giovedì 17 novembre 2011

Lgbt: Susanna Tamaro, la chiesa e l'omosessualità


È una Susanna Tamaro a tutto campo che si confessa ad Antonio Gnoli su Repubblica (pagine 50-51 dell’edizione cartacea in edicola).

La lunga intervista parte da una constatazione: la Tamaro è una “scrittrice che la caratteristica di essere insieme molto amata e molto odiata”.

Tra le varie domande ce n’è anche una sull’omosessualità della Tamaro, preceduta, però, da una dura accusa alla chiesa cattolica (che, secondo la scrittrice, è carente di maestri spirituali e “non sa parlare alla modernità perché non ne conosce la lingua”).

È qui che Gnoli introduce il discorso sull’omosessualità chiedendo alla Tamaro: “La Chiesa ha sempre condannato l’omosessualità. Anche questo è un suo limite?”. E lei risponde:

Non sappiamo perché uno nasce omosessuale, ma dobbiamo accettarlo, accoglierlo, non condannarlo. Non mi piace una Chiesa che condanna gli errori e giustifica i propri.

Ma i soliti rumors vogliono che la Tamaro sia lesbica e abbia una compagna. Ecco la domanda di Antonio Gnoli e la risposta di Susanna Tamaro:

Si è detto di lei che è un’omosessuale che non ha il coraggio di dichiararlo. Cosa c’è di vero?

Non posso fare outing per qualcosa che non è vero.
Non sono omosessuale. Vivo da sola, dormo da sola, in castità.
Le persone che sono come, e che amo, lo sanno: non potrei avere una vita diversa da quella che ho.

Da una scrittrice che ha venduto milioni di copie non ci si aspetterebbe la confusione tra outing e coming out (o è errore di Gnoli?), ma tant’è!

L’intervista si conclude con la Tamaro che, senza peli sulla lingua, dice di detestare i buoni sentimenti ma che nella quotidianità è importante vivere “con il cuore e la mente aperta”:

"Detesto i buoni sentimenti. Non accompagnerei mai una vecchietta ad attraversare la strada. Non mi piace la melassa, non mi piace la retorica sul bene. Perché il bene è una conquista difficile […]
Bisogna cercare di vivere con il cuore e la mente aperta. Accogliere tutto ciò che di creativo c’è nella vita.

Tutti i discorsi sull’al di là che importanza hanno? Magari di là non c’è niente. Però intanto l’al di qua l’ho vissuto magnificamente. Il bene è vivere la fede, sapendo di non dover inseguire buoni premi. Vivere accogliendo l’umano."
fonte http://www.queerblog.it

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