Sono tanti quanti una squadra di calcetto, quasi tutti espressione diretta del movimento Glbt italiano e scendono in campo per contendersi un posto “rainbow” in Parlamento.
Nel nome dei diritti (spesso dimenticati) delle persone omosessuali. Primarie di Pd e Sel , il 29 e 30 dicembre, anche per i candidati (appena sette su un totale di quasi duemila), che stanno conducendo la loro campagna elettorale soprattutto sul web, tra social network e siti lanciati per l’occasione.
Il tempo è stato poco, le risorse pure, ma le speranze sono alte. E non c’è solo la “battaglia” di questo gruppo di sette aspiranti parlamentari.
Lotta per il listino. All’ombra delle primarie, infatti, due big stanno scaldando i motori, in vista della decisione, da parte del segretario Bersani, sui nomi che entrereranno nel listino che li porterà diritti in Parlamento.
Da un lato c’è Paola Concia, parlamentare democratica uscente, unica lesbica dichiarata del Parlamento, che ha lottato – spesso anche all’interno del suo partito, soprattutto contro la sua principale antagonista, Rosy Bindi – per unioni civili e legge contro l’omofobia.
Dall’altro, Ivan Scalfarotto, dal 2009 vice presidente del Pd, che nelle passate elezioni non è entrato per un soffio in Parlamento (fu il primo dei non eletti). Entrambi hanno deciso, per ragioni analoghe, di non prendere parte alle primarie. Perché, dicono, la questione dei diritti non può essere confinata ad una provincia e la loro attività politica, in questi anni, è stata condotta a livello nazionale.
Spiega Scalfarotto, che ha anche fondato l’associazione Parks, impegnata nell'assistere le aziende a creare di ambienti di lavoro inclusivi e rispettosi di tutti i dipendenti: “Mi sono mosso in tutta Italia e sono stato in tutte le regioni. Presentandomi alle primarie, avrei rischiato di rovinare, in pochi giorni, il lavoro di anni.
Anche perché il tempo per una campagna elettorale sarebbe stato pochissimo”.
Quanto al suo destino, Scalfarotto si rimette alle decisioni del segretario nazionale: “Sono a disposizione del partito. Ho scelto di non correre alle primarie, senza pensare al listino.
Essere parlamentare è gratificante, ma in ogni caso continuerò ad occuparmi dei temi che ho seguito in questi anni, anche se non dovessi entrare alla Camera”.
E Paola Concia? “Avevo cercato di candidarmi alle primarie, in Puglia, che è il territorio dove sono stata eletta – spiega amareggiata – ma non ne ho avuto la possibilità. Ho cercato dei contatti con il partito, ma non sono riuscita a incontrare nessuno.
E, comunque, io non sono legata a un particolare territorio, come altri miei colleghi”. Dopo cinque anni in Parlamento (e molte battaglie), Paola si aspetta una riconferma e dalla società civile si sono già levate voci in suo favore.
Potrebbe anche esserci un outsider: Aurelio Mancuso, presidente di Equality, molto vicino alla parlamentare.
Pd. I candidati Dem sono cinque, alcuni hanno contribuito alla costruzione del movimento omosessuale, a livello nazionale o regionale. "Pochi", come fa notare anche Flavio Romani, segretario nazionale Arcigay. Ma, osserva Mancuso, “siamo davanti a persone che hanno delle posizioni nel partito. Fino a qualche anno fa, ci si candidava ‘nonostante’ il partito, oggi assistiamo ad una classe dirigente Glbt che sta crescendo. Ovviamente c'è ancora molto da fare”.
A Bologna sono due i politici ga che correranno alle primarie, entrambi eletti in consiglio comunale. Sergio Lo Giudice, capogruppo del Pd, e Benedetto Zacchiroli, consigliere.
Lo Giudice, classe 1961, sposato con Michele (a Oslo), un passato da presidente del Cassero e di Arcigay, è sicuramente uno dei nomi più forti e con maggiori probabilità di ottenere un buon piazzamento nelle liste del partito.
Nelle ultime ore un nutrito gruppo di intellettuali ed esponenti della comunità Glbt ha anche firmato un appello pubblico in suo favore: “Lo voteremo perché è una persona che con la propria storia politica e personale testimonia l’attaccamento alle battaglie di uguaglianza e di laicità”, dicono, tra gli altri, Vincenzo Branà (presidente Arcigay il Cassero), Giuseppina La Delfa (Famiglie Arcobaleno) e Renato Sabbadini (cosegretario generale di ILGA International Gay & Lesbian Association). Nelle ultime ore è arrivato anche l’endorsement di Vladimir Luxuria.
Il renziano doc Benedetto Zacchiroli, 40 anni, suo collega in consiglio comunale, ex braccio destro di Cofferati e amico di Lucio Dalla, punta sul rinnovamento della classe politica: “Non è solo un fattore generazionale. Il cambiamento di cui abbiamo bisogno passa da risposte concrete e nuove da dare su questioni cruciali - dice - Cultura, politiche europee, urgenze dei lavoratori (non solo i più giovani) e delle imprese, uso della tecnologia e delle energie rinnovabili, la scuola e l’università, una pubblica amministrazione veloce ed efficace.
Einstein diceva che non può trovare la soluzione ad un problema la stessa mentalità che lo ha creato. Abbiamo bisogno di un Parlamento nuovo, con membri che conoscano i problemi del territorio, che rappresentino i territori dove vengono eletti e che con i cittadini si vogliano rapportare con continuità”.
Quanto ai risultati delle primarie, per Lo Giudice, “a Bologna la previsione è di sette candidati in quota eleggibile, presumibilmente 4 uomini e 3 donne. I candidati alle primarie sono 8 uomini e 6 donne”.
A Udine si candida l’assessore alla mobilità, Enrico Pizza, promotore di Arcigay Udine.
Iscritto al Pd, gay dichiarato dal 1994, lo scorso mese di marzo aveva minacciato di lasciare il partito, nell’ipotesi in cui non avesse preso posizione sui diritti gay.
“Poi sia Renzi che Bersani si sono detti favorevoli alle unioni civili.
Io sono per il matrimonio, e penso che ci arriveremo, ma occorre gradualità”, spiega Pizza.
“Su 10 persone in lista, in provincia di Udine, con il Pd vincente alla Camera e al Senato, potrebbero esserci tre o quattro eletti in Parlamento”, dice l’assessore.
Enrico Fusco, ex braccio destro di Paola Concia e ex presidente di Arcigay nella sua città, è il candidato Glbt di Bari e provincia.
“Da 10 anni dar voce ai diritti (in particolare dei meno abbienti, delle donne, dei migranti, degli omosessuali) è la forza che muove il mio impegno civico, prima che politico.
Una battaglia quotidiana: ritenuta secondaria soltanto dalla vecchia politica”, dice il 48enne avvocato civilista, che denuncia anche di aver dovuto fare i conti con il boicottaggio dei “padroncini di tessere sui territori”. “Raccogliere le 248 firme per presentarmi alle primarie è stato difficilissimo – dice – Erano state fatte misteriosamente sparire. Ma alla fine siamo riusciti nell’impresa”.
Fusco è noto per aver urlato contro la Bindi, lo scorso mese di luglio, durante l’assemblea nazionale del Pd, contestandola per alcune affermazioni sul documento del partito su unioni gay e laicità dello stato.
“Le urlai contro che stava dicendo il falso. Mi fece salire sul palco ed espressi la mia opinione”, ricorda Fusco. Quanto ai rapporti con la Concia, che si sarebbero deteriorati dopo la decisione di scendere in campo, preferisce glissare: “E’ solo gossip”.
Tra gli outsider c’è Dario Ballini, un giovane di Portoferraio, classe 1983, che si candida nella Val di Cornia. Proveniente dalla Sinistra giovanile, è stato segretario di circolo del Pd nel suo Comune.
“Ho partecipato attivamente alle campagne per il testamento biologico, contro la legge bavaglio e a quelle del movimento lgbtq”, spiega su Facebook, il principale strumento che sta usando per questa campagna elettorale.
Sel. I candidati più noti, che in qualche modo sono legati al movimento Glbt sono due, anche se, viene fatto sapere da Sel “non sono gli unici gay a correre per le primarie”. A Padova si candida Alessandro Zan, 39 anni, dal 2009 assessore all'ambiente e lavoro al Comune di Padova, ed esponente della comunità LGBT.
Viene spesso ricordato come il padre dei così detti “Pacs alla padovana”, un riconoscimento anagrafico basato su vincoli affettivi per una coppia (indipendentemente dall'orientamento sessuale di ciascuno). Tra le attività recenti Alessandro è stato uno dei principali promotori del Fondo sociale di solidarietà, un fondo dedicato a fornire assistenza e supporto materiale ai cittadini colpiti dalla crisi economica. Proviene dai democratici di sinistra, per i quali è stato consigliere. Nel maggio 2007 la rottura con il Pd, in polemica con la decisione del suo partito di fondersi con La Margherita.
Carlo Cremona, 40 anni, da 18 anni convivente con il compagno Marco, ha fondato a Napoli l’associazione i Ken Onlus, tra i protagonisti della lotta per i diritti Glbt nella loro Regione.
E’ stato tra i promotori dei Gay Pride napoletani (dal 2009 al 2012) e, inoltre, per cinque edizioni, ha diretto il Festival internazionale di Cinema omosessuale e questioning Omovies.
“La mia è una candidatura che nasce dal popolo Lesbico Gay Transgender e Queer, sia dalle nostre famiglie affettive che di origine – spiega nel suo sito - Ho dato ascolto alle persone con le quali ho sempre vissuto ed operato, ascoltando i loro bisogni e le loro necessità, dando sempre voce a chi la voce viene tolta o taciuta, siano essi giovani, anziani, immigrati, omosessuali, transessuali, diversamente abili, ricchi, poveri, uomini e donne”.
fonte http://www.huffingtonpost.it Di Marco Pasqua
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venerdì 28 dicembre 2012
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