In foto Gloria Gramaglia con a sinistra il dottore Giuseppe Di Dedda a destra il dottore Garofalo Felice.
La disforia di genere è un travagliato percorso dell’anima e del corpo. Un viaggio per ‘raggiungere’ la vita”.
Gloria Gramaglia è referente per la Sicilia dell’associazione "Libellula",volontaria presso la Clinica del Mediterraneo.
Lei, donna ex-transessuale, combatte tutti i giorni per sostenere chi decide di intraprendere il suo stesso iter, lungo minimo 5 anni, prima di raggiungere la tanto agognata meta: “Ossia - spiega Gloria - la libertà d’un viaggio che si chiama vita. Non a caso talune vittime di questa logorante e disumana attesa vengono trovate purtroppo suicide: un sogno che può diventare ergastolo tramutandosi in un tormentoso incubo finendo in tragedia.
“La Clinica del Mediterraneo ha effettuato gli interventi nel minore tempo possibile, evidenzia Gloria Gramaglia, l’attesa massima è stata di un mese evitando, a tanti pazienti meridionali, quei famosi viaggi della speranza”.
Gloria racconta le difficoltà di “mettere in armonia con l’anima la propria identità”. Un percorso iniziato all’età di 8 anni il suo, quando in collegio dalle suore cominciò a capire che imitava le ragazze e si innamorava dei ragazzini. Un conflitto interiore che sottolinea citando un aneddoto: “Visto il mio comportamento ‘femminile’ per punirmi le suore mi vestirono con un abitino rosa con le maniche a sbuffo.In me suscitarono però un misto di entusiasmo e di grande serena contentezza.
La prima persona a cui rivelai la mia vera identità fu mio padre- racconta Gloria - ricordo bene che gli dissi: ‘Papà io non guardo le donne come può guardarle un ragazzo”. Mio padre mi zittì dicendomi:
“Non preoccuparti, io ci sono’. Purtroppo mi lasciò poco tempo dopo, all’età di 14
anni. Poi andai via di casa, con molto dolore perché non volevo che mia mamma e i miei fratelli vedessero i miei ‘cambiamenti’.
Andai a Roma dove iniziai a combattere per la salva-guardia di chi come me reclamava i propri diritti.
Scoprii che con un’operazione si poteva cambiare sesso e nome. La manifestazione alla
quale partecipai era quella che poi fece approvare la legge 164/82”.
E’il momento in cui Gloria si sottopone alle cure ormonali, “naturalmente tutto sottobanco
- spiega - perché era impensabile che un endocrinologo ti aiutasse, con costi altissimi dato datoche i farmaci erano di contrabbando”. A seguire un percorso di cinque anni al San Camillo le permise di sottoporsi all’intervento “con un dispendio di energie e di denari non indifferente e devastante psicologicamente”.
Grazie a un foniatra di Torino, Gloria completò il suo ‘miracolo’ con la voce: “Il 3 ottobre del 2011 mi sottoposi ad un intervento alle corde vocali che mi ha dato tanta serenità e sicurezza.
"Oggi,in Sicilia e a Ragusa, mi occupo di aiutare le persone transgender nel percorso medico,chirurgico e legale evitando loro i viaggi della speranza”.
Dal 2011 Gloria fa parte anche del comitato scientifico dell’associazione National Organized Integration con la quale ha avvitato dei percorsi contro il razzismo, la discriminazione sociale e di genere. Non solo. Gloria è in prima linea contro la violenza di genere. Presente, con garbo e cortesia, ad ogni iniziativa utile a comunicare che lei ce l’ha fatta grazie alla forza interiore che riesce a trasmettere a chi la ascolta. Gloria parla agli studenti nelle scuole e ne rapisce l’attenzione raccontandosi e invogliandoli a essere se stessi sempre, ma senza mai calpestare i sentimenti degli altri.
“Guardate ragazzi prendete un foglio di carta bianco - esordisce Gloria creando subito un feeling
con la platea - Ecco, adesso fate come me: accartocciatelo e stropicciatelo. Fatto? Bene,adesso provate a farlo tornare come era prima. Impossibile. Questo è ciò che succede a un cuore ferito.
Il male che gli fate si può ripianare, ma nulla potrà mai cancellare i segni di ferite così profonde”.
Il pensiero va subito alle pieghe del cuore di Gloria, ma lei sorride, parla, si commuove e commuove soprattutto quando ricorda le persone che le sono state accanto: «Ricordatevi, prima di offendere qualcuno, di questo foglio bianco stropicciato» ricorda. E l’applauso che la saluta, è un abbraccio.
Fonte: Articolo di VALENTINA MACI pubblicato su LA SICILIA di LUNEDÌ 30 GIUGNO 2014
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