Lui come lei, lei come lui: un segno dei tempi o un sogno che si realizza nella fusione di una sola irripetibile cultura?
Che gli steccati estetiti tra maschio e femmina stiano progressivamente sfumando, diciamolo: mica è una novità. Non staremo qui a esibirci in noiosi saggetti di storia della moda per rimembrare trascorse vanità maschili che hanno oltrepassato la decenza del termine “leziosità”, parola comunque dotata di assai elastici significati. Dal mito degli ermafroditi di cui parla Platone nel Simposio alle mise sfarzose di Luigi XVI, per approdare alla mistica del dandy à la Oscar Wilde e/o Charles Baudelaire fino ad arrivare alla “rivoluzione dei pavoni” (la “Peacock Revolution” londinese dei 60), al glam rock dei 70, alla cura maniacale del corpo degli 80, al makeup da uomo nei 90, alla banalità del “normcore” con felpe, tute, sneakers, cappellini e zaini indossati trasversalmente (e trasversalmente poco donanti) negli anni 00, abbiamo capito che le porte del guardaroba - anche nella coppia più etero del mondo - sono girevoli come quelle di un hotel e permettono di girovagare tra il suo (di lui) e il suo (di lei).
AGENDER SPECIALE
«I sessi sono diversi; eppure si confondono. Non c’è essere umano che oscilli così da un sesso all’altro, e spesso non sono che gli abiti a serbare l’apparenza virile o femminile, mentre il sesso profondo è l’opposto di quello superficiale».
(Virginia Woolf, Orlando)
Domanda: perché proprio oggi #genderless o #agender è l’hashtag che più ingolosisce i fashionisti con indosso bluse da segretaria stile Mad Men e le fashioniste con in- dosso giubbotti da motociclista e jeans stracciati? Che cosa succede? Si è diffuso un Alzheimer estetico oppu- re adesso è il momento storico ideale per imporre un modo di essere che vada al di là sia di una presunta “vi- rilità”, sia quello di una presunta “femminilità”?
Insom- ma: se Cara Delevingne solca il red carpet in completo da uomo e la coppia Brangelina - Brad Pitt e Angelina Jolie - si fanno paparazzare ai BAFTA Awards con uno smoking identico, il department store londinese Selfridge’s inaugura un intero piano di abbigliamento denominato #Agen- der, sulle passerelle ci sono modelli che stanno ridefinendo un concetto di bellezza disconnesso dagli organi intimi (come l’au- stralian* Andrej Pejic, che sfila indifferemente per le sfilate uomo e donna, mentre la lesbo-top Rain Dove definisce il suo lavoro «una forma di attivismo»), significa che questa non è una tenden- za passeggera.
Ma una maniera di stare al mondo e di apparire agli altri che oggi sta profondamente cambiando la società. E, insieme alla società, naturalmente dà un nuovo volto all’economia: ecco la prima, plausibile risposta.
Lo stile asessuale vuole vendere a una generazione di giovani clienti che, dalla Cina alla Cecenia (e pros- simamente, l’Iran?) cercano un abbigliamento che si distacchi dall’abito borghese giacca-e-cravatta o dalla consueta, sia pur sontuosa, crinolina da sera.
Lo stesso thecorner.com, luxury boutique online, da qualche tempo, con lo slogan No Attitude, No Entry, ha creato un’area di vendita denominata, guarda caso, “No Gender”.
NEUTRO, NON NEUTRALE
«Le persone di tutte le età, in tutti i mercati del mondo, stanno definendo la loro identità con una libertà prima sconosciuta. Il risultato è che i consumi non potranno più essere definiti da segmenti demografici come età, genere, residenza, stipendio, status familiare»
(Dal sito Trendwatching.com)
Sicuramente gli alfieri di questo movimento sono due: Alessandro Michele per Gucci, autore di un impressionante “revam- ping” della griffe fiorentina ed Hedi Slimane, che disegna Saint Laurent (senza dimenticare i pionieri Rad Hourani e Stephanie Hahn e il guru makeup artist Aaron de Mey). Per il primo, però, paradossalmente il concetto di “genderless” rimane sullo sfondo. «Promuovo il bello», dichiara. «La bellezza è una e prescinde dai generi. Qualcuno si è sentito quasi provocato, non era mia intenzione.
Il mondo è così, è la lettura estetica di qualcosa che vedo per strada. L’idea che alcune donne vogliano sentirsi libere di indos- sare gli abiti del fidanzato non è una rivoluzione. Come trovo belli degli uomini con qualcosa del guardaroba femminile».
La sua moda usa l’androginia per sottolineare il desiderio di artigianalità e tenerezza.
Hedi Slimane, invece, riconduce il suo stile al concetto di tribù unita dall’amore per certe (sub)culture musicali e/o artistiche che comprendono e superano i ruoli, e restituisce sensibilità a qualcosa che poco ha a che fare con la seduzione fisica. Che questo mandi nel dimenticatoio il concetto di “trasgressione”, beh: sappiate che, in questa fase storica, fare sesso è quanto meno di moda possa esserci.
fonte: articolo di Antonio Mancinelli per http://www.marieclaire.it/Moda/tendenze/genderless-tendenza-moda-inverno-2015#4
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lunedì 31 agosto 2015
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