martedì 17 settembre 2013

Lgbt: Omofobia? E’ in realtà una sorta di “autofobia”

Una serie di indagini psicologiche condotte da Università britanniche e statunitensi confermano che l'omofobia più marcata si riscontra nei soggetti repressi.

Ricercatori delle Università di Rochester e di Essex (Inghilterra) con la collaborazione di studiosi della University of California di Santa Barbara hanno condotto -per la prima volta in assoluto- studi sul ruolo giocato dai genitori e dall'orientamento sessuale nelle forme più aggressive e profonde di intolleranza verso le persone omosessuali.

Secondo gli psicologi i soggetti più orientati all'odio e agli atti violenti contro gay e lesbiche sarebbero spinti da sessualità e personalità represse, ovvero soggetti attratti dal proprio stesso sesso che a causa di genitori autoritari non hanno potuto esprimere il proprio desiderio e reale orientamento.

Una frustrazione che da adulti sfocerebbe nel rifiuto di se stessi e nella conseguente marcata aggressività nei confronti di chi invece esprime liberamente la propria omosessualità. “Gli individui che si identificano come eterosessuali -spiega la coordinatrice del progetto di ricerca dottoressa Neta Weinstein- ma che nei test psicologici dimostrano una forte attrazione per lo stesso sesso, si sentono minacciati da gay e lesbiche perché gli omosessuali ricordano loro tendenze analoghe all'interno di se stessi”.

Gli fa eco il professor Richard Ryan, docente di psicologia presso la University of Rochester: “In moltissimi casi si tratta di persone che sono in guerra con se stesse e che affrontano questo conflitto interno riversandolo verso l'esterno”.

Gli studi sono stati sviluppati in 4 esperimenti separati in Germania e negli Stati Uniti con la collaborazione di un migliaio di studenti universitari: ad essi sono stati proposti questionari da riempire, immagini da valutare e soprattutto test al computer dove, attraverso una serie di messaggi e fotogrammi subliminali, era possibile per gli psicologi valutare il livello implicito ed esplicito di omofobia di ciascun partecipante. Dalla ricerca è emerso il forte legame tra omofobia più marcata e situazioni familiari in cui l'educazione sessuale era fortemente repressiva.

Secondo la Weinstein il nuovo studio avvalora molte teorie psicoanalitiche che ipotizzavano che la paura e l'avversione verso i gay nascessero dai propri desideri repressi, tuttavia non può ritenersi completo poiché i partecipanti erano tutti studenti universitari. La ricercatrice spiega che sarebbe importante riproporlo anche con altre categorie, ad esempio adolescenti non ancora usciti di casa o anziani con una vita ormai stabilizzata.
fonte http://www.articolotre.com

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