Un libro che è prima di tutto un manifesto di momenti per i quali vale la pena vivere. Guido Tommasi pubblica un libro di ricette pieno di speranza, per tornare a osservare il mondo con occhi innamorati
Lei è Ella Risbridger e The Times l’ha definita “la nuova scrittrice di libri di cucina più talentuosa della sua generazione”.
Ma che cos’è il talento per chi scrive libri di cucina?
Ricette infallibili, scritte benissimo?
Immagini accattivanti per semplici piatti?
Sfogliandolo si trovano piatti talmente invitanti che sarete colti da un’irrefrenabile voglia di provare le sue ricette. Il suo è un tipo di cucina che probabilmente riesce meglio se potrete contare su una bottiglia di vino aperta e un boccone di pane per fare la scarpetta. Se però decidete di mettervi comodi e di leggere questo libro sorseggiando una tazza di tè (o un bicchiere di quel vino di cui sopra), scoprirete che è anche e soprattutto un elenco di cose per cui vale la pena vivere – un manifesto di momenti per i quali vale la pena vivere. Insomma, un libro di ricette per tornare a osservare il mondo con occhi innamorati.
“Era stato un giorno complicato, per motivi complicati, ed ero in lacrime. Erano giorni che non mangiavo seriamente, e non ero quasi mai nemmeno stata a casa. Ero stufa di caffè doppi sciropposi al posto della cena, ed ero lì che piangevo sul pavimento della cucina: quel genere di pianto che ti fa venire il sospetto che potresti perfino morirci.
In qualche modo sono riuscita a recuperare mezza pastiglia di Valium dai detriti dell’armadietto delle medicine, e poi, miracolo dei miracoli, una scatola di zuppa di pomodoro dal caos della dispensa della cucina. E ho preso il Valium, ho scaldato la zuppa, lentamente, su fuoco basso, l’ho versata in una mug e l’ho portata a letto con un pezzo di pane raffermo, tostato e carico di burro. Erano le due del mattino, stavo mangiando una zuppa a letto e mi sentivo meglio.
E così, più o meno, è come mi sento sempre per pane e zuppa. Nessuna cucina di alto livello ha mai risollevato la tristezza la metà di una ciotola colma di zuppa di zucca e di un buon pane con un buon burro. Ormai non è più molto di moda amare il pane. È un bene che io non sia mai riuscita a essere alla moda, perché il pane l’ho sempre amato: lo amo follemente e incondizionatamente. A volte credo che non ci sia nessun pasto, non importa quanto pensato, bello o buono che scambierei con una fetta di pane spalmata di burro o con la parte finale di una pagnotta fresca appena sfornata”.
fonte: di Gastronomika www.linkiesta.it
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