L'innovazione sta a volte anche nel decidere il tipo di premio: come vengono rappresentati gli LGBT in televisione?
Qualche giorno fa, il diciassette per l’esattezza, è stato lo Spiritday: il viola per dimostrare solidarietà e attenzione a gay, lesbiche, bisessuali etransgender, promossa dal GLAAD che sta per Gay and Lesbian Alliance Against Defamation.
Ogni anno il GLAAD assegna dei premi a personaggi che in qualche modo hanno contribuito a restituire un’immagine veritiera e non quindi deformata, della realtà di chi viene indicato come “diverso”.
Scorrendo la lista dei vincitori dei premi, che sono circa una decina ogni anno, si leggono vari nomi interessanti: da quello di Whoopi Goldberg, si passa per Julienne Moore, arrivando a Shonda Rhimes (la mente di Grey’s Anatomy), Tom Ford.
Ma la cosa interessante è che questi premi vengono assegnati anche ai programmi televisivi. I GLAAD Media Awards premiano le trasmissioni in primetime (la fascia più spinosa dei palinsesti televisivi proprio perchè seguita dalle famiglie): ottanta esperti dei vari settori (televisione, musica, cinema e informazione), decidono le candidature per ogni singolo premio e che devono essere approvate dal consiglio direttivo del GLAAD. I vincitori così vengono determinati tramite votazioni online dei circa novecento iscritti.
Facciamo un passo indietro. Si parlava appunto di programmi televisivi, serie tv e cinema. Il fatto che questi premi vengano assegnati a una importante parte dei media, è sicuramente sintomo di una maggiore consapevolezza o quanto meno, germoglio di un nuovo inizio. Ricordiamoci che i programmi televisivi, le serie tv e i film di maggior successo, vengono esportati.
Prendiamo per esempio “Grey’s Anatomy“: in passato si è parlato di Alzhaimer, eutanasia, pena di morte, depressione, aborto. Nelle ultime stagioni, quelle più concentrate sulle vite dei protagonisti, c’è una coppia di lesbiche sposate con una bambina. Serie americana, trasmessa in molte parti del mondo, con successo.
La ABC e la FOX sono i soli networks a dimostrare un incremento quest’anno e ad avere la più alta percentuale di protagonisti LGBT al 5,4% ciascuna. Poi fra i dati raccolti si legge anche che: “Mentre l’anno scorso non ci sono stati protagonisti transgender, ce ne sarà uno nella prossima stagione di Glee“.
Si viene anche a conoscenza del fatto che dei settecentonovantasei personaggi nel broadcast primetime, la percentuale di personaggi femminili è diminuita in qualche modo del 43%. Le persone di colore verranno dipinte ancora al 23% dei regolari personaggi, mentre solo l’1% sarà raffigurato come persone con disabilità.
Le cose di stanno muovendo, già solo il fatto che qualcuno abbia pensato di premiare chi dimostri la natura infondata dei timori alla base delle discriminazioni, ha intuito come fare luce su un tema così scottante. Attirare l’attenzione quindi, mettere sotto la lente d’ingrandimento chi si espone in modo ragionevole e veritiero. In attesa di vedere una maggior presenza di LGBT nelle trasmissioni e nelle serie tv nostrane, accontentiamoci di quello che arriva dall’America.
fonte http://www.bloglive.it/i
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mercoledì 16 ottobre 2013
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