Giovanni Trincanato (Traguardi): «Non hanno più senso, serve un nuovo linguaggio». L’assessora alla cultura Marta Ugolini: «Meglio una borsa di studio». Mario Allegri: «La loro presenza serve per aiutarci a non perdere la memoria». Intanto l’opera del maestro Albano Poli attende ancora una collocazione.
«Su Maria Callas in piazza Bra nutro dei dubbi: è un luogo che necessita di un riordino organizzato, più che dell’aggiunta di un’ulteriore statua». Questo il pensiero della neo assessora alla Cultura e al Turismo Marta Ugolini, che abbiamo interpellato sull’eventualità di collocare un monumento per ricordare il celeberrimo soprano proprio nel luogo che ne ha segnato l’ascesa artistica.
Un’ipotesi che non piove dal cielo: nel 2023 si ricorda il centenario della “divina” e già nel 2017, per ricordarne il debutto in Arena (2 agosto 1947), era stata creata una statua con le sue fattezze realizzata dal maestro Albano Poli, già autore della statuetta conferita annualmente al vincitore del Festival Internazionale Maria Callas. L’opera ha ornato l’arcovolo 4 dell’anfiteatro scaligero durante l’agosto 2017 per poi tornare all’Atelier Poli in via Bresciana.
«Ho proposto diverse sistemazioni all’amministrazione precedente – racconta il direttore artistico del Progetto Arte Poli, Andrea Mezzetti – ma non ha voluto saperne, sostenendo che la città non ha bisogno di altre statue. L’obiettivo resta comunque trovare una collocazione alla realizzazione del maestro: mi ha sfiorato anche l’idea di sistemarla in luoghi limitrofi a Verona. In ogni caso parlerò con l’assessora Ugolini».
I dialoghi con il nuovo assessorato sono dunque ancora da aprire. Ma intanto Ugolini, annunciando l’adesione a un bando regionale in scadenza a fine ottobre per finanziare il centenario della Callas, vaglia alternative: «Puntare sulla formazione, attraverso una borsa di studio per scovare nuovi interpreti della lirica, potrebbe essere un’opzione celebrativa. Anche perché un monumento, senza un adeguato storytelling rischia di perdere la sua capacità evocativa, rimanendo qualcosa di ottocentesco».
L’idea di una statua non sembra scaldare neanche gli animi dell’ex assessora alla cultura Francesca Briani: «Verona è già molto ricca di monumenti – ci spiega – e congestionata da altri oggetti, quali banchetti o cassonetti. In generale, credo che artisti e letterati andrebbero ricordati attraverso i linguaggi artistici che li hanno resi famosi nel mondo. Nel caso specifico di una statua occorre anche fare valutazioni sulla qualità dell’opera: super-accessoriare la città senza criterio rischia di tramutarsi in una banalizzazione del ricordo».
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Giovanni Trincanato (Traguardi), che instilla un dubbio sulla funzione del monumento nella contemporaneità: «Siamo sicuri che nel 2022 una statua abbia ancora la capacità comunicativa di un tempo? Bisognerebbe aprire un dibattito tra gli esponenti del mondo della cultura, coinvolgendo anche i giovani, per capire quale sia il modo migliore oggi per ricordare le grandi personalità del passato e attenuare la “monumentite” che è circolata in città negli ultimi anni».
Ma non tutti considerano i monumenti una patologia. È il caso di Mario Allegri, già professore di letteratura italiana contemporanea all’Università di Verona, che in essi intravede il rimedio per una società che dimentica con troppa facilità: «I monumenti hanno la funzione di conservare e rinverdire il ricordo storico. Svolgono una funzione fondamentale, soprattutto oggi che la nostra memoria si riduce a ciò che troviamo su Google. A condizione che siano eretti con coscienza: Maria Callas in piazza Bra non ha alcun senso, sarebbe fuori contesto. Vedrei meglio un suo busto in via Leoncino, nel luogo in cui ha abitato».
Gregorio Maroso
fonte: By Gregorio Maroso www.verona-in.it
Nessun commento:
Posta un commento