in foto Delia Vaccarello
Effetto crisi: prima di finire per strada chiedono ospitalità e diventano esperti di couch-surfing, passando da un divano all’altro, poi si trasformano in homeless.
Nella Grande Mela il popolo dei giovani senzatetto è composto soprattutto da omosessuali e transgender.
Ogni notte a New York dormono fuori casa circa 4mila giovani, mille e seicento di loro (quaranta per cento) sono gay, lesbiche o trans.
L’allarme è stato lanciato nel corso di una recente manifestazione dalle organizzazioni che si occupano dei ragazzi che vivono fuori casa.
Ancora, dal 2002 l’associazione Ali Forney Center ha monitorato l’emergenza del fenomeno: poiché nella società cresce la visibilità di omosessuali e trans molti di loro trovano il coraggio anche da adolescenti di dichiararsi in famiglia.
Le conseguenze: un ragazzo su quattro viene rifiutato dai genitori e giunge a ingrossare le fila dei senzatetto in aumento a causa della crisi.
Non sempre vengono messi alla porta, anche perché abbandonare un figlio minorenne è illegale. Così il breakdown (punto di rottura) si tocca con la maggiore età.
“Il giorno dopo il mio diciottesimo compleanno i miei genitori adottivi mi hanno buttato fuori – racconta un ragazzo contattato dalle associazioni per i senza tetto – Ero innamorato di un tipo e mia madre aveva ascoltato le mie telefonate, ha cominciato a parlare ad alta voce di me come se non fossi parte della famiglia”.
Un altro racconta di essere stato più fortunato: i genitori dei suoi amici erano più tolleranti, è stato ospitato da loro fino alla fine del liceo e adesso vive in alloggi di emergenza dove può restare non più di novanta giorni.
Una giovane lesbica dice di aver dormito nelle carrozze dei treni per tanto tempo, prima di aver trovato posto in un rifugio per homeless.
Il confine tra essere cacciati e andar via a volte è labile.
L’atmosfera in casa può diventare talmente irrespirabile da far preferire ai ragazzi di allontanarsi, qualsiasi destino li attenda.
Il conflitto che può esplodere in famiglia dopo la notizia della omosessualità di un figlio rende i giovani gay e lesbiche più esposti al rifiuto e all’abbandono di quanto non accada agli etero.
Carl Siciliano, fondatore e direttore esecutivo del Forney Ali Center, grande estimatore del sindaco Cuomo per la conquista dei matrimoni gay, lamenta la mancanza di interventi per i giovanissimi.
Sottolinea che la lotta per i diritti è una lotta per gli adulti, ma che ai bisogni dei giovani occorre rispondere con fondi finalizzati a rifugi e assistenza.
E in Italia cosa succede? Fra gli homeless gli omosessuali sono più di quanto si pensi e a volte, proprio come a New York, è per l’orientamento sessuale che, rifiutati o contrastati, finiscono per vivere in strada.
Non ci sono stime ufficiali né approssimative, ma è certo che tra i senzatetto l’argomento omosessualità è ancora tabù, testimoniano i volontari di “Piazza Grande”, il giornale bolognese dei senza fissa dimora che nel numero della scorsa estate si è occupato di gay e lesbiche.
Nei dormitori bolognesi vige una sorta di “don’t ask don’t tell”, il “non chiedere non dire” in vigore fino a qualche mese fa nell’esercito Usa, ma se scatta una lite tra un gay e un etero il gay viene ricoperto di insulti omofobici.
Non mancano i conflitti dettati dalla religione, gli operatori raccontano delle tensioni tra giovani gay e gruppi di musulmani.
Da citare anche le eccezioni al silenzio: la coppia che chiede due letti vicini in camerata e che litiga aspramente per gelosia, o i due compagni che hanno dormito insieme per lungo tempo su un materasso matrimoniale sotto i portici.
fonte http://liberitutti.blog.unita.it di Delia Vaccarello
Nessun commento:
Posta un commento