Una parte del mondo omosessuale, a partire dal vicepresidente Pd Scalfarotto, chiedeva di cancellare la parata.
Alla fine prevale una soluzione di compromesso: ridotto il percorso, eliminati i carri, mentre viene predisposto un fondo per le vittime
NIENTE CARRI allegorici, un percorso più breve e la creazione di un fondo per aiutare le vittime del terremoto.
Il Gay pride nazionale, previsto per il prossimo 9 giugno a Bologna, rimane confermato, ma terrà inevitabilmente conto degli eventi drammatici che hanno scosso, nelle ultime ore, le popolazioni dell'Emilia.
La decisione è stata presa stamattina, dopo che, da più parti, si erano levati appelli a ripensare la sfilata che vedrà arrivare da tutta Italia decine di migliaia di omosessuali, per rivendicare pari diritti.
Anche in questo caso, però, il movimento omosessuale si è diviso: se, ieri sera, Ivan Scalfarotto, vicepresidente del Pd, aveva suggerito, supportato da diversi militanti, di "annullare la parata", altri hanno invece difeso la necessità di continuare a sfilare.
Alla fine ha prevalso la linea più "moderata", come si evince dall'e-mail inviata, in queste ore, dal Comitato Bologna Pride alle associazioni che avevano già versato la quota di iscrizione e provveduto a prenotare i carri allegorici.
"Gentili associazioni, vi scrivo per comunicarvi importanti decisioni relative alla parata del 9 Giugno - spiega il messaggio a firma di Federico Sassoli, della direzione tecnica del Bologna Pride - Gli eventi drammatici che hanno colpito l'Emilia negli ultimi giorni hanno costretto il comitato Pride a una doverosa riflessione sull'impianto generale della parata, che non può più essere quello ipotizzato in partenza. La decisione presa è quella di eliminare i carri allegorici e destinare i soldi destinati ai noleggi ad un fondo destinato alla ricostruzione. Anche il percorso della parata sarà ridotto, mentre il party finale sarà l'occasione per stimolare la raccolta di fondi per le vittime del sisma".
Alle associazioni che hanno già versato quote di partecipazione viene data la possibilità di scegliere "se farsi restituire il versato ed eventualmente provvedere autonomamente ad azioni di solidarietà o se aderire alla raccolta promossa dal comitato".
"Anche le associazioni che non hanno ancora regolato le quote di partecipazione - spiega ancora Sassoli - hanno la libertà di scegliere se versare lo stesso la quota al comitato o se provvedere autonomamente a individuare modalità alternative di supporto alle popolazioni colpite".
"Il Pride ci sarà: perché il Pride è innanzitutto la denuncia di un vuoto nei diritti e di conseguenza nelle vite delle persone gay, lesbiche e trans del nostro Paese. Questo vuoto non si sospende, non conosce tregua, e miete vittime nel silenzio. Ma soprattutto la denuncia di questo vuoto e le rivendicazioni che da anni la comunità lgbt sostiene non hanno nulla di offensivo né di incompatibile con il tragico momento che l'Emilia sta attraversando", osservano gli organizzatori.
Durante tutta la manifestazione alcune associazioni del circuito Arci delle cittadine colpite dal terremoto gestiranno direttamente una raccolta fondi.
Lo stesso Bologna Pride destinerà i fondi del carro di apertura alle popolazioni colpite dal sisma.
Non sarà comunque un corteo silenzioso: alcune bande cittadine, guidate dalla Banda Roncati, offriranno ai manifestanti le musiche della tradizione emiliana.
In piazza Maggiore, punto d'arrivo della manifestazione, sarà allestito un mercato agroalimentare che metterà in vendita i prodotti delle aziende danneggiate dall'evento tellurico.
Infine, la festa di finanziamento al parco Nord con cui si conclude il programma del Pride devolverà una parte dell'utile alle popolazioni terremotate.
"Queste iniziative sono state messe in campo previo confronto con le istituzioni, prima fra tutte l'amministrazione comunale, che ringraziamo per il sostegno e la fiducia", fanno notare dal Comitato.
Mentre sui social network, il popolo Glbt continua ancora ad interrogarsi sulla valenza e il significato di questo corteo, in una terra martoriata dal sisma, Aurelio Mancuso, presidente di Equality accoglie favorevolmente il messaggio che arriva da Bologna. "Sono assolutamente d'accordo con questa decisione - osserva - Gli organizzatori hanno fatto molto bene, anche perché molti gay chiedono di essere in sintonia con il momento drammatico che sta vivendo il Paese. Il Pride può essere fatto in molti modi: e questo è anche un modo per far capire che non siamo egoisti, e che cerchiamo di fare le cose senza fregarcene degli altri e di ciò che avviene intorno a noi.
Le nostre rivendicazioni sono all'interno di questo Paese". Paola Concia, deputata del Pd, che ha anche vissuto in prima persona il dramma del terremoto de l'Aquila (essendo originaria di Avezzano), si dice in "sintonia con la decisione del comitato.
Sarà un Pride di solidarietà, in cui si chiama a raccolta la comunità omosessuale e transessuale italiana, invitandola a fare un gesto concreto per le popolazioni colpite dal terremoto.
Gli omosessuali e le persone transessuali sono cittadini come tutti gli altri ed è positivo che si facciano carico dei problemi del Paese e che utilizzino questo evento, come un momento per la solidarietà e la raccolta fondi.
Per questo mi auguro che la partecipazione sia ancora più ampia e che coinvolga anche gli eterosessuali".
Soddisfazione viene espressa anche dagli organizzatori del "Padova Pride Village", che avrebbero dovuto prendere parte, con un carro allegorico, alla parata del 9 giugno: "In un momento così difficile per il nostro Paese, nel rispetto delle popolazioni colpite dal terremoto, ci è sembrato doveroso compiere una scelta di pacatezza e raccoglierci intorno al dolore delle famiglie che hanno subito ingenti perdite umane e materiali".
Rimane diversa la posizione di Scalfarotto, che, proprio ieri, aveva suggerito agli organizzatori di annullare l'appuntamento bolognese, mantenendo però tutte le manifestazioni culturali: "Il Pride, come è giusto che sia, deve essere una festa, un momento di celebrazione gioiosa: farlo composto e sobrio non ha senso - dice l'esponente del Pd e militante Glbt
Ritengo che un Gay pride sobrio rappresenti una contraddizione in termini.
Come si fa a fare un Pride senza musica? E' una soluzione ipocrita.
Si tratta di snaturare una manifestazione che è, invece, un corteo di vita e di voglia di farsi vedere.
E' inutile fare le cose a metà: è una soluzione all'italiana. Sarebbe più giusto dire che siamo fieri di essere vicini alle popolazioni colpite e che ci mettiamo a loro disposizione".
fonte http://www.repubblica.it/ di MARCO PASQUA
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