Cancellare i matrimoni omosessuali, contratti all'estero, e inseriti nei registri del comune questo l'ordine di Alfano.
I sindaci di tutta Italia, o quasi, non ci stanno.
È muro contro muro tra i sindaci e il ministro dell’Interno Angelino Alfano, sulle nozze gay. L’annuncio della circolare che deve annullare d’ufficio le registrazioni alle anagrafi comunale, di quei sì pronunciati all’estero, ha scatenato la disobbedienza di molti sindaci che si sono detti contrari alla decisione del ministro.
A capeggiare il fronte dell’obiezione, il sindaco di Bologna Virginio Merola: "Se vogliono annullare gli atti delle trascrizioni dei matrimoni contratti all’estero lo facciano. Io non ritiro la mia firma. Io non obbedisco. Nessun motivo di ordine pubblico impedisce la trascrizione". Gli fa eco il collega di Udine, Furio Honsell: "La nostra scelta è basata sul diritto internazionale privato e ha una forte valenza simbolica e culturale, perché sottolinea l’importanza delle pari opportunità nei confronti delle persone Lgbt. Una questione come questa non va risolta con circolari burocratiche, ma deve essere portata in Parlamento o davanti alla Corte costituzionale".
Il sindaco di Roma, Ignazio Marino, già una ventina di giorni fa, aveva chiesto ai partiti e alla presidenza dell’assemblea capitolina di avviare il processo per il riconoscimento dei matrimoni gay, aveva anche ricordato che "insieme con la Grecia siamo l’unico Paese dell’Unione europea a non avere una legge sulle unioni civili".
Il Comune di Napoli, dal canto suo, ha annunciato che ricorrerà contro la circolare che violerebbe il "principio costituzionale di uguaglianza dei diritti".
E anche Milano, dove lunedì il consiglio comunale aveva dato il via all’iter per arrivare al riconoscimento delle nozze gay, la decisione di Alfano non è stata gradita; Giuliano Pisapia ribadisce l'intenzione di andare avanti con la trascrizione dei matrimoni gay.
"Doveva impegnarsi perché il Parlamento approvasse una legge in un senso o nell’altro. Il potere esecutivo con una circolare non interpreta una legge che manca, ne’ può mettersi in contrasto con una sentenza del giudice", è stato il commento del sindaco di Grosseto Emilio Bonifazi che ha registrato un matrimonio gay come effetto di una sentenza.
Anche la maggioranza di governo si spacca tra Ncd che sostiene Alfano e Pd e Sel che lo invitano a lasciar fare al Parlamento, mentre la comunità gay punta il dito contro il ministro.
Per il sottosegretario alle Riforme Ivan Scalfarotto, "sarebbe auspicabile che Alfano prima di decidere sulle pari opportunità si coordinasse con il titolare della relativa delega, Matteo Renzi". Ironico il leader di Sel, Nichi Vendola: "Si dovrebbe dire ad Alfano di uscire dalle caverne".
"Alle domande in materia di diritti civili non si risponde a colpi di circolari", afferma Debora Serracchiani, vicesegretaria nazionale del Pd. "I diritti civili non sono un problema burocratico, ma un'esigenza della nostra società di cui la politica deve farsi carico: sono convinta che nel disegno di legge depositato in Senato vi sia una risposta adeguata". "Ho fiducia che l'approvazione entro fine anno di quel testo metterà fine a molte polemiche, più o meno strumentali, e porterà il Paese a un livello europeo di civiltà".
In serata arriva la replica del ministro Alfano: "Ho visto troppe polemiche ideologiche su una mia decisione che invece riguarda solo il rispetto della legge. Io ho inteso solo far rispettare la legge".
"La legge italiana – ha concluso Alfano – non prevede che due persone dello stesso sesso possano sposarsi". E "men che meno è possibile che due persone che si sposano all'estero, dello stesso sesso, trascrivano poi, nei registri dello Stato civile italiano, il loro matrimonio".
fonte http://www.articolotre.com/2014/10/nozze-gay-i-sindaci-si-scagliano-contro-la-decisione-di-alfano/
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