«Mentre scrivevamo la sceneggiatura non pensavamo di avere speranze: il tema dei transgender è uno di quelli su cui le autorità della Repubblica islamica non avrebbero voluto accendere i riflettori.
Operavamo in una zona proibita, e non solo per il censore: gli iraniani non vogliono saperne, preferiscono ignorare la questione», racconta Fereshteh Taerpour, coraggiosa produttrice del pluripremiato Facing mirrors (Iran/Germania, 102') che sabato 22 giugno alle 22,30 sarà proiettato nella Sala Grande del Teatro Strehler nell'ambito del 27° Festival MIX Milano di cinema gaylesbico e queer culture (http://www.festivalmixmilano.com/).
L'opera prima della regista Negar Azerbayjani, 39 anni, è l'unico lungometraggio prodotto in Iran con protagonista un transgender. «Temevamo provocasse contestazioni e per questo ci siamo messi nei panni di coloro che non accettano la transessualità», continua la produttrice, classe 1953.
«Abbiamo cercato fin da subito di prevenire contestazioni delle autorità e del cittadino comune. Mettendo a confronto Edi, benestante in attesa del passaporto per affrontare l'operazione di cambio sesso in Germania contro la volontà del padre; e Rana, credente e ingenua, che lotta contro i propri tabù, obbligata a fare la tassista per far fronte alle difficoltà economiche mentre il marito sconta una pena detentiva». Edi e Rana sono agli antipodi ed è questa contrapposizione a convincere il pubblico iraniano: «in un certo senso abbiamo accontentato tutti».
Personaggi completamente diversi, destinati ad allearsi perché in questa battaglia contro il sistema patriarcale a vincere sarà l'amicizia.
A vestire i panni di Edi è Shayesteh Irani, che in Offside di Jafar Panahi interpretava il ruolo di una ragazza intrufolatasi nello stadio, vestita da maschio perché lì le donne non possono entrare. «Non era una parte difficile, anzi era divertente – osserva l'attrice –.
Il pubblico sapeva che ero una ragazza travestita da maschio. Non c'erano dubbi né per me né per lo spettatore. Quello in Facing mirrors è stato invece un ruolo emotivamente difficile, perché interpreto un ragazzo intrappolato in un corpo da donna. È stato impegnativo perché dovevo rendere la cosa credibile, a me stessa e al pubblico. Non ho incontrato reazioni negative ma la gente si stupisce del mio aspetto, perché nella realtà non sono come il personaggio che interpreto».
Se tanti erano inizialmente i timori e le perplessità, sorprendente è stata l'accoglienza a Teheran, dove la programmazione è stata prolungata e alla fine il film è stato proiettato in quattro sale per cento giorni.
«In Iran viviamo in modo schizofrenico: una fatwa dell'Ayatollah Khomeini autorizza queste operazioni chirurgiche per il cambio di sesso e il nostro sistema sanitario rimborsa un quarto delle spese mediche, ma chi cambia sesso resta emarginato.
Il nostro film contribuisce a cambiare la mentalità degli iraniani», conclude ottimista la produttrice.
fonte http://www.ilsole24ore.com di Farian Sabahi
http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2013-06-16/sesso-mutevole-iran-083813.shtml?uuid=AbavyQ5H
Nessun commento:
Posta un commento