Dal vestito di fiori freschi del 2007 a quello firmato da Sarah Burton
con volumi scultorei: l'ossessione di McQueen per il "giardinaggio" è
nella mostra Roses a Old Bond Street.
Gli abiti di Alexander McQueen fanno
da sempre parte del reame dell'arte, più che della sola moda, e per
questo hanno meritato negli anni più di una mostra. L'esposizione che ha
appena aperto le porte nel suo store di Old Bond Street, però, non è
una delle tante celebrazioni dell'irriverente stilista britannico morto tragicamente nel 2010.
Ad organizzarla, è proprio la donna che ne ha preso il testimone alla guida del brand omonimo, Sarah Burton,
che ha voluto dedicare un intero piano del negozio a esposizioni
temporanee che riflettano sull'artigianalità e sul talento assoluto di
McQueen.
E la mostra Alexander McQueen Roses,
appena inaugurata, racconta senza parole, ma con gli abiti e i tessuti,
una delle ossessioni dello stilista, quella rivolta all'elemento
naturale. Educati giardini all'inglese o rovi incolti, esplosioni di
ortensie e copricapi vistosi, ricamati su vestiti see-through, i
fiori hanno sempre fatto parte dell'estetica del creativo inglese, che
ne ha rivisitato lo stereotipo, stravolgendolo. La natura è bellissima
perché violenta e senza un ordine apparente, prende il sopravvento
all'improvviso e si appropria di vestiti interi, caricandoli di peso e
significato.
Per questo motivo sono esposte due delle creazioni sinonimo
di questa teoria: se da una parte c'è l'abito Red Rose realizzato dalla Burton per la collezione autunno/inverno 2019, dall'altra c'è la poesia con la quale McQueen chiuse la sfilata Sarabande del 2007.
Carico all'epoca di fiori freschi, il look fu salutato da applausi
scroscianti, come succedeva in tutte le occasioni nelle quali McQueen
dava prova della sua genialità nel giocare con tessuti e consistenze,
trasformandole e plasmandole, camminando costantemente in perfetto
equilibrio tra violenza e poesia. La genealogia e la tecnica dietro
queste creazioni, work in progress e ricerche, sono disposte su un tavolo, "alla mercé" degli studenti, ai quali Sarah Burton si rivolge dall'inizio dell'opening del nuovo store. Per la scorsa collezione, infatti, sui suoi abiti sono finite delle stampe realizzate dagli studenti della Central Saint Martins durante un corso di illustrazione di Julie Verhoeven organizzato proprio nella boutique.
Apprendere le tecniche elaborate del drappeggio, del ricamo, e svelare i misteri sui quali camminava l'arte e la moda di Alexander McQueen,
vuol dire, essenzialmente, tenerla in vita, e passarla alla prossima
generazione di creativi. Nella speranza che, tra quella folla, ci sia
qualcuno irriverente abbastanza da prendere quei lemmi estetici divenuti
dogmi, e rivoluzionarli, ancora. Come sarebbe piaciuto a Lee Alexander.
fonte: Di
www.marieclaire.com
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domenica 8 dicembre 2019
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