domenica 19 dicembre 2021

Musica: Recensione "Adele - 30"

Non sembrerà eccessivo definire "30", il nuovo lavoro di Adele, come uno dei dischi più attesi dell'anno. Di Fabio Ferrara

La cantante inglese è ormai una delle più grandi dive in circolazione: nessun artista ha venduto quanto lei negli ultimi anni, godendo al tempo stesso di un consenso trasversale di critica e pubblico. In più, sono passati ben sei anni dal precedente acclamatissimo album, "25", che aveva fatto incetta di premi in tutto il mondo. Voto 7.5

La pubblicazione di "30" è stata preparata con un'imponente strategia di marketing: cartelloni che ne preannunciavano l'arrivo sono stati posizionati nei monumenti più iconici del mondo anche prima dell'uscita del singolo "Easy On Me". Come prevedibile, la canzone - una ballad lenta con sottofondo di pianoforte e un sound avvolgente - si è posizionata in brevissimo tempo ai primi posti nelle classifiche di diversi paesi. 

Un brano in continuità con lo stile dei suoi precedenti lavori, in particolare con "25" e con il fortunato singolo "Hello", col quale del resto condivide il coautore: il sapiente produttore americano Greg Kurstin. Adele invoca comprensione per le sue scelte, con un testo ispirato dall'evento più doloroso che le è occorso ultimamente: la fine del suo matrimonio con Simon Konecki con cui aveva da poco avuto un figlio.

Non è certo l'unico riferimento autobiografico di "30", già definito come il suo album più personale. In "My Little Love", ad esempio, Adele si rivolge direttamente al figlio chiedendogli di perdonarla per averlo fatto soffrire, recuperando anche registrazioni di dialoghi tra di loro e momenti in cui cede alle lacrime, fragilissima con tutte le sue ansie. È molto particolare l'accostamento di questo materiale dal forte impatto emozionale con una musica soffusa in stile r'n'b, che paradossalmente coinvolge l'ascoltatore forse ancor più di quanto sarebbe accaduto se Adele avesse fatto ricorso solo alle sue incredibili capacità vocali.
È evidente come la collaborazione che la cantante inglese ha intrapreso con il produttore americano Kurstin sia ormai ben consolidata. I due brani sopracitati presentano una struttura classica (seppur con alcuni innesti originali, come le voci dei dialoghi su "My Little Love"); i due successivi sono invece più sperimentali ma ugualmente accattivanti. In "Cry Your Heart Out", la voce di Adele a tratti è distorta elettronicamente, mentre un coro femminile dipinge un'atmosfera vintage anni 60. Altra prova d'eclettismo è invece la giocosa "Oh My God", che innesta la voce di Adele in un sample r&b contemporaneo, con frequenti cambi di ritmo, battiti di mani, cori e un ritornello che difficilmente passerà inosservato al grande pubblico.

L'ultimo brano in cui si avvale del produttore di Los Angeles è "I Drink Wine", in cui la cantante inglese è accompagnata dallo stesso Kurstin al piano in una ballata stile Elton John. Una piccola gemma, inserita subito dopo "Can I Get It", episodio decisamente fuori contesto rispetto al resto dell'album, scelto probabilmente più per esigenze commerciali. La sua breve durata e il fischiettio molto catchy alla Flo Rida lasciano presupporre infatti che presto lo ritroveremo in heavy rotation in tutte le principali emittenti radiofoniche.
Nella prima parte di "30" c'è anche spazio per una collaborazione con Ludwig Göransson, nella traccia d'apertura "Strangers By Nature" in cui il compositore svedese inserisce una sezione d'archi degna di un film Disney, nonostante il testo si riveli ben più funereo ("I'll be taking flowers to the cemetery of my heart/ For all of my lovers in the present and in the dark").
La seconda sezione dell'album è aperta da "All Night Parking", l'unico pezzo in cui la cantante di Tottenham ospita, seppur idealmente, un altro artista leggendario, il pianista di Pittsburgh Erroll Louis Garner. Il brano in realtà è costruito attorno alla base musicale di "Finding Parking" di Joey Pecoraro, che a sua volta utilizza degli estratti della canzone "No More Shadows" di Garner; la base jazz e la voce vellutata ricordano a tratti le sonorità dell'indimenticata Amy Winehouse.

Quasi tutti i brani restanti, invece, sono stati scritti con Inflo, il frontman del collettivo inglese Sault. In "Woman Like Me" Adele, supportata dalla chitarra, si lascia andare a un'invettiva contro il suo ex; mentre in "Hold On" dopo l'iniziale crollo emotivo sembra abbandonarsi alla disperazione, finché - sostenuta da un coro che le chiede di resistere - lentamente si rialza e prende coraggio, fino all'apoteosi finale in cui la sua voce si staglia in mezzo alle altre, proclamandosi pronta a resistere. Simile per struttura, ma decisamente più classica è la successiva "To Be Loved", composta con il musicista canadese Tobias Jesso Jr. Così come nella precedente, dopo un inizio sommesso, pian piano la voce di Adele sale sino a raggiungere timbri da mezzosprano, coronando così l'ennesima prodezza vocale.
Chiude il sipario "Love Is A Game", pezzo più lungo per minutaggio e più complesso per partitura: inizia lento con la voce accompagnata da un organo e da una sezione di archi, poi si inserisce un coro soul e lentamente tutti questi elementi cominciano a dialogare, con il canto di Adele che si fa sempre più determinato declamando di volere ricominciare ad amare. È una canzone che potrebbe essere stata scritta in qualsiasi epoca, ma che allo stesso tempo avrebbe potuto scrivere solo lei.

Serve molta personalità per confezionare un album come "30". Forte della sua classe e dei suoi mezzi vocali superiori, Adele si è sempre circondata di validi professionisti che potessero assecondare al meglio il suo talento. Eppure si era ritrovata in una fase della vita e della carriera dove non era facile restare in equilibrio. Avrebbe potuto subire la pressione delle enormi aspettative da parte dei discografici, abituati ai suoi numeri di altri tempi in termini di dischi venduti. E avrebbe potuto risentire delle difficoltà personali, legate alla fine del suo matrimonio, vissuta come un totale fallimento, anche nei confronti del figlio. Non era scontato, quindi, che l'artista inglese riuscisse a mettere insieme questi dodici pezzi così intimi e personali nei quali, piuttosto che inseguire una facile scalata commerciale, tenta di ampliare e rinnovare la sua proposta musicale.


In "30", Adele dialoga con soluzioni sonore nuove, ma senza mai rinunciare alle sue radici soul e ai tratti che rendono la sua musica inconfondibile. Anche qui, infatti, è possibile ritrovare le sue struggenti ballad, la capacità di coinvolgere emotivamente gli ascoltatori con la sua voce possente e con la malinconia dei suoi testi. Però sovente si avventura anche al di fuori della sua comfort zone, indirizzando la sua arte verso nuove possibilità.

fonte: di Fabio Ferrara  www.ondarock.it

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