martedì 4 febbraio 2014

Lgbt: Olimpiadi Sochi, lite nel Pd. Letta: sarò in Russia. I renziani: è un errore

Ad aumentare le distanze tra il presidente del Consiglio Enrico Letta e il segretario democrat Matteo Renzi, ora ci si mettono anche le Olimpiadi di Sochi.

Ieri l’annuncio dell’inquilino di Palazzo Chigi, da Doha: «Abbiamo deciso la presenza del presidente Consiglio italiano a Sochi, riteniamo sia utile per sottolineare soprattutto la candidatura italiana per le Olimpiadi di Roma del 2024. Bisogna essere a Sochi per cominciare a far marciare questa candidatura».

Parole che hanno immediatamente scatenato le reazione delle associazioni che si occupano di diritti umani e quelle che rappresentano gli omosessuali, sul piede di guerra contro le politiche omofobiche russe.

Così, mentre il presidente di Gaynet Italia Franco Grillini sottolineava come, al contrario di Letta, «alcuni grandi leader della terra non andranno all’apertura della kermesse propagandistica di Sochi del dittatorello Putin», il portavoce di Gay Center Fabrizio Marrazzo (che durante la trasferta russa di Letta, manifesterà davanti all’ambasciata romana di Mosca) ha chiamato in causa proprio Renzi: «Dovrebbe chiedere a Letta di non andare all’inaugurazione dei Giochi di Sochi.
Se è vero che Renzi guarda ai diritti civili, il Pd dovrebbe prendere una posizione sulle recenti leggi anti-gay russe, verso le quali c’è già la chiara protesta di altri leader di governo europei».

L’AFFONDO
La sponda, dalla parte renziana che siede in Parlamento, è arrivata a stretto giro. A fare da apripista, l’ex presidente di Arcigay Sergio Lo Giudice: «Caro Enrico, la tua presenza a Sochi ribadisce l’indifferenza del nostro Paese e non basta una generica dichiarazione di contrarietà alle norme discriminatoria, scontata per uno Stato membro dell’Unione europea».
Stessa riflessione dai renziani di Palazzo Madama: «Ripensaci. Non si contrasta certo così la politica discriminatoria nei confronti di gay e minoranze perpetuata da Putin», hanno dichiarato Isabella De Monte, Nadia Ginetti, Mario Morgoni, Claudio Moscardelli e Francesco Scalia. Come pure Andrea Marcucci, presidente della commissione Istruzione, Cultura e Sport a Palazzo Madama, ha sottolineato come la presenza di Letta a Sochi rischi di indebolire il fronte Ue-Usa.

E il diretto interessato, dal Qatar, ha fatto sapere che «a Sochi ribadirò la contrarietà dell’Italia a qualunque norma o iniziativa discriminatoria nei confronti dei gay, nello sport così come fuori dallo sport», rispondendo esplicitamente, da un lato, alle critiche rivoltegli da Roma, e dall’altro mandando un messaggio anche a Vladimir Putin: niente sconti o ammorbidimenti sulla netta posizione di contrasto alle discriminazioni verso gli omosessuali. Rassicurazioni che, però, non spengono il fuoco dell’ennesima polemica che è nuova benzina sul fuoco dello scontro interno al partito. Media Graziano Delrio, renziano ma ministro nel governo Letta: «Il presidente ha detto che andrà e ribadirà con assoluta fermezza la contrarietà alle leggi discriminatorie contro i gay». Ma la polemica interna, l’ennesima, rischia di agitare ancora di più un partito diviso.

LA MINORANZA
Ieri ha preso la parola anche la minoranza cuperliana, dopo la tiepida apertura del segretario a un’alleanza a sinistra. «La segreteria di Renzi è iniziata con un piglio e un metodo che nessuno può sottovalutare nei suoi effetti a breve».
Davanti ai quali, la sinistra non intende «essere soltanto testimonianza», indossando «lenti diverse per agire dentro il nuovo contesto», ha detto Gianni Cuperlo, riunendo l’opposizione interna a Renzi.
Con due obiettivi: «Restituire a una sinistra rinnovata forza e attualità nel pensiero» e «fornire a quel pensiero gli strumenti della lotta politica e del potere, nel senso più elevato che il termine ancora possiede».
Poco dopo, via twitter, anche Renzi ha detto la sua: «Molti pensano che per i voti bastino le alleanze tra i leader. Ma non è più così. Vanno conquistati gli elettori, non i leader». Parole che valgono per il centrodestra che riabbraccia Pier Ferdinando Casini, come per la sinistra che guarda a Nichi Vendola.
fonte http://www.ilmessaggero.it di Sonia Oranges

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