«The Guardian»
Traduzione di Claudia Zonghetti
Un tassista russo vaga per le strade
buie della Parigi degli anni Trenta. È una Parigi misera e splendida,
popolata da un sottobosco di personaggi ai margini: nobili decaduti,
filosofi alcolizzati, emigrati afflitti da manie di persecuzione,
prostitute che imparano la professione da frequentatrici del demi-monde
finite in disgrazia. Sono animali notturni, le mille sfaccettature della
disperazione umana. Incontri fugaci regolati dal caso, compagni di
viaggio con cui condividere un pezzo di strada nell’inevitabile cammino
verso la morte. Il tassista osserva, ascolta e si lascia trascinare
nelle loro tragiche, insulse esistenze per sfuggire alla solitudine che
lo attanaglia e all’amara consapevolezza della vacuità della propria
vita, una vita priva di legami e di futuro, una vita da esule, da eterno
viaggiatore in terra straniera. Sullo sfondo di questo pellegrinaggio
senza meta aleggia lo spettro della grande Russia, patria perduta e
rimpianta, della quale in queste pagine si respira tutto il fascino
malinconico.
Un romanzo cupo e toccante che ha molto di autobiografico: Gajto Gazdanov trascorse gran parte della vita in Francia, dove si guadagnava da vivere svolgendo i lavori più umili, fra cui quello di tassista notturno. Considerato una delle voci più interessanti dell’emigrazione russa, definito un Nabokov senza Lolita e paragonato a un Proust che si fa tassista, oggi è un vero e proprio classico moderno.
«Un libro che vi porterete dietro per tutto il resto della vostra vita».
«The Guardian»
«The Guardian»
«Il narratore compone un
affresco coi lembi di biografie alla deriva. Pianta i suoi poveri sui
marciapiedi dai bordi di zinco, ce li mostra confusi dall’allucinazione
delle burrasche della Storia, e ci lascia col desiderio di conoscere i
loro destini. È lì che tocchiamo l’arte dello scrivere».
«Le Figaro Littéraire»
«Le Figaro Littéraire»
«Se Proust fosse stato un tassista russo a Parigi negli anni Trenta…».
«L’Express»
«L’Express»
fonte: https://fazieditore.it/
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