lunedì 16 marzo 2015

Lgbt: Giovanni Licchello: Vi racconto la mia lotta contro gli stereotipi

A soli 27 anni Giovanni Licchello ha girato intorno al mondo della comunicazione sempre in prima persona.
Si è avviato a una promettente carriera da calciatore, militando in serie D e C e in A in Svizzera, poi si è trovato al centro di un ciclone mediatico quando ha rivelato la sua omosessualità. Da lì ha iniziato a interessarsi a campagne di sensibilizzazione, facendo interviste e servizi fotografici, vincendo il titolo di Mr Gay Italia nel 2013, e viaggiando come ambasciatore contro l'omofobia in giro per le scuole d'Italia.
Ora che è conteso dalla tv (recentemente al programma di Nicola Savino su Rai Due e ad aprile su Sky Sport Uno nel programma di Gianluca Vialli), lo abbiamo incontrato per farci spiegare il suo percorso.

Che storia è la tua?
«Se ci ripenso è una storia di grandi passi in avanti in un mondo che mi sembra sempre più difficile. Ho fatto outing nel calcio e mi sono sentito sollevato. Le persone mi hanno dato ragione e sui miei social network mi ringraziano, alcuni dicono anche che grazie a me hanno trovato il coraggio di fare tante scelte. Ma ci sono tanti tabù ancora da infrangere.»

Quali?
«Che non tutti i i gay si vestono in un certo modo o hanno le stesse passioni. Io posso essere gay e rappresentare un'altra parte di questo mondo, senza fanatismi e senza esagerazioni. Esistono vari modi di essere, in generale, e ognuno aderisce al modello che più gli piace. Basta con gli stereotipi.»

Come sei oggi come persona?
«Sono cosciente di essere diventato un personaggio riconoscibile e spesso mi sembra strano che la visibilità ti tolga alcune cose normali. Pochi si avvicinano per parlarmi, chissà perché. Ma sono molto solido, ho la mia famiglia che mi conosce adesso al 100% e sono diventato solare e positivo. Faccio molte conoscenze da quando mi sono trasferito a Milano, conduco una vita mia indipendentemente da quello che viene scritto su di me. E come tutti i ragazzi del Sud ho le mie difficoltà ad adeguarmi a una nuova realtà, ma mi piace.»

Cosa ti porti dietro del tuo passato nel calcio?
«Il ricordo di tanta chiusura, dei pomeriggi interminabili a interrogarmi su quale fosse il momento giusto per fare il passo e dire a tutti quello che ero. Ma anche tanta disciplina, le trasferte nelle città diverse, l'essere coccolato dalle società che è una condizione bella ma che non ti insegna a vivere da solo. E anche l'approccio istintivo e pragmatico alla vita. La purezza che avevo quando ho iniziato a giocare, forse è calata un po', perché poi la vita ti insegna molto altro.»

Sei una web celebrity, seguito su internet da tante persone. Che effetto ti fa?
«Quando ho preso la decisione di dichiararmi non potevo confrontarmi con nessuno, ero io contro il muro. Ora vedo che molte persone a volte chiedono consigli a me tramite il web e mi fa piacere. Ho avuto l'idea di scrivere un libro sulle storie che mi raccontano i miei follower, magari lo scriverò col mio amico Alessandro Cecchi Paone.»

Sei ambasciatore contro l'omofobia, ti pesa questo ruolo?
«La campagna si chiama Diamo un calcio all'omofobia, c'è molto da fare ancora in Italia, anche nelle scuole dove a volte mi invitano a parlare. Dico agli studenti: non abbiate paura della diversità. Le cose più sorprendenti sono successe nelle discoteche dove a volte mi hanno chiamato per delle serate. I gestori volevano che mi spogliassi per attirare gente, ma i presenti spesso erano più contenti di farmi domande, di dialogare con me. Ti immagini, fermare la musica per parlare in una discoteca? È successo.»

Però hai fatto un concorso di bellezza, quindi non sei un tipo schivo...
«Beh certo una dose di narcisismo ce l'ho anche io, non lo nego. È solo che penso che per poter veicolare un messaggio non bisogna essere per forza protagonisti. Io penso che il vero successo sia la libertà di poter dire quello che vuoi. E anche per questo mi è capitato di rifiutare delle offerte in tv, volevano obbedissi a un copione. Ho fatto tutto questo percorso per ottenere la verità, in primis con me stesso, figurati se posso mai accettare un ruolo che non sento mio.»
fonte Scritto da Christian D'Antonio - http://www.mydreams.it/

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