domenica 17 luglio 2011

Libri lgbt: “Non ci lasceremo mai” di Federica Tuzi


Proponiamo un estratto da “Non ci lasceremo mai” di Federica Tuzi (Lantana editore): il libro, che racconta il viaggio on the road di una ragazza che, decisa a cambiare sesso, troverà la sua dimensione.

"Proposi a Elisabeth di fare un giro al Rocky Mountain National Park, ma lei non era certo una viaggiatrice sentimentale: «Io ci vengo dalle montagne», disse sputando un pezzetto di
tabacco. «Semmai ho bisogno di smog, di macchine, di gente che beve nei locali…»

Per un attimo presagii il peggio, ma poi mi lasciai trascinare di città in città lungo la Interstate 25: saltammo la riserva indiana di Wind River («fuckin’ tourists», la definì lei) e i bagni caldi di Thermopolis («fuckin’ smells»), per filare dritte a Cheyenne e da lì proseguire fermandoci a Laramie, Sinclair, Rock Springs, Evanston, fino all’incredibile Salt Lake City.

A dire il vero, tutto era un po’ incredibile in quei giorni, mi sembrava di essere precipitata nella pellicola di Thelma e Louise. Il West era la cosa più cinematografica, più fedele a sé stessa, più vasta che si potesse immaginare, incluse le balere con la musica country.

Ci fermavamo in ogni tappa una sola notte, quasi sempre nelle grandi camerate degli ostelli sparpagliati lungo il vecchio West.
C’era un rituale notturno che seguivamo senza averlo concordato: ci infilavamo ognuna nel proprio letto e dopo un po’ lei arrivava, a piedi nudi, con la mia t-shirt nera che le copriva le ginocchia.

Erano letti che scricchiolavano al minimo movimento, così stavamo ferme più che potevamo muovendo solo le nostre mani. Spesso gliele mettevo sulla bocca: «Ssh, non gridare».

Era bello sentire il suo corpo caldo avvinghiato al mio, non distinguere più il battito dei nostri cuori, la frequenza del respiro,sudare come matte in quelle camerate senza aria condizionata e piene di gente che russava.

Elisabeth aveva un modo tutto suo per venire: contraeva le cosce intorno alla mia mano e tratteneva il respiro per poi esplodere all’improvviso e distendere tutti i muscoli insieme.

Io non ci riuscivo sempre, quella promiscuità mi imbarazzava. Ma lei la prendeva come una specie di missione, come una doppia prova: del mio amore e della sua bravura. Ce la metteva proprio tutta, e poi ci giravamo dall’altra parte e ci addormentavamo con i culi appiccicati.

Il giorno dopo non sapevamo mai che cosa fare, così andavamo in giro e chiedevamo un passaggio dietro l’altro, felici più di partire che di giungere in qualsiasi luogo.

L’unica certezza della giornata era la colazione: mangiavamo così tanto che a Elisabeth veniva una pancia da donna incinta e sembrava lei il vero camionista, soprattutto quando tirava su la canottiera e si batteva il ventre come un tamburo. Ma nel giro di due o tre ore tornava a essere la ragazzina filiforme che era sempre stata e, di lì a poco, aveva di nuovo fame."
fonte http://www.napoligaypress.it

2 commenti:

  1. Ciao Elisa,
    ogni tanto ho tempo anche di postare dei commenti :)!
    Senti, io ho letto qua e là qualche stralcio di questo libro e onestamente l'ho trovato molto confusionario sotto l'aspetto dell'identità di genere; ecco, mi sembra tenda spesso a minimizzare e a ricondurre la transizione semplicemente verso ad una possibile scelta, scelta causata da una mancata accettazione di se stessi e dalla voglia di raggiungere la normalità...non scindendo mai i due concetti: identità di genere e orientamento sessuale.
    Questo è uno degli stralci in cui non mi sono piaciuti per nulla i termini utilizzati per descrivere un percorso così complesso:

    "E’ prigioniera di un corpo femminile che vorrebbe trasformare in maschile sottoponendosi a devastanti trattamenti medici, di convenzioni sociali che la mortificano che le impediscono di vivere per quello che è o che vorrebbe tanto capire, prigioniera di un paese stanco, mortificante, che sembra non poter concedere nulla a chi viene bollato semplicemente come Diverso, come Lesbica, come Omosessuale, come Contro Natura.
    A 22 anni si innamora di Irene, una sedicenne, che le farà capire che trasformare il suo corpo non è affatto la scelta più giusta ma la loro storia d’amore avrà vita breve e vistasi senza futuro..."

    Insomma, per la serie noi persone T* ci sottoporremmo, intanto, a devastanti trattamenti medici e poi per giunta lo faremmo, o meglio, sceglieremmo di farlo solo per delle convenzioni sociali...ma scherziamo -.-???
    Ecco perchè poi la società pensa che siamo solo dei poveri pazzi che non riescono ad accettarsi per quello che sono!!!
    Vorrei confrontarmi con qualcuno (persona T* meglio :P), tu cosa ne pensi?

    Ti lascio anche la sua intervista su Radio3:
    http://www.radio.rai.it/radio3/fahrenheit/mostra_libro.cfm?Q_EV_ID=324005#

    Aspetto le tue considerazioni in merito, grazie :)!
    Un caro saluto
    Marco Michele C.MI

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  2. Ciao Marco, grazie del prezioso commento...
    ma essendo molto impegnata non ho avuto ancora tempo per leggerlo, ma sono assolutamente d'accordo con il tuo pensiero..
    credo che nessuna/o di noi t*..si sottopone spesso a percorsi dolorosi, per gli altri...
    io come immagino te, è stata una scelta per me stessa..per gli altri non farei mai nulla in merito..anzi quando iniziai il percorso i famosi "altri" alle spalle mi dicevano che era una pazzia..
    poi a mia serenità avvenuta..tutti pronti a dirmi "hai fatto bene"...come dire coerenza 0!!
    un abbraccio Lisa

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