"Ricordati che devi rispondere"
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L’Italia e i diritti umani è la campagna lanciata da Amnesty International Italia in vista delle elezioni del 2013.
Il motivo di tale campagna è spiegato dalla presidente di Amnesty Italia Christine Weise
L’imparzialità è nel nostro DNA ma non vogliamo più stare lontano dal dibattito, vogliamo dire la nostra, confrontarci. E non ci accontenteremo di promesse elettorali, ma faremo verifiche rigorose e ripetute che saranno rese pubbliche.
Secondo Amnesty Italia, infatti c’è
una disattenzione storica verso i diritti umani, un atteggiamento di superficialità, l’argomento viene trattato sempre in modo generico e fumoso. Nei discorsi dei politici italiani spesso manca una cultura dei diritti umani, ancora oggi non c’è la dovuta serietà e si tende a considerarlo un tema che non riguarda l’Italia ma altri Paesi
Per questo motivo AI Italia ha sottoposto ai leader delle coalizioni e a tutti candidati dieci domande su vari aspetti dei diritti umani. La quinta domanda riguarda la lotta all’omofobia e alla transfobia come anche il garantire tutti i diritti umani alle persone Lgbti:
Negli ultimi anni, attacchi verbali e fisici nei confronti delle persone Lgbti (lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate) si sono verificati in Italia con preoccupante frequenza, mentre diversi esponenti politici e istituzionali hanno continuato a fomentare un clima d’intolleranza e di odio con dichiarazioni palesemente omofobe. La legge antidiscriminazione prevede pene aggravate per crimini di odio basati sull’etnia, razza, nazionalità, lingua o religione, ma non tratta allo stesso modo quelli motivati da finalità di discriminazione per l’orientamento sessuale e l’identità di genere. Inoltre, l’incitamento a commettere atti o provocazioni di violenza omofobica e transfobica non è perseguibile come altre forme di incitamento alla violenza discriminatoria.
Prosegue Amnesty Italia:
"Questa situazione rischia di favorire l’aumento di intolleranza e violenza verso le persone Lgbti, tuttavia la lacuna legislativa non è stata sinora colmata. Inoltre, nella legislazione italiana manca qualsiasi riconoscimento della rilevanza sociale delle famiglie costituite da persone dello stesso sesso e dai loro figli. Ciò impedisce a molte persone di godere di diritti umani essenziali per l’autorealizzazione e alimenta la stigmatizzazione delle persone Lgbti."
Che ribadisce:
"Il principio di non discriminazione, sancito da numerose convenzioni internazionali, garantisce parità di trattamento tra le persone e stabilisce il divieto di qualsiasi forma di discriminazione, anche quella basata sull’orientamento sessuale. Le autorità italiane hanno la responsabilità di proteggere e garantire la realizzazione dei diritti umani delle persone Lgbti affinché esse non siano vittime di discriminazione, possano godere degli stessi diritti di ogni altro individuo e possano esprimere liberamente il loro orientamento sessuale e la loro identità di genere senza il rischio di subire abusi."
Al momento attuale solo Antonio Ingroia ha risposto a questa domanda:
http://www.queerblog.it/post/45167/elezioni-2013-le-politiche-sui-diritti-civili-proposte-da-rivoluzione-civile
fonte http://www.queerblog.it/ da Roberto Russo
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