venerdì 16 gennaio 2015

Libri: "Resto Umano" di Anna Paola Lacatena, la storia vera di Miki un uomo che non si è mai sentito donna

Questo libro narra la storia vera di un uomo che non si è mai sentito donna. Miki è un uomo in un corpo di donna con una storia da raccontare: la storia di Michela, diventata Miki.

Il libro è composto da due parti: la prima è la storia di vita di Miki, la seconda è un’appendice dove il lettore può trovare approfondimenti in merito alle tematiche trattate nella ricostruzione del protagonista.

Una storia vera
intensa e lucida, raccontata con la serenità che caratterizza chi è sopravvissuto al peggio, corredata da una serie di riferimenti tecnici e informazioni più specifiche su tossicodipendenza, su transessualismo e sulle tematiche sociali trattate.
E’ soprattutto, un romanzo biografico in cui non c’è spazio per luoghi comuni, condanne, pregiudizi, patetismi e favole.

Michela, già da bambina, vive un dramma interiore al quale non sa dare un nome e che la porta presto a scegliere di vivere per e di strada, dove incontra compagnie pericolose, sostanze stupefacenti (l’eroina è la mia signora, il mio corpo il suo regno!), il carcere e infine la contrazione dell’AIDS. Le prime esperienze sentimentali e sessuali la inducono a respingere gli uomini e preferire le attenzioni delle donne, dapprima amiche poi qualcosa di più. Fino a quando le viene diagnosticato un carcinoma maligno all’utero curabile solo con la rimozione dell’organo: quasi una liberazione per Michela, che inizia così il suo percorso per diventare Miki e, forse, finalmente se stesso.

"Maschio o femmina alla nascita, tale devi rimanere per tutta la vita. Se questa cosa ti fa soffrire, al mondo non interessa. Vivitelo come vuoi, ma senza che quel dolore faccia troppo rumore."

Ricostruendo la storia di Miki, la Dott.ssa Lacatena ha narrato un’esistenza di grande vulnerabilità e sofferenza, troppo spesso ignorata dalla società, cercando di restituirle visibilità e valore. Dipendenza patologica, detenzione, AIDS e transessualismo sono entità di devianza, che non dispongono di validazioni e approvazioni sociali da parte della collettività.

Le società e le culture possiedono una propria configurazione di genere (maschio e femmina), e forniscono pertanto modelli di condotta sessuale specifici e definiti culturalmente. Il rapporto tra i sessi è, infatti, un principio imprescindibile nell’ambito dei processi sociali, configurandosi più precisamente come struttura sociale di genere, attraverso la quale vengono apprese norme e valori.

Il transessualismo si configura come un disturbo dell’identità di genere. Il Transessualismo (Benjamin, 1953) può essere definito come il desiderio di un cambiamento di sesso da riportare a un’identificazione completa con il genere opposto, negando e cercando di modificare il sesso biologico di origine. Esso è stato inserito nel DSM-IV e nell’ICD-10, nei disturbi di genere; nel DSM V invece è stato derubricato come disturbo mentale. Questa depatologizzazione del transessualismo ha acceso un dibattito, ancora in corso, che comprende numerosi piani di dialogo (socio-culturale, normativo, economico,…). L’approccio multidisciplinare appare imprescindibile al cospetto di un fenomeno che porta con sé implicazioni sociali, psicologiche, biologiche, giuridiche, quando non di tipo bio-etico.
La sfida attuale è di sottrarre una questione così complessa al quadro puramente ideologico.
fonte: www.stateofmind.it

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