“L’arte è vita. La vita è arte. L’importanza di entrambi è esagerata e fraintesa”
Keith Haring, Diari
La Nakamura Keith Haring Collection, in collaborazione con la
Fondazione Pisa e Palazzo Blu, è orgogliosa di presentare il progetto di
mostra intitolato Keith Haring.
Curata da Kaoru Yanase, Chief Curator della Nakamura Keith Haring Collection
in Giappone, questa mostra si concentrerà sull’arte e la vita di Haring
attraverso una ricca selezione di opere, con un focus sul suo dipinto
murale pisano del 1989 “Tuttomondo”.
La Nakamura Keith Haring Collection è la collezione personale del Dr.
Kazuo Nakamura, oggi esposta nel museo dedicato all’artista che si trova
Giappone. Essa raccoglie opere che vanno dai primi giorni fino agli
ultimi lavori di Haring, tra cui molte serie complete di stampe come Apocalypse (1988), Blueprint Drawings, (1990) e diversi altri disegni, sculture e grandi opere su tela come Untitled (1985).
Ampiamente riconosciuto per le sue opere d’arte dai colori vivaci e
giubilanti, l’arte di Haring presenta anche messaggi forti sulla nostra
società. In questa mostra il pubblico sarà invitato a scoprire un altro
lato della sua creatività, il messaggio visivo dei caotici anni ’80 il
quale, trasmesso attraverso la sua arte, continua a risuonare con noi
oggi, 31 anni dopo la sua morte.
Keith Haring ha vissuto gli sconvolgimenti della New York degli anni ’80.
L’economia americana era in cattive condizioni, soprattutto a New York,
dove molti problemi sociali come la violenza, la droga, la
discriminazione e la povertà affliggevano la città. Senza Internet,
telefoni cellulari o social media, Haring ha cercato di comunicare con
un pubblico il più ampio possibile. Per rendere l’arte disponibile a
tutti, ha rotto la tradizione dell’arte e ha riversato tutto se stesso
nel suo lavoro.
Tragicamente questo è durato solo poco tempo poiché è morto per
complicazioni legate all’AIDS all’età di soli 31 anni. Tuttavia le sue
opere e il suo messaggio rimangono ancora rilevanti, specialmente nel
mondo di oggi con i problemi globali che affrontiamo: la pandemia di
COVID-19, il cambiamento climatico e disuguaglianze crescenti, solo per
citarne alcune.
L’esposizione ha il patrocinio del Ministero della Cultura, della Regione Toscana e del Comune di Pisa. Tutte le INFO >> QUI
La mostra presenta per la prima volta in Europa una ricca selezione di opere, oltre 170, provenienti
dalla Nakamura Keith Haring Collection, la collezione personale di
Kazuo Nakamura, che si trova nel museo dedicato all’artista, in
Giappone. Fanno parte della collezione, e sono in mostra a Pisa, opere
che vanno dai primi lavori di Haring fino agli ultimi, molte serie
complete quali Apocalypse (1988), Flowers, (1990) e svariati altri disegni, sculture nonché grandi opere su tela come Untitled (1985). Ampiamente riconosciuto per le sue opere d’arte dai colori vivaci e giubilanti, i
lavori di Haring sono familiari e noti anche a chi non conosce la sua
breve parabola artistica perché i suoi omini stilizzati e in movimento, i
suoi cuori, i suoi cani e i suoi segni in generale fanno parte del
bagaglio di immagini pubbliche e non solo, in tutto il mondo, e sono
proprio queste ad averlo reso un simbolo della cultura e dell’arte pop
degli anni Ottanta.
L’esposizione ripercorre l’intera
carriera artistica di Haring e l’ampia gamma di tecniche espressive da
lui indagate – pittura, disegno, scultura, video, murales, arte pubblica
e commerciale – iniziando dai disegni in metropolitana, Subway Drawings, 1981-1983 (gesso bianco/carta/pannelli di legno) che restano tra i suoi lavori più noti e acclamati, fino al portfolio delle diciassette serigrafie dal titolo The Bluprint Drawings, la
sua ultima serie su carta che riproduce le prime e più pure narrazioni
visive nate nel 1981, pubblicata nel 1990, un mese prima della sua
morte.
Il percorso di mostra, allestito nelle sale di Palazzo Blu dagli architetti di Panstudio, si divide in nove sezioni: dal PRINCIPIO, prima sezione, in cui si raccontano gli inizi e la vita nella città di New York, dove Haring si trasferisce nel 1978 per studiare alla School of Visual Arts. In quel periodo fa coming out.
Inizia con semplici segni grafici a disegnare bambini, animali, cuori,
televisori, angeli, piramidi e omini, con il gesso bianco, sopra i
pannelli pubblicitari inutilizzati delle stazioni metropolitane di New
York. Le foto dei suoi lavori iniziano a circolare e il suo stile
diventa subito molto riconoscibile perché crea un linguaggio che si
legge a colpo d’occhio, il “codice Haring”. E la sua fama presso il pubblico cresce rapidamente.
La sezione OLTRE I LIMITI, ci porta dentro i colori fluorescenti che brillano sotto la luce nera dell’artista, attraverso una serie di cinque serigrafie, Untitled (Fertility Suite),
pubblicata dalla Tony Shafrazi Gallery nel 1983, in cui Haring da
spazio alle sue icone, simboli di vitalità e fertilità, sempre in
movimento, forse agitate.
Subito dopo LE STORIE, in cui è esposta l’opera The Story of Red + Blue, 1989, una serie di litografie realizzata espressamente per i bambini divenuta così nota da essere usata per diversi concorsi di storytelling e inserita nei programmi educativi in molte scuole americane.
HARING A PISA, racconta l’avventura
pisana di Keith Haring, l’amicizia dopo l’incontro fortuito con
Piergiorgio Castellani, e il lavoro corale per la realizzazione del
murale “Tuttomondo” su una parete del Convento di Sant’Antonio: la
Chiesa che mise a disposizione la superficie da dipingere, il Comune e
la Provincia che coordinarono il progetto, gli studenti dell’università
che aiutarono l’artista come assistenti.
Si passa poi alla MUSICA;
ovunque Haring lavori, sulla strada o nel suo atelier, c’è sempre. Le
sue opere incarnano il suono delle strade di New York e dei locali più
cool. Collabora alla creazione di un gran numero di cover, una delle più
note è per un album di David Bowie del 1983 che raffigura due omini
stretti in un radioso abbraccio. Insieme alla musica la sezione MESSAGGIO: l’obiettivo di Haring è raggiungere il maggior numero di persone possibile e i poster sono uno strumento in grado di stabilire una connessione immediata col pubblico. Il Poster for Nuclear Disarmament,
del 1982, è senza parole, ma invoca visivamente la fine dell’energia
nucleare. Da allora Haring realizza oltre cento poster per pubblicizzare
le proprie esposizioni, concerti, prodotti o per sensibilizzare le
persone ai temi che ha particolarmente a cuore: la prevenzione dell’AIDS, i diritti dei gay, l’apartheid, il razzismo, l’uso delle droghe, la guerra, la violenza e la salvaguardia ambientale.
In SIMBOLI E ICONE, troviamo Radiant Baby, Dog, Angel, Winged Man, Three-Eyed Face, la serie pubblicata nel 1990, che include i personaggi più iconici della sua intera opera. Come si legge nei diari, The Radiant Baby simboleggia l’innocenza, la purezza, la bontà e il potenziale di ognuno.
DISTOPIA RIVELATA è una sezione dedicata a una fase di maturazione e consapevolezza di Haring. Come si nota in Apocalipse,
1988, la materia della sua arte si fa più profonda e complessa. Come
omosessuale che convive con l’AIDS, la politica e la paura diventano i
temi dominanti dei suoi lavori. In collaborazione con lo scrittore beat
William Burroughs lavora a questa serie, offrendo un assaggio del suo
inferno personale: ogni immagine realizzata con la tecnica del collage,
riprende la poesia, e utilizza pubblicità, referenze di storia dell’arte
e teologia cattolica per amplificare le scene di caos.
ENERGIA PRIMORDIALE: piramidi affollate di omini, animali, soli, maschere, il body painting e i totem.
L’opera di Keith Haring diventa uno spazio fra arte vernacolare e arte
accademica, fra creazione e appropriazione. I suoi lavori celano poteri
misteriosi di provenienza non occidentale, ispirati all’arte azteca,
eskimo, africana e afroamericana, nonché a simboli antichi e
mitologici.
LA FINE DELL’INIZIO, chiude la mostra con le immagini che meglio raffigurano il linguaggio iconico di Haring: piramidi,
dischi volanti, cani, serpenti e bambini che si mescolano a figure
erranti ed extraterrestri. Nel 1990, poco prima di morire, Haring
pubblica la sua ultima edizione su carta, The Blueprint Drawings. «Questi
17 disegni sono nati in poche settimane fra dicembre 1980 e gennaio
1981. Gli originali li ho realizzati su pergamena con inchiostro Sumi
perché avevo intenzione di riprodurre tutti i disegni in cianografia. Li
portavo regolarmente al cianografo locale, dove mi divertivo a cercare
di spiegarne il contenuto agli addetti ai macchinari. Nel giro di
qualche settimana, in negozio, tutti avevano grande familiarità con i
miei disegni. (…) Quelle stampe sono una perfetta capsula del tempo dei
miei inizi a New York City», Keith Haring New York City 4 gennaio 1990.
Keith Haring ha vissuto gli
sconvolgimenti della New York degli anni ’80 quando l’economia
americana era in crisi e la città era preda di violenza,
droga, discriminazione e povertà.
Haring si è sempre impegnato
attraverso le sue opere a sensibilizzare il pubblico su temi quali
l’energia nucleare, gli aspetti negativi dell’era tecnologica, la
salvaguardia dell’ambiente, il razzismo dilagante, l’uso delle droghe e
la prevenzione contro l’AIDS. Sin dall’inizio della sua carriera Haring
trova il modo di fondere ciò che è inequivocabilmente riconosciuto come
arte con la vita di tutti i giorni.
E con il soggetto del bambino,
individua il mezzo più efficace per assicurarsi l’immortalità. Nessuno
sa quanti bambini abbia disegnato. Due giorni prima di morire, troppo
debole anche per parlare, prende un pennarello e tenta ripetutamente di
disegnare qualcosa, poi finalmente ci riesce: è il bambino radiante. Un
neonato che sprigiona raggi di potere ricevuto dall’universo; che
possiede un’energia infinita; che gattona incessantemente, senza
fermarsi mai, verso ogni dove, sfidando ogni pericolo. E dopo la morte
di Keith, nel corso degli anni Novanta fino al caos dei giorni nostri,
questa immagine iconica continua a trasmettere il suo messaggio di
gioia. Il bambino radiante rappresenta Keith Haring stesso.
fonte: https://palazzoblu.it