lunedì 31 ottobre 2011

Lgbt Germania: la Chiesa cattolica fa soldi con il porno

In Germania è risultato che la Chiesa cattolica ha introiti anche attraverso la vendita di pellicole pornografiche.

La Chiesa cattolica tedesca finanzia l’attività apostolica delle sue diocesi anche grazie al mondo della pornografia, attraverso la vendita di pellicole per adulti facenti parte dell’ampio catalogo di dvd diffusi da un’azienda che per un terzo risulta di proprietà proprio della Chiesa cattolica tedesca.

La Chiesa cattolica della Germania possiede l’intero pacchetto delle quote di un portale di vendita on line di dischi, cd musicali, libri e film, la Weltbild.

La stessa Weltbild, totalmente di proprietà della Chiesa cattolica tedesca quindi, possiede un terzo delle quote del portale, al cui indirizzo web è possibile sfogliare un vasto catalogo di pellicole pornografiche pronte per essere ordinate e ricevute direttamente al domicilio desiderato.

I soldi ricavati dalla vendita di film porno vanno interamente nelle casse del portale buecher.de le cui finanze appartengono però per un terzo alla Weltbild, di proprietà completa della Chiesa cattolica tedesca.

Attraverso questo tortuoso giro di portali e siti internet la Chiesa cattolica di Germania si assicura ogni anno corpose entrate per finanziare il lavoro dei propri sacerdoti; la Weltbild nel 2010 ha infatti fatturato la bellezza di un miliardo e seicento milioni di euro, in buona parte provenienti dal mercato dei film a luci rosse.

Immediata la reazione dei cattolici che si dicono allibiti dalla notizia e che non giustificano l’operato della Chiesa cattolica tedesca nemmeno con i buoni fini a cui son destinati i soldi ricavato con la vendita di fil pornografici.

Il cardinale di Monaco, Reinhard Marx, si è detto stupito dalla notizia e dichiara che non era a conoscenza del collegamento fra le quote della Chiesa cattolica di Germania e l’industria delle pellicole pornografiche: “Ci devono essere filtri, che impediscano la pubblicazione di materiali simili.

La nostra casa editrice non può pubblicare contenuti pornografici o che incitino la violenza, e dobbiamo affrontare il caso perché non si ripeta più”.
fonte http://www.italiah24.it da Giorgio Pillosu

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