martedì 11 febbraio 2014

Sochi 2014: ONU invita a difendere i diritti LGBT

Le dichiarazioni del segretario ONU Ban Ki-moon, fatte alla vigilia dell’apertura dei giochi olimpici invernali a Sochi, sono più che chiare e, seppure non facciano riferimento alle leggi contro la “propaganda di rapporti non tradizionali” varate in Russia, invitano il mondo a difendere i diritti LGBT.

Le olimpiadi invernali di Sochi 2014 proseguono con successi e medaglie consegnate. Tra queste Irene Wust, che ha avuto nel pattinaggio la medaglia d’oro: lei lesbica dichiarata, olandese, 27enne, già campionessa a Torino nel 2006, e vincitrice a Vancouver nel 2010, ha raggiunto il record di tempo di 4 minuti e 34 secondi.

Il risultato è eccellente e garantisce un riconoscimento in quel Paese che ha visto in giugno approvare ed emanare, con la firma del presidente Putin, la legge contro la “propaganda di rapporti non tradizionali ai minori”: una dizione che vuole dire tutto, definendo, come avviene ormai da tempo, una repressione delle associazioni lgbt, così come una persecuzione delle persone lgbt.

Il presidente russo ha cercato di rimediare alle denunce giustamente fatte da diverse organizzazioni per i diritti civili e governi circa la legge anti-gay da lui stesso firmata e non sospesa, contrariamente a quanto richiesto, durante le Olimpiadi invernali, con una mossa che è risultata alquanto superficiale: all’inaugurazione ha fatto cantare il duetto russo delle t.A.T.u., costituito da Lena e Julia, su cui sembrano esserci voci di una loro relazione lesbica, ma che non hanno mai inscenato un bacio saffico per non disturbare le dirigenze.

Il segretario generale dell’ONU non ha lasciato, invece, con le sue parole spazio a nessun fraintendimento, alla vigilia dell’apertura dei giochi olimpici, riguardo le leggi contro la “propaganda di atti non tradizionali ai minori”, usando frasi forti e chiare: «Il mondo si sollevi contro gli attacchi a lesbiche e gay».
Ban Ki-Moon ha potuto, così, esprimere, senza citare direttamente le leggi russe, un invito alla società civile internazionale, quella che ha a cuore i diritti delle persone LGBT e la dignità di ogni essere umano: «l’odio – ha considerato – non ha alcun posto nel 21° secolo».

Un discorso, è stato il suo, più che universale e generale, valido per ogni periodo, anche in futuro, soprattutto quando sottolinea la necessità di opporsi «agli arresti, alla detenzione e alle restrizioni discriminatorie” che le persone «lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali devono affrontare».

Le dichiarazioni di Ban Ki-moon, che non lasciano margini ad alcun tipo di interpretazione, sono state subito riviste da Dimitry Chernyshenko, organizzatore delle Olimpiadi invernali 2014 e che ha potuto, così, smorzare l’auspicio del segretario ONU considerando che durante le Olimpiadi sia vietata dalla carta olimpica ogni tipo di propaganda: Sochi, secondo il dirigente del Comitato Olimpico, «è una festa dello sport». Una festa su cui l’arcobaleno difficilmente, anche per il clima fortemente rigido, potrà splendere.
fonte http://www.pianetagay.com By Alessandro Rizzo

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