Anche Renzo Ulivieri, attualmente presidente dell'Associazione italiana allenatori di calcio, è candidato alle prossime elezioni politiche. Il suo nome è secondo nella lista di Sel al Senato per la Toscana.
«Ma in politica ci sono sempre stato», spiega.
Allenatore per 40 anni, è stato iscritto al Partito Comunista negli anni 60, partito con cui è stato eletto consigliere comunale ed assessore, per poi passare nei Democratici di Sinistra e al Pd. Due anni fa, la svolta con Sel. «Perché sono ancora più a sinistra del Pd, e le idee di Nichi Vendola sono anche le mie. Credo in tutte le sue battaglie, e le faccio anch'io con tanto entusiasmo».
Quindi, è anche a favore dei matrimoni gay?
«Si, certo. Sono favorevole a questa apertura, che non tutti ancora posseggono. Il tempo porterà in questa direzione, perché tutto il mondo sta muovendosi in tal senso, e la storia già lo dimostra. La parità di diritti per tutti è una cosa in cui credo molto. E sono sicuro che anche in Italia si arriverà a ottenerla».
Ma lei viene proprio da un ambiente in cui esiste ancora il tabù su una semplice dichiarazione di omosessualità...
«Purtroppo l'ambiente del calcio italiano è fatto da voci, che molto spesso corrono più veloci dei pensieri dei singoli. Le cose che si dicono e che girano sono molto ariose. Io sono molto per la libertà individuale, ma senza forzature esterne».
Ma lei ha allenato calciatori omosessuali?
«Vede, posso anche dire di sì, ma quello che conta è che nel calcio quelli che sbagliano siamo noi: l'immagine sbagliata la diamo noi per primi, perché siamo i primi che pensiamo male. Le forzature, da qualsiasi parte arrivano, fanno male. Deve essere tutto naturale, invece non lo è affatto».
Si ricorda che Lippi, quando era allenatore dell'Italia, aveva detto che «nel calcio non esistono gay»? Ha fatto male all'ambiente questa frase?
«Sì, me la ricordo anch'io quella frase. Non è vera, naturalmente, altrimenti sarebbe una cosa strana. Per fortuna, non è stato l'unico ad esprimersi sulla questione...».
Certo, c'è stato di recente Prandelli che ha detto che i tempi sono maturi per essere liberi di fare coming out.
«Infatti, noi siamo quelli che la pensano in questa maniera. Non ci sono dubbi su questo. Ma non deve essere presa come una crociata, deve venire naturale. Sono per la libertà di espressione, senza che si urti la suscettibilità di altre persone».
E voi, cosa ne pensate? Siete d'accordo con Ulivieri sulla necessità di un cambiamento sui temi civili anche nel calcio?
fonte http://www.vanityfair.it di Gabriella Greison
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