Nata nel corpo di uomo, Lara è una ragazza
di quindici anni che sogna di diventare ballerina. Il film è stato
premiato al Festival di Cannes.
Lara ha quindici anni e un sogno, diventare una ballerina
professionista. Ci prova ogni giorno Lara, alla sbarra, in sala, davanti
allo specchio, nascondendo al mondo il suo segreto. Lara vuole danzare
come una ragazza ma è nata ragazzo e deve fare i conti con un corpo che
non ama, trasfigurandolo attraverso la danza e trasformandolo con gli
ormoni.
Seguita da un padre amorevole e un’équipe di medici che l’accompagnano psicologicamente nel passaggio di genere, insegue sulle punte il giorno dell’emancipazione da un corpo che odia fino a spezzarlo.
Seguita da un padre amorevole e un’équipe di medici che l’accompagnano psicologicamente nel passaggio di genere, insegue sulle punte il giorno dell’emancipazione da un corpo che odia fino a spezzarlo.
Opera prima di Lukas Dhont, Girl è un crudo racconto di formazione che “mescola i sogni con gli ormoni”.
Come nella celebre canzone di Fabrizio De André (“Princesa”), come nella
camera di Lara, ansiosa di diventare donna. Ma per quello ci vuole
pazienza, le dice il padre in una delle repliche più belle del film di
Lukas Dhont, che indaga l’attesa di una riattribuzione sessuale e sonda i
movimenti intimi di un’adolescente irriducibile alla mercé della natura
che sul suo conto si è davvero sbagliata.
E allora Lara la combatte coi mezzi che ha e con la pratica di una disciplina che può essere più tiranna del destino. Lara danza e impone al corpo un esercizio estenuante perché assomigli presto all’idea più vicina che ha di sé.
Coming of age che volge in coming of self, Girl è un film sull’impazienza della giovinezza, sulla sofferenza del corpo e sul percorso di un’anima per diventare se stessa. Nelle lunghe e straordinarie sequenze di danza, la protagonista prova con tenacia e altrettanto dolore a riprendere possesso del suo corpo, a domarlo, a correggerlo, a piegarlo alla sua volontà. Un corpo a misura del suo desiderio. Un corpo che chiede spazio a quel padre presente e accogliente che impara con lei a lasciarla andare, che si aggrappa emozionato gli ultimi bagliori della sua infanzia.
La metafora della danza, immediata e cinematografica, evoca dietro alle
partiture coreografiche tutta la violenza di una società (e di una
disciplina) che fa del canone classico la forma unica di bellezza. E allora Lara la combatte coi mezzi che ha e con la pratica di una disciplina che può essere più tiranna del destino. Lara danza e impone al corpo un esercizio estenuante perché assomigli presto all’idea più vicina che ha di sé.
Coming of age che volge in coming of self, Girl è un film sull’impazienza della giovinezza, sulla sofferenza del corpo e sul percorso di un’anima per diventare se stessa. Nelle lunghe e straordinarie sequenze di danza, la protagonista prova con tenacia e altrettanto dolore a riprendere possesso del suo corpo, a domarlo, a correggerlo, a piegarlo alla sua volontà. Un corpo a misura del suo desiderio. Un corpo che chiede spazio a quel padre presente e accogliente che impara con lei a lasciarla andare, che si aggrappa emozionato gli ultimi bagliori della sua infanzia.
Frontale ma pieno di pudore, Girl mostra cosa significa concretamente abitare un corpo altro. Le manifestazioni maschili di quel corpo sono insopportabili alla protagonista, che si scoccia il sesso tra le gambe quando danza e si piaga i piedi sulle punte. L’autolesionismo dei ballerini è un tema sovente abusato al cinema ma in Girl eccede l’aspetto psicologico e si fa condizione indispensabile della metamorfosi di Lara. Lei non ha scelto di soffrire ma deve andare fino in fondo alla sofferenza.
A interpretare Lara è Victor Polster, ballerino dell’accademia di Anversa e vera e propria epifania. Toccata dalla grazia e incalzata dalla macchina da presa, l’androginia esplicita del suo volto illumina il ritratto ‘incarnato’ di un adolescente transgender.
Fonte: Recensione di Marzia Gandolfi per www.mymovies.it/
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