venerdì 17 settembre 2021

Queer > Allo Spazionoto Art Gallery "Ecce donna": undici sculture con il volto di Cori Amenta create dai ceramisti Ligama

Cori Amenta tra le sue sculture ©Ph. di Ilenia Modica

Allo Spazionoto Art Gallery "Ecce donna": undici sculture con il volto di Cori Amenta create dai ceramisti Ligama. Cori Amenta, stylist e artista transgender, insieme a Ligama_hanno realizzato le teste di moro queer. Da questa collaborazione nasce la linea CORIAMENTA & LIGAMA visibile a Noto fino al 30 settembre. 

"C’era una volta in Sicilia una splendida vergine che trascorreva i meriggi affacciata al balcone cui dedicava ogni cura adornandolo di rose conmaggio, gelsomini e basilico verde come smeraldo acceso. Un giorno, proprio fra i germogli delle sue rose, un giovane moro, rapito da tanta bellezza si fermò a contemplarla. Fra i due nacque un amore scandito da tumultuosa passione, seppur nel silenzio il ragazzo celava un segreto amaro come il fiele: in Oriente l’uomo era già promesso a un'altra donna che avrebbe raggiunto di lì a poco e infine sposarla.
Quando la vergine apprese l’inganno, nel cuore della notte, acciecata dall’ira, impugnò la lama di una mannaia e mozzò la testa bruna dell’amato e con essa vi fece un vaso da esporre in quell’angolo di paradiso terrestre dove estasiava l’odore del gelsomino. Complice una luna appesa a un cielo di seta, fra le lacrime la fanciulla piantava nel feroce trofeo il germoglio di una pianta di basilico."

Cori Amenta nello studio del ceramista Ligama ©Ph.Ilenia Modica

 La testa del Moro è uno dei simboli ancestrali della Sicilia; la leggenda narrata con essa è un idillio che suggestiona e rapisce la mente. Il dramma mediterraneo si intreccia alla voce e al  volto dell’artista Cori Amenta che con altrettanta poesia riproduce il suo universo interiore, il canto del suo Io che prende forma in preziose e suggestive ceramiche.

Cori Amenta si racconta come un “mantra” attraverso una climax di storie miste a nettare e a veleno; come la dea dell’iliade, canta la sua vitaburrascosa e piena di passione, racconta il dilemma dell’esistenza inquieta fino alla trasformazione ad Icona, a Santa. Le sue ossessioni divagano in un inquieto inseguimento fra “masculu” e “fimmina” come l’onda del mare fra Scilla e Cariddi e così ci svela il suo Pantheon di suggestioni feticci e cicatrici.

ACCUSSI
Ia crasi di una parola autoctona che suona feroce come uno stigma, la parola veniva accompagnata spesso da una mimica precisa, un gesto che piegava il volto fra il fastidioe l’imbarazzo. ACCUSSI’ “mezzu masculu mezzu fimmina” sette lettere feriscono e definiscono il limbo in cui l’essere insegue la sua forma definitiva e nella strada si rafforza e diventa consapevole “in questo modo, mentre curavo le mie ferite mi sono fortificata”


PUPPU
Questo lare degli abissi, da sempre popola i mari del mediterraneo, creatura primigenia senza sesso, metafora della trasformazione e della “mimesi” nulla possiede di ciò che il tempo può corrompere. Talvolta donna poi Maschio, entità ermafrodita, sembra sia giunto a noi da un altro pianeta. Nel dialetto il “Puppu” indica l’eterno femminino
 


 

ANIURA
Come la Madonna di Tindari, esotica con la pelle bruna simile all’ ebano, ieratica e fiera! Questa Madonna è sopravvissuta all’iconoclastia cristiana, ha lottato fra le tempeste dei mari ed ha scelto una spiaggia come approdo per tramandare il suo regno, i sacri segni del suo arcano. E’dedicata a tutte le donne che sopravvivono in terra straniera. Il collo è affusolato e adorno di perle d’oro. Lo sguardo scruta il futuro come pioniera di un nuovo messaggio; dall’ombra del velo che le cinge il capo, non si ammira solo l ‘eroe, l’occhio di chi tutto conosce e di tutto ha visto è infuso di densa foschia come un polveroso sipario che cala sullo sguardo.



ECCE DONNA
Il dolore è trasfigurato in un vuoto che risucchia come un vortice il colore delle rose di maggio e delle farfalle,lasciando il più plumbeo grigiore su queste forme. La corona di spine è la condanna natia, l’aition, la causa delle lacrime che come petrolio irrigano l’incarnato pallente del volto. La bocca scampa alla rapina mantenendo un rosso squillante… lei solo può raccontare.

SCECCA PARATA
l’asino che viene preparato per la festa caricato di ornamenti barocchi, due porte dorate si adagiano sulla cuffia per il capo, si avvia a quidare la processione, lo “scecco” è un divertente sineddoche che introduce al colore all’esagerzaione , variopinta , esagerata e mentre sotto il rullo dei tamburi e il canto dei cori si inciela lungo la strada, lo scecco usa i paraocchi per dissimulare le sue timidezze, le sue fragilità.

 

 

 

CORI MIU
come di ritorno da un viaggio dantesto emerge l’effige di Cori. l’intera ceramica è la metafora del corpo stesso dell’artista che si dipinge fiera di quei colori che raccontano le gesta di una battaglia sotto il cui vessillo un’intera generazione queer ha lasciato il suo DNA, l’utenticità dei suoi geni. Il “cuore sacro” arde ancora nelle tinte vermiglie del rosso, è una promessa giurata, un ex voto che la battaglia non è ancora terminata.


KALA A MASCHERA
ognuno di noi è costretto a indossare una maschera: il volto dorato dal sole del piccioto che ostenta un sorriso squillante, può nascondere una fragile femmina le cui lacrime imperlano il volto rassegnato e dimesso di chi obbedisce al fato. 

Testo di Greta La Medica



 
 

 

 

 

 

"Spazionoto, uno spazio dedicato agli artisti lgbtq+ aperto nella città siciliana da Paolo Perelli. E' una Galleria che si occupa di promuovere  artisti queer termine comprensivo di tutte le identità sessuali e di genere alternative a una società binaria e eteronormativa. Ma anche, e soprattutto, un’alleanza di identità dissidenti e minoranze di sesso, genere, razza e religione. 

L’obbiettivo è quello di individuare un gruppo di artisti, accumunato da alcuni tratti, che sfuggono alle norme di genere nell’età contemporanea. La comunità individuata non è un gruppo omogeneo, ma sicuramente artisti che si diversificano dalla cis-etero normatività.

L’arte, così come l’essere queer, serve a scardinare il carattere precario e artificiale delle nostre consapevolezze in materia di conoscenza, mettendoci a disposizione infinite sfumature dell’essere, ritornando a ognuno di noi non con delle certezze, ma con delle possibilità, dei dubbi, delle variabili.

La pluralità degli sguardi che tracciano i perimetri dell’arte queer, sono la vera ricchezza della narrazione in divenire, nella ricerca di nuove angolazioni possibili, per raccontare un universo che appartiene a tutti, perché sono proprio queste sfaccettature caleidoscopiche che danno ossigeno alla società intera.

La scelta di rappresentare artisti queer è il “fil rouge “ che muove la mia ricerca, è l’occasione di parlare al vasto pubblico, in modo sincero senza gerarchie di opportunità, di calibro, di convenienza."




 

Cori Amenta con "Ecce donna" in mostra fino al 30 settembre_ allo Spazionoto Art Gallery
Via Rocco Pirri 32 - Noto (SR)
La mostra è realizzata con il contributo di P.A.R.O.S.H. 

 

Le sculture di CORIAMENTA & LIGAMA sono in vendita da Spazionoto. Per tutte le info clicca  >>>   QUI



 



Si ringrazia:
Greta La Medica per i testi
Ilenia Modica per le foto
Lorenzo Crifò per il make up
Luigi di Dio per l'hair stylist
Miss Flapper per i turbanti
P.A.R.O.S.H per gli abiti

fonte: comunicato stampa Paolo Perrelli di Spazionoto

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