Foto Gay Pride 2013 di Istanbul (Erin Browner)
A Istanbul ogni anno si celebra la Gay week che culmina in due diversi momenti: la Trans Parade, dedicata alla comunità transessuale della città e la domenica successiva il Gay Pride finale, lungo tutta la strada di Istiklal, il viale principale che porta da piazza Taksim fino alla zona di Galata, dove milioni di persone hanno sfilato con slogan contro il primo ministro Erdogan, fischietti colorati e cartelli ironici tra cui: “Noi siamo l’esercito di Freddie Mercury” (nella foto) o “I froci sono qui”.
La condizione omosessuale ad Istanbul è contradditoria: in una società in cui la maggior parte della popolazione è musulmana e baciarsi in pubblico tra persone dello stesso sesso o fare coming out in famiglia è ancora prevalentemente uno scandalo, la parata è una delle più grandi, in cui non solo gay, lesbiche e transessuali partecipano ma anche molti anziani e coppie etero, e perfino i cantanti di strada e i senza tetto supportano a modo loro i manifestanti. I locali gay sono ovunque nel centro di Istanbul e lo stesso quartiere di Taksim, Beyoglu (dove si svolgono ogni anno le parate con le varie attività annesse organizzate dal Lambda, la maggiore associazione LGBT locale) è considerato il più progressista e liberale della parte Europea di Istanbul.
La prima parata dedicata ai transessuali, celebre e coloratissima, continua ad essere un luogo di festa e di incontro per ricordare le tantissime vittime di massacri negli anni passati in città e in tutta la Turchia, facendo affluire persone da tutta la nazione. C’è aria di festa e circa un milione e mezzo di persone sfilano con un’enorme bandiera arcobaleno sostenuta da tutti, alcuni coraggiosi si arrampicano su di un’impalcatura a forma di torre, la gente che gioca e balla sopra i tetti delle fermate degli autobus ma allo stesso tempo un immancabile esiguo gruppo di omofobi contrari alla parata viene contenuta dall’azione di alcuni agenti che restano immobili dando loro le spalle con scudi ed elmetti anti-sommossa.
La sera finita la parata, tra le viette del centro le prostitute transgender attirano l’attenzione da alcune finestre di Cucuk Bayran Sokak, la strada della “piccola festa” e ogni bar gay si riempie di gente che danza sotto la pioggia per tutta la notte. La libertà gay in Turchia è ancora lontana, ma un po’ come con succedeva e succede tutt’ora, con le proteste attorno a Gezi, la gente porta il sorriso e aldilà di una legislazione contraddittoria che non si esprime minimamente a riguardo delle questioni LGBT, il suo popolo continua a ballare imperterrito.
Tutto questo, al grido del motto che ha rimbombato per la città tutta la giornata durante la parata che riassume lo spirito catalizzatore della manifestazione: l’amore. Tra provocazione erotica e un caldo romanticismo:
Nereye Aşk mı? burada benim aşkım! Nereye Aşk mı? burada benim aşkım! … Ahi Ahi Ahi Ahi Ahi
(Dove sei amore mio? Sono qui amore mio! Dove sei amore mio? Sono qui amore mio! … Ahi Ahi Ahi Ahi Ahi Ahi.)
A buon intenditore poche parole .
fonte http://ilreferendum.it di Roberto Talin
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