cuore non c’è mai entrato nulla con l’innamoramento, tutto parte dal cervello e che semmai, di conseguenza, ti emozioni, ti batte il cuore, ti si chiude lo stomaco; ma soprattutto precisa che è sbagliato dire che il colpo di fulmine sia la stessa cosa che innamorarsi.

Da un colpo di fulmine può derivare l’amore, ma anche no, può finire tutto lì, perché «l’innamoramento è un processo, una rivoluzione fatta in due in cui si mettono in moto un’infinità di cose, ti stravolge la vita».

Basta guardare, suggerisce Alberoni, come è cambiato Gianfranco Fini da quando è innamorato: «Non solo ha trovato una donna, ha lasciato la moglie, ha fatto dei figli. Non so se il suo sia stato un colpo di fulmine o no, so che ora la sua vita è un’altra».

Ma se anche non tutti gli amori sono nati da un colpo di fulmine, non scarna è la lista degli amori celebri provocati proprio da quella scintilla: folgorante fu per Napoleone Bonaparte l’incontro con Giuseppina de Beauharnais, chi dice a un ballo dato da Barras, chi perché lei gli chiese udienza per un favore; di sicuro fu amore a prima vista per quella bella creola che poi l’imperatore dei francesi sposò per divorziare dopo 13 anni, nel 1809, liquidandola con qualche cinismo: «Ella ha abbellito la mia vita durante 15 anni».

Incontro fatale e del tutto irrituale, perché avviene alle nozze di lui, è quello di Barney Panofsky con Miriam, raccontato nel libro La versione di Barney da Mordecai Richler e poi nel film dalla coppia Paul Giamatti-Rosamund Pike.

È un attimo, come la vede non ricorda neppure di essere al suo ricevimento di matrimonio, ma da allora l’irregolare e dispettoso Barney è un altro uomo, la segue ovunque, abbandona la festa, la raggiunge in treno, la riempie di rose, e non avrà più pace finché lei non lo sposerà.

«La donna che l’età non può sciupare né l’abitudine guastare» le dice per una volta garbato, rinunciando ai canoni a cui lo scorretto Barney era più avvezzo, per esempio farsela passare con la battuta di Ennio Flaiano secondo cui i grandi amori si annunciano in modo ineluttabile, «appena la vedi dici: Chi è questa stronza?». Ma l’innamorato Barney non ce la fa.

Come non ce la fa a rinunciare al suo colpo di fulmine, accessosi il primo giorno di scuola nella sala mensa, Edward, il vampiro senza età uscito dalla penna di Stephenie Meyer che insieme alla sua Bella sono stati da poco incoronati «la coppia di innamorati più romantica della letteratura».

Tra Twilight e Bridget Jones il bisogno di innamorarsi sembra inestinguibile. «Perché quando si proviene da un lungo periodo di ansia e di insoddisfazione, il colpo di fulmine come lo chiamano loro (le sue clienti perlopiù donne, quaranta-cinquantenni, ndr), o l’incapricciamento come lo chiamo io, rappresenta quasi un riscatto, commenta Gianna Schelotto dal suo "limitato" osservatorio di psicologa —. Limitato perché da me vengono quando stanno male perché non è finita bene».

Il colpo di fulmine può anche rovinare una vita, e non solo alle signore. Ne sa qualcosa Johannes Brahms, inchiodato dalla passione per Clara Wieck, moglie di Robert Schumann: che, come racconta lo scrittore Luigi Guarnieri in Una strana storia d’amore (Rizzoli), gli ha impedito di viverne altre, con una dolorosa rinuncia alla vita
fonte MARIA LUISA AGNESE PER IL CORRIERE DELLA SERA, via altrimondi.gazzetta.it

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