mercoledì 15 settembre 2010

Lgbt identità di genere, Transessualismo: il minimo che c’è da sapere…


Molte persone ritengono che il transessualismo sia un fatto moderno, dovuto alla decadenza dei costumi: in realtà questo fenomeno, come dimostrano molti rinvenimenti archeologici, è sempre esistito.

Il termine, già presente nella letteratura scientifica per distinguere: i/le "TRANSESSUALI dai TRAVESTITI" venne ripreso da David O. Caudwell nel 1949 per descrivere un quadro clinico caratterizzato da angoscia relativa al proprio sesso anatomico, che definì “Psychopatia Transexualis“.

Nel 1953 fu Harry Benjamin, con il suo “Travestitism and Transexualism” che sdoganò definitivamente il termine, facendogli acquisire una dimensione autonoma rispetto ad altri disturbi dell’orientamento sessuale.

Nel 1971 il chirurgo plastico Donald Laub e lo psichiatra Norman Fisk introdussero il termine “disforia di genere” per definire i disturbi legati all’identità sessuale, caratterizzati da esplicito rifiuto e disagio nei confronti del propio sesso biologico e desiderio di esprimere il proprio genere sessuale con gli attributi del sesso opposto.

Nel 1974 si distinse, ad opera di due psicoanalisti (Person e Oversey) il transessualismo primario (la convinzione di appartenere al sesso opposto sarebbe insita sin dall’infanzia) e transessualismo secondario (l’esordio sarebbe postpuberale e segnerebbe un passaggio al transessualismo partendo da comportamenti feticisti, di travestitismo, omosessuali, ecc. in seguito ad un trauma o ad una percezione di inadeguatezza rispetto al proprio sesso.)

Il transessualismo entrò a far parte della classificazione ufficiale dell’APA (American Psychiatric Association) a partire dal 1980, quando venne incluso nella terza edizione del DSM, tra i disturbi psico sessuali, in una sezione riguardante i disturbi dell’identità di genere (DIG).

Nel DSM III-TR (1987) il transessualismo venne spostato dalla sezione disturbi psicosessuali a quella dei “disturbi tipicamente già evidenti nell’Infanzia, Fanciullezza e Adolescenza”, data la precoce comparsa dei segni della condizione nella fase dello sviluppo. Da quella edizione anche l’omosessualità fu cancellata definitivamente dai disturbi mentali.

Nel DSM IV (1994) il soggetto maschio con disturbo di identità di genere viene descritto come un soggetto la cui identificazione col sesso opposto si manifesta con un eccessivo interesse per le tradizionali attività femminili (es. preferenza nell’indossare abiti da donna, nel preferire giochi e passatempi tipici del sesso femminile, evitamento di sport competitivi e di giochi tipicamente maschili, ecc.)

Nelle bambine si ha il desiderio di avere un pene, il rifiuto di indossare abiti femminili, preferendo capelli corti, abbigliamento e giochi tipicamente maschili. Nei sogni e nelle fantasie, sia nei maschi che nelle femmine vi è identificazione con soggetti del sesso opposto, quanto alla scelta dei ruoli. Secondo il DSM IV TR la prevalenza (cioè il numero di casi contemporaneamente presenti un una certa popolazione di riferimento sarebbe 1 su 30.000 per gli uomini e 1 su 100.000 per le donne.

In effetti molto più frequenti sono le richieste di cambiamento di sesso MtF (Male to Female) che non FtM (Female to Male)

Perché vi sia effettivamente un DIG il desiderio di appartenere al sesso opposto deve interferire con le attività ordinarie, ad esempio nell’incapacità di sviluppare esperienze e relazioni sociali adeguate, il che porta spesso all’isolamento, al cattivo rendimento scolastico, ad essere vittima di bullismo, ecc.

In Italia la legge sul cambiamento di sesso è stata istituita nel 1982 (legge 164/82)
Dr. Walter La Gatta
fonte ilsessoelamore.it

Nessun commento:

Posta un commento