mercoledì 16 febbraio 2011

Lgbt danza: Renato Zanella "Una gioia lavorare nella mia città" Apollon e L'uccello di fuoco di Stravinsky, a Verona dal 17 al 22 Febbraio



Al teatro Filarmonico di Verona per la fondazione Arena,
il coreografo parla dei balletti al debutto giovedì 17 Febbraio
«Apollon e L'uccello di fuoco, una doppia produzione all'insegna di Stravinski, mi dà emozione e un po' di nervosismo.
I protagonisti? Non potevo sperare di più»

Dopo la decennale esperienza alla guida del Balletto dell'Opera di Vienna, il coreografo Renato Zanella ritorna a "casa" per la nuova produzione di due famosi balletti di Stravinski L'uccello di fuoco e Apollon Musagète che debutteranno giovedì (alle 20.30) al Teatro Filarmonico. Dello spettacolo, l'artista veronese cura anche scenografie e costumi.

«Sono partito da Verona esattamente trent' anni fa, nel febbraio 1981», dice Zanella. «Quest'invito della Fondazione Arena riveste un particolare significato oltre a rappresentare un modo per chiudere il cerchio della mia attività, visto che ormai sono alla soglia dei 50 anni.

È una grande responsabilità lavorare nella mia città; è emozionante giocare in casa, dopo aver portato Amadè con la mia compagnia al Teatro Romano. Spero di non dover attendere trent'anni per avere un'altra opportunità».

Come si è arrivati a questo incarico riguardante Stravinski?
Le scelte iniziali vertevano su una proposta per due balletti, con il gradimento da parte della Fondazione Arena per Apollon. Ho proposto, poi, L'uccello di fuoco, ottenendo il consenso per la responsabilità dell'intera produzione su quanto riguarda scene, costumi e luci.

In questo progetto ho trovato molto aiuto da parte del sovrintendente. Devo dire che tutti gli organismi del teatro si sono rivelati collaborativi al massimo e hanno reagito con vero orgoglio affinché questo nuovo allestimento riuscisse nel modo migliore.

Quale tipo di ballo preferisce?
Sono sempre stato favorevole a una danza molto atletica, all'uso della punta, di livello elevato, raggiungibile solo con uno studio quotidiano: sono metodi che provengono dal classico, ma è una moda che non tramonta mai.

Quale progetto nasconde questo suo Stravinski?
Affrontare un "mostro sacro" come Apollon, tanto amato da essere rivisto più volte dallo stesso Balanchine, non può non creare un certo nervosismo. Però, se si rispettano le partiture nella loro integrità e si ha cura di realizzarle nel tempo presente, si raggiungono gli obiettivi necessari.

Cos'altro, in dettaglio?
Per Apollon ho scelto la versione musicale del 1947; mi pareva interessante trovare accenti italiani per un maggiore spessore narrativo. In scena si vedono due sipari, che vogliono segnare due passaggi, dall'esistenza quotidiana all'arte e dall'arte a una dimensione superiore.

Il tentativo è quello di stabilire un rapporto diretto tra la trasformazione del protagonista e la sua frequentazione delle Muse - simboli del teatro, della musica e della danza, attraverso le quali raggiungere una dimensione superiore.

Ho voluto anche proporre tre scene moderne, per riferirmi al suggerimento delle Muse, sempre messaggere del nuovo, proponendo tre colonne in plexiglas degli artisti contemporanei Hermann Nitsch, Gerard Richter e Christian Attersee.

Cosa ci dice de "L'uccello di fuoco"?
Ho scelto la versione musicale del 1945, mettendo al centro della scena un acquerello di Leon Bakst, mai utilizzato prima, con i simboli presenti nella fiaba: l'albero, la mela d'oro, la gabbia, l'uovo magico.
Voglio fare un omaggio alla danza con uno scatto drammaturgico, lasciando il maggior spazio alla musica.

I protagonisti?
Giuseppe Picone, con cui Verona ha rapporti da lunga data, è in grande forma. Le tre muse sono stupende.
Ho avuto la fortuna di avere Bojana Nenadovic Otrin che rimpiazzerà una danzatrice importante come Alessia Gelmetti, purtroppo impossibilitata ad andare in scena.
Per L'uccello di fuoco ho portato invece una novità: la greca Maria Kousouni, scoperta ad una competition di Parigi.
La compagnia è al completo con i suoi 18 componenti. Di meglio non potevo sperare.
fonte www.larena.it

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