"Le cattive" di Camila Sosa Villada, traduzione di Giulia Zavagna
Camila non ha ancora vent'anni quando si affaccia per la prima volta sulla zona rossa del Parco Sarmiento. Camila è una donna che ama, soffre, lotta. Camila è Cristian, un bambino che si prova di nascosto i vestiti della madre, i rossetti, gli orecchini, e trema alle sfuriate del padre. Camila è destinata a fare la puttana, a morire buttata in un fosso, così le hanno detto, così le hanno augurato. Questa è la storia di Camila e del gruppo di donne trans che diventerà la sua famiglia: c'è la Zia Encarna, madre protettrice con i seni gonfi di olio motore, c'è María la Muta, che sogna di volare, c'è la Machi, capace di curare ogni male. Ci sono le notti senza fine, le botte dei clienti, gli insulti, le fughe dalla polizia.
C'è la scoperta di sentirsi diversi, il rifiuto dei genitori, la solitudine, la povertà. C'è un'ironia caustica, c'è tutta la gioia e la voglia di vivere di un corpo che rinasce, che fiorisce. "Le cattive" è un rito di iniziazione, un manifesto esplosivo, una preghiera, una vendetta.
Dall'editore
Profonda umanità
Il primo germoglio delle Cattive risale al 2014, a una splendida e commovente TedX in cui Camila Sosa Villada ha raccontato per la prima volta la sua esperienza nella zona rossa del Parco Sarmiento, e l’incontro salvifico con il gruppo di donne trans che l’avrebbe adottata: "Con loro ho imparato a dare un valore e un prezz.o al mio corpo. Con loro ho imparato a difendermi e a guardare due volte una persona, prima di emettere un giudizio. Non sarei qui, oggi, se loro non mi avessero aiutata e difesa dai clienti e dalla polizia".
La critica ha detto
"Le cattive è quel tipo di libro che, quando l’hai finito, vorresti far leggere al mondo intero".
Juan Forn (editor e scrittore)
"Da una vita che sembra uscita da un film di Almodóvar, Camila Sosa Villada ha tratto un romanzo, un incredibile pezzo di letteratura, in cui l’identità trans incontra la grande scrittura".
Vanity Fair
"Camila Sosa Villada scrive come una forza della natura che desidera raccontarsi".
El País
"Doloroso, politico, a tratti gioioso, colorato, queer, disperato, straziante, luccicante, fosforescente, meraviglioso".
Teresa Ciabatti, La Lettura - Corriere della Sera
"Un inno, un manifesto, un grido nella notte"
Marta Cervino, Marie Claire
"Un romanzo sublime". Édouard Louis, autore di Chi ha ucciso mio padre (Bompiani)
"Un’opera eccellente, carica di lirismo, rabbia e redenzione". Giuria del Premio Sor Juana Inés de la Cruz
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fonte: www.amazon.it
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