Mahmood nelle ultime settimane ha pubblicamente sostenuto il DDL Zan, la legge contro l’omofobia, ed è ora tornato a farlo fra le pagine di Vanity Fair chiedendone una rapida approvazione. Il cantante, in questo caso, ha parlato in prima persona.
“Credo sia il minimo che ci debbano, che debbano a tutti. Una tutela che ha un motivo, non ce lo stiamo inventando. La violenza e l’omofobia esistono, sono sotto gli occhi di tutti, si materializzano in insulti, ironie, parole sbagliate, in silenzi di madri, quando va bene, in schiaffi di padri, gesti ignobili, violenti. Ma non vi si gela il sangue a pensare a una figlia cacciata di casa perché ama una ragazza? O all’idea di potere essere aggrediti per un bacio? Quante volte ci hanno fatto battute che non desideravamo sulla nostra pelle, quante volte non ci siamo sentiti sicuri nell’andare a scuola? Ci rendiamo conto? Nell’andare a scuola“.
Mahmood, infatti, a scuola è stato vittima dei bulli.
“Alle medie. Un compagno mi viene sotto, mi butta a terra, mi rompe gli occhiali, mi spacca la squadra, un calcio alla cartelletta di educazione tecnica, ammaccata. La fine di un gesto tremendo, io che torno a casa dolorante, sporco, violato. Neanche lo sospesero. I suoi amici, il ricatto del giorno dopo: “E tu vedi di non fare nomi“. Ancora oggi ho paura di essere attaccato perché frainteso. Le canzoni sono il mio riparo. L’arte e la bellezza salvifiche perché tutto è connesso in quella luce, in quella forza, in quell’amore“.
Mahmood odia le etichette
Ed in merito all’orientamento sessuale, il cantante ha dichiarato che non ha bisogno di incasellarsi in qualche etichetta, come “gay”, “bisessuale” o “etero”.
“Rispondo che noi siamo giovani aperti che non hanno bisogno di essere incasellati. È un’esigenza degli altri, che trovano più comodo differenziarci, etichettarci, dividerci in reparti. Ma la vita non è un supermercato e la non normalità è solo la violenza, l’ignoranza, che vengono dalla paura, dal non conoscere, dal non sapere. Dal pensare che c’è complessità dove invece tutto è molto semplice. Io ho avuto la fortuna di avere una madre forte che ha saputo capire che non bisogna farle, le differenze, perché differenze non ce ne sono”.
fonte: Fabiano Minacci www.biccy.it
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