lunedì 28 marzo 2011

Lgbt: Lea T, il successo dopo le foto di Givenchy, l'intervista alle "Invasioni Barbariche" di Daria Bignardi

Il mondo della moda è una realtà molto creativa, si sa, abituata agli eccessi e alle eccentricità. Quando, però, si è saputo che la modella trans Lea T. è la figlia del calciatore Toninho Cerezo, è stato il mondo del calcio ad entrare in subbuglio.
La campagna Givenchy che l’ha vista protagonista ha fatto il giro del pianeta, rivelando una realtà che finora era ammantanta di segreto e mistero. Per la prima volta in Italia, dopo le interviste nel resto del mondo, Lea T. si confessa durante una lunga intervista con Daria Bignardi nella puntata di ieri delle Invasioni Barbariche.
Le discrete domande della conduttrice di La7 hanno permesso che la modella sviscerasse ogni aspetto della sua condizione, rivelando le sofferenze e le paure che l’hanno colpita fin da quando si è resa conto che, il sesso maschile che aveva avuto alla nascita, non era quello che in effetti sentiva come rapprensentativo di se stessa.
Per ora, legalmente, Lea T. è ancora Leandro Cerezo, ma ancora per poco: “Ho appena avuto notizia che ancora 5 mesi avrò il nome maschile Leandro sui documenti, poi sarò finalmente Lea” confessa sorridente.
Toninho Cerezo, il padre di Lea, è stato un calciatore molto amato in Italia, dove giunse nell’82 per giocare nella Roma.
“Ho trascorso la mia infanzia e adolescenza in Italia, come ragazzo apparentemente normale. Provengo da una famiglia molto cattolica, soprattutto da parte di mia madre.

Siamo 4 fratelli, 2 femmine, 1 altro maschio. E’ stato mio padre prima di tutti ad avvertire che c’era qualcosa che non andava e lo diceva a mia madre.
Lui se ne accorgeva di più perchè stava poco in casa e, quando tornava, notava le differenze. Crescendo in una casa di donne, per mia madre era normale che ascoltassi i discorsi delle donne piuttosto che mettermi a fare le cose degli altri ragazzini”.
Si nota la sofferenza sul volto bellissimo della modella che attualmente è testimonial della maison Givenchy e si è posizionata al numero 40 del ranking mondiale delle top model.
Si capisce bene che, nonostante l’odierna serenità, ci sono ferite che fanno ancora male.
“Quando sei bambino non hai nessuna definizione, non hai nessun pregiudizio. Ogni tanto gli altri bambini mi chiedevano perchè non giocassi mai con loro – ricorda -, ma io rispondevo che stavo bene così ed era vero. Quando sei bambino sei neutro”.
Il percorso che Lea ha intrapreso in età ormai adulta, in realtà è una diversità che si è protata dentro probabilmente da sempre: il problema è nato dalla mancanza di informazioni sull’esistenza di quest’altra definizione di sessualità che è il transessualismo.
“Da adolescente inizi a farti tante domande, perchè si sviuppa la parte sessuale, inizi a renderti conto di cosa ti piace e cosa no. Purtroppo non si spiega ai bambini che esiste il transessualismo, perchè i genitori non hanno l’apertura mentale per spiegarlo ai figli. Io non sapevo proprio cos’era. A scuola avevo capito che c’era l’omosessualità e credevo di essere omosessuale, ma comunque non ne parlavo per una questione di riservatezza perchè mia mia madre era molto cattolica e nemmeno le mie sorelle parlavano molto delle loro curiosità in materia sessuale”. Pur scegliendo la sua natura femminile, Lea quando era ancora un ragazzino non ha potuto evitare di comportarsi come tutti gli altri maschi, in maniera molto vivace e incontrollata. “E’ vero, sono stata un maschio vivace, tanto che una volta io e mio fratello abbiamo distrutto la hall di unalbergo romano – racconta sorridendo.
In realtà, non sono mai stata troppo femminuccia, nel senso che se dovevo giocare con i ragazzi lo facevo, correvo, mi scatenavo. Poi però se dovevo rilassarmi e stare serena, lo facevo con le donne. Ancora oggi faccio il maschiaccio quando capita”.Poi arriva l’adolescenza, e Toninho Cerezo passa al Genoa quindi anche la sua famiglia si trasferisce nella capitale ligure, dove Lea frequenta le scuole media e inizia ad avvertire le prime differenze coi suoi compagni. “Mi chiudevo in bagno per farmi la piega e poi magari mi rilavavo i capelli. Però non capivo che era per sembrare di un altro sesso, era solo un periodo molto strano, come per tutti gli adolescenti credo. In più ero sempre più confuso dalla mancanza di informazioni a riguardo per questo, ripeto, se ne dovrebbe parlare di più”. fonte http://donna.fanpage.it/

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