giovedì 16 settembre 2010

Libri Lgbt, Edmund White: "Ragazzo di città" a Mantova al Festivaletteratura per raccontare la New York gay


Non ci sono rappresentazioni migliori di un passato, di quelle che si riescono a raccontare come se quel passato fosse capace di replicarsi oggi. Luoghi dove non siamo mai stati, eppure incarnano parte della nostra storia, delle nostre evoluzioni di costume, delle nostre liberazioni culturali. Tra gli scrittori che meglio di altri riescono a rifiorire un mondo oramai lontano nella memoria, si annovera Edmund White, oramai settantenne che parte di quegli anni (Sessanta, Settanta) conserva epiche memorie di vissuto, tradotte in libri che diventano documenti a futura memoria, percezione di autentici sentimenti.

White, probabilmente tra i migliori scrittori viventi americani, ha un suo stile “europeo” che piace parecchio e che lo fa epigone narrante anche del Vecchio Continente. Non è un caso che negli anni ‘80 abbia messo radici, per lungo tempo, a Parigi e prima ancora i suoi viaggi a Roma e, naturalmente, Venezia, in compagnia dell’amico David Kalstone.

Domenica, 12 settembre, Edmund White, è stato a Mantova, tra i protagonisti al Festivaletteratura, dove ha parlato del suo nuovo libro: Ragazzo di città (Playground, traduzione di Alessandro Bocchi, pagg. 302, 18 euro). La letteratura firmata White, sembra rincorrersi di libro in libro, in un viaggio affascinante tra sesso e arte, ricordi e solitarie riflessioni.

Decisamente interessante il mondo narrato da Edmund anche in questa sua ultima fatica letteraria, nostalgico e irripetibile, precursore di lotte e di vittorie contro una cultura di una New York omofobica, razzista, xenofoba, lercia, degradata. Nascerà di lì a breve il Movimento omosessuale, per mano (meglio, per tacco) di una transessuale, grazie alla ribellione di Stonewall.

Ho conosciuto tanti gay - narra White - perché ero attratto da loro. Ma c’erano settori della cultura molto omofobici. Per esempio nella corrente dell’Espressionismo Astratto [il movimento nasce a New York negli anni quaranta e si sviluppa principalmente tra i pittori gestual, ndr], c’erano gay o bisessuali che però si nascondevano. Anche la letteratura era dominata da scrittori ebrei, Roth, Bellow, Malamud, ritenuti omofobici. Le coppie gay erano rare, e comunque negli anni ‘60 mi odiavo talmente che guardavo gli amici gay con disprezzo, giudicandoli “ammalati”.

Che White abbia avuto problemi con la sua omosessualità, del resto è ben narrato in My Lives, (edito sempre da Playground) così come si era esercitato in biografie di altri omosessuali come Jean Genet, Marcel Proust o ne La doppia vita di Rimbaud, raffigurando spesso una inquietudine che appartiene più a lui, un peregrinare tenero e isterico tra chi quella omosessualità l’ha dovuta misurare con i suoi tempi, mai uguali neppure a quelli dello scrittore statunitense.

C’è in Ragazzo di città la creatura di quei tempi magnifici e al contempo malsani: le avventure sessuali, il disinteresse per due gay che girano per mano la città, il disincanto di turbolenti mutamenti. Fino allo stop obbligato della tragedia dell’aids. È una creatura superba, viva, parecchio sbruffona che si fa largo tra factory di Andy Warhol e gli schizzi isterici e meravigliosi di quell’anima punk di Basquiat.

C’è William Borrough che provocariamente dice a White:

Se voglio scrivere di sesso non mi faccio seghe per molti giorni, così sono sicuro di essere arrapato e pronto per descrivere quello stato.

Bella o malvagia, o entrambe, la New York di White, ricca di storie, testimone di un mondo acerbo e succulento che riesce a tradurre in diritti di oggi la presa di coscienza di molti gay, lesbiche, transessuali.

Non credo per fede - scrive White - ma perché il Vaticano continua ad avere molto potere sulla vita politica e privata degli italiani. Del resto tutte e tre le religioni monoteiste, ebraismo, cristianesimo e Islam, sono profondamente omofobiche.

Un incontro, quello di Mantova, necessario, imperdibile, non solo per capire e sentire, ma in un certo modo, allenare la mente ad una storia così magistralmente narrata da Edmund White.

Lo scrittore pare si stia preparando ad un libro di memorie, non prima di aver dato alle stampe un’altra narrazione di amore tra un omosessuale e un eterosessuale.

Resta una penna importante, quasi unica nello stile, quella di White. Per questo i suoi libri necessitano un posto d’onore in ogni libreria. Di letteratura gay e non.
fonte queerblog da mario cirrito

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