lunedì 26 dicembre 2022

«Sei davvero tu?»: così Netflix prepara la fine delle password condivise nel 2023

Il colosso dello streaming pronto alla stretta. Tre ipotesi allo studio

Il colosso della fiction Netflix prepara i suoi utenti a dire addio alle password in condivisione. 

Nel 2023 gli abbonati americani riceveranno un codice sul proprio cellulare per attivare il servizio

Poi toccherà agli europei, ai sudamericani e agli asiatici. «Interrompiamo questo programma Netflix per assicurarci che sia davvero tu quello che lo sta guardando», è il testo ipotetico riportato oggi da Repubblica

La sostanza però non cambia: attualmente l’azienda leader dello streaming legale prevede la possibilità di vedere programmi da diversi dispositivi. Che però in teoria dovrebbero trovarsi tutti nella stessa abitazione. Dal 2023 cambierà tutto. 

Con tre ipotesi:

  • l’invio sul cellulare dell’abbonato di un codice di identificazione ogni volta che accede al servizio: in questo caso l’utente avrebbe una quindicina di minuti di tempo per confermarlo, altrimenti verrebbe sloggato;
  • il pagamento di una quota addizionale per permettere l’utilizzo condiviso;
  • il permesso di condividere la password soltanto con altre due persone.

L’azienda non ha ancora deciso quale strada seguire, ma quella più probabile sembra la prima. Anche se secondo gli analisti il blocco della password potrebbe costare 720 milioni di dollari in meno in abbonamenti. 

fonte: di Redazione  www.open.online

Cinema: Borghi e Marinelli, la nostra amicizia regalo di vita. Le otto montagne dal 22 dicembre con 400 copie 'sfida' Avatar

Il gioco di parole viene facile: per sfidare Avatar - La via dell'acqua, appena uscito e già record al box office con 10 milioni e mezzo in cinque giorni, non basta una ma ci si prova con LE OTTO MONTAGNE.

Il film passato in concorso a Cannes (da dove è uscito con il premio della giuria), diretto dalla coppia Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, "è stato gelosamente custodito per Natale", ha detto Massimiliano Orfei, ad Vision, "convinti che sia la controprogrammazione giusta per Avatar, per noi è un vero gioiello e infatti lo lanciamo come film delle feste in oltre 400 sale".

Dal 22 dicembre Luca Marinelli e Alessandro Borghi saranno sul grande schermo in questa che è soprattutto una storia di amicizia alla prova della vita e del tempo. "La stessa che da 7 anni ci lega profondamente, da quel Non essere cattivo di Claudio Caligari - ha ricordato Borghi - che è il mio personale spartiacque sul mestiere di attore. Da allora con Luca non ci siamo più lasciati, un legame che va oltre la frequentazione che per motivi di lavoro può essere rara, che è affetto, empatia, ironia, assenza di giudizio. Ritrovarci a lavorare insieme è stato il più grande regalo". 

Dello stesso avviso Marinelli, anche lui ha parlato di regalo, "vita e lavoro si sommano e ritrovarsi è stato un dono". La coppia dovrebbe/potrebbe essere attrattiva per il pubblico: "Questo è un film che non puoi vedere su un tablet, è un film da vedere in sala, in una esperienza sociale che è reale condivisione", ha aggiunto Marinelli. Borghi è un fanatico della sala, "anche il mio tempo libero privato è andare al cinema, sono affamato e spero che anche il pubblico torni a diventarlo". 

La base di Le otto montagne è letteraria, il romanzo premio Strega 2017 di Paolo Cognetti (Einaudi), ma l'esperienza è reale. "Il segreto di questo film - ha proseguito Borghi - è che in quei posti in vetta abbiamo girato per davvero, non abbiamo dovuto simulare le emozioni, ma siamo stati investiti da quelle emozioni. Sono esperienze produttive sempre più rare al cinema e ancora di più nelle serie tv, in Italia ma anche all'estero. Ti ritrovi a immaginare Los Angeles a Torpignattara perché tanto il blue screen e altri trucchi ti aiuteranno, tutto è simulazione, tutto è immaginazione, invece noi tra quelle montagne ci abbiamo vissuto per davvero, immersi in quella natura potente che ci ha cambiati". 

Per due anni i registi, con la guida di Cognetti, hanno vissuto in Valle d'Aosta, a 2mila metri e più e li hanno fatto le riprese costruendo una vera casa in cima, cuore della storia, ora rimasta e dove per sempre si potrà andare. Un'esperienza nell'esperienza che ha aiutato i protagonisti e il resto del cast - Filippo Timi, Elena Lietti ed Elisabetta Mazzullo - "a camminare insieme in alto su per i bricchi", lasciando da parte, come ha sottolineato lo scrittore, "quell'ego grande di cui è pieno il mondo del cinema". La storia è essenziale e per questo anche autentica, profonda, ancestrale. 

E' l'amicizia tra due bambini d'estate, proseguita da adolescenti e poi da adulti, che legherà per sempre il montanaro Bruno (Alessandro Borghi) e il cittadino Pietro (Luca Marinelli) che su quelle vette va e viene cercando di trovare un posto nel mondo, sperimentando entrambi perdite e amore, sofferenza e gioia, pace uno, inquietudine l'altro. "Sono due personaggi - ha detto Felix van Groeningen - belli e puri, che si confrontano con tematiche importanti della vita, la bellezza qui è l'assenza di cinismo". 

Per Borghi e Marinelli ora c'è la serialità, entrambi con due personaggi reali. "Ho strappato al set questi giorni di lancio del film", ha detto Borghi che sta interpretando, per Netflix, Rocco Siffredi in SUPERSEX per la regia di Matteo Rovere, Francesco Carrozzini e Francesca Mazzoleni (produzione The Apartment e Groenlandia). In piena lavorazione a Cinecittà per Sky è M. IL FIGLIO DEL SECOLO, dal romanzo di Antonio Scurati, con Marinelli, esteticamente trasformato per interpretare Benito Mussolini. con la regia di Joe Wrigth (prodotto da Sky Studios e da Lorenzo Mieli per The Apartment in collaborazione con Pathe'). 

Le otto montagne è prodotto da Mario Gianani e Lorenzo Gangarossa per Wildside (Gruppo Fremantle), è una produzione Wildside, Rufus, Menuetto, Pyramide Productions, Vision Distribution, realizzata in collaborazione con Elastic, in collaborazione con Sky e in collaborazione con Prime Video.

fonte: di Alessandra Magliaro  www.ansa.it  ANSA RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

Mostre: Il 'Cavaliere' di Marino Marini nella Sala Leone X di Palazzo Vecchio a Firenze

Il 'Cavaliere' di Marino Marini arriva a Palazzo Vecchio, nella Sala Leone X, proprio dove fino a pochi mesi fa era allestita la scultura Il Guerriero con scudo di Henry Moore, al momento in restauro presso l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze

Due grandi artisti, un forte legame tra loro e con Palazzo Vecchio per un ideale dialogo artistico di grande impatto.  

L’iconografia fortemente declinata sui temi guerreschi, con raffigurazioni di cavalli, cavalieri, guerrieri, è stata la motivazione principale che ha portato a scegliere la Sala Leone X come sede dell’installazione.

Nel 1948 Marino Marini conosce Henry Moore, con il quale stringe un’amicizia molto importante per la sua produzione artistica. I due artisti, diversi per cultura e stile ma accomunati dalla ricerca e da una propria originale idea del fare scultura, si frequentarono e stimarono reciprocamente: nel 1962 Moore fu ritratto dallo stesso Marini.

Il prestito dell’opera fa parte del programma delle mostre e attività 2023 presentato dalla Fondazione Marini san Pancrazio che vede, fin da subito una collaborazione attiva con le altre istituzioni culturali ed enti museali per organizzare importanti iniziative di mediazione culturale ed eventi di grande attualità artistica.

Fonte: www.comune.fi.it (Ufficio Stampa)  https://portalegiovani.comune.fi.it

libri: "Il mio regalo inaspettato" di Felicia Kingsley

È la Vigilia di Natale e anche a Dunfermline, in Scozia, fervono gli ultimi preparativi. Per Freya, responsabile delle consegne per il sito di e-commerce Amazing, è stata la settimana più faticosa dell’anno, ma finalmente anche questa giornata di lavoro può dirsi conclusa e lei può sognare un bagno rilassante. 

Solo che, al momento di tirare giù la saracinesca del magazzino, Freya si accorge che uno dei carichi non è mai partito: i membri del suo staff hanno riempito per errore il baule di un furgone guasto. Come potrà giustificare il fatto che decine di persone in città non riceveranno in tempo i loro preziosi regali di Natale? Impossibile. 

Così Freya si mette subito all’opera, sposta i pacchi su un altro furgone e si improvvisa un Babbo Natale-corriere d’eccezione. E forse potrebbe anche farcela, se non fosse che, rimasta senza benzina in mezzo alla neve, è costretta a chiamare un Uber per portare a termine la sua missione. 

Tutto si aspetterebbe meno che di ritrovarsi davanti come autista la sua vecchia fiamma del liceo, Kyle, proprio colui che tredici anni prima l’aveva bidonata la sera prima del ballo. Poche storie, lui deve farsi perdonare e questa è l’occasione giusta, così partono insieme con l’obiettivo di consegnare tutti i regali entro lo scoccare della mezzanotte. Peccato che gli imprevisti non siano finiti…

La voce spumeggiante del romanzo italiano
Hanno scritto di lei:
«Un’autrice che sa far divertire.»
la Repubblica

«Uno spasso assicurato.»
Gioia

«Regina delle vendite come E. L. James e Anna Todd.»
Corriere della Sera

Felicia Kingsley. È nata nel 1987, vive in provincia di Modena e lavora  come architetto, professione che alterna alla scrittura. Ha esordito con il romanzo Matrimonio di convivenza, inizialmente autopubblicato, e poi riproposto da Newton Compton. La casa editrice ha pubblicato anche, Stronze si nasce (2020), Una Cenerentola a Manhattan (2020), La verità è che non ti odio abbastanza (2021), Bugiarde si diventa (2021), Due cuori in affitto (2022), Non è un paese per single (2022), Ti aspetto a Central Park (2022) e i romanzi brevi Il mio regalo inaspettato (2022) e Appuntamento in terrazzo (2022).  i cui proventi verranno devoluti all’Ospedale Policlinico di Modena.
Scrive sotto pseudonimo, «Felicia è un nome molto simile al mio vero, e mi ha sempre ispirato un buon auspicio, un augurio di felicità. Kingsley è un cognome che usavo spesso per i miei personaggi di fantasia quando scrivevo fanfiction, ai tempi delle superiori, e l'ho tenuto per affetto.»

fonte: www.amazon.it

Netflix fermerà la condivisione delle password già da inizio 2023

Netflix è pronto a fermare la pratica della condivisione delle password tra utenti esterni al nucleo familiare già da inizio 2023

Da inizio 2023 Netflix porrà un freno alla condivisione delle password

Sembra che il trend di condividere le password Netflix tra amici sia vicino alla sua fine, già dall’inizio del 2023. Il Wall Street Journal infatti riporta che il servizio streaming è pronto a fermare questa comune pratica, perché non valida e non proficua per l’azienda.

Già da mesi si parla dell’arrivo di questo stop della condivisione della password tra utenti non facenti parte dello stesso nucleo familiare. Ora Netflix sembra deciso a porre un freno a questa modalità di utilizzo della sua piattaforma, già dal prossimo anno.

Dal 2023 infatti Netflix fermerà la condivisione delle password, dato che si tratta di un problema che incide sul numero di abbonati e quindi sul guadagno dell’azienda. Infatti, usando un solo account in condivisione, risultano meno abbonati e soprattutto il prezzo dell’abbonamento si divide tra un gruppo di persone.

Per chi non lo sapesse, Netflix non condona giò questo comportamento. Infatti la possibilità di condivisione dell’accesso sarebbe unicamente disponibile per i componenti di un nucleo familiare. Finora però la Grande N ha chiuso un occhio, finché il mercato non è diventato saturo di competitor validi.

Dai primi test attuati in alcuni paesi dell’America Latina, si è scoperto che Netflix addebiterà circa 3 dollari in più a ogni membro non della famiglia. Infatti, il proprietario dell’account principale dovrà fornire un codice di verifica a chiunque al di fuori del nucleo familiare voglia accedere all’account. Netflix chiede ripetutamente il codice fino a quando, se non fornito, si dovrà pagare una tariffa mensile per aggiungere abbonati extra familiari.

Non sappiamo al momento se questo verrà applicato in definitiva in tutto il mondo. L’azienda però attuerà il suo regolamento, in realtà da sempre rimasto invariato, per evitare la condivisione delle password controllando indirizzi IP, ID dispositivo e attività dell’account.

Attualmente si stima infatti che sono 222 milioni gli utenti paganti che condividono password con altri 100 milioni di utenti. Sarà un duro colpo per chiunque ha un account condiviso con amici per smezzarsi la spesa, e non è chiaro se questo comporterà un aumento degli abbonamenti o un ritorno al mondo dello streaming illegale.

fonte: di  Martina Pedretti  www.pcprofessionale.it

Cinema: 7 donne e un mistero, la recensione del film in prima tv su Sky

Alessandro Genovesi realizza un remake del quasi omonimo film di François Ozon, tra indagini, risate e sorellanza. Un giallo natalizio tutto al femminile in onda in prima tv questa sera su Sky Cinema, in streaming su NOW e disponibile on demand

Non c’è bisogno di aver letto il celeberrimo libro Il cinema secondo Hitchcock di François Truffaut per sapere che cos’è un “whodunit”. Come è noto si tratta di genere letterario e poi cinematografico che in italiano tradurremo come “giallo classico”, in cui un detective, o sua figura vicaria, applica alle indagini per risolvere un caso di cronaca nera il metodo deduttivo. In altre parole, all’interno dei canoni di questo genere lo spettatore è messo in condizione di scoprire l’assassino grazie alla lunga serie di indizi che, nel corso del tempo, il protagonista gli svela. 

Esempi paradigmatici sono i romanzi della serie su Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle o quelli scritti da Agatha Christie. Anche il cinema ha fornito una serie di esempi notevoli di questo genere da Assassinio sull'Orient Express al recente Cena con delitto - Knives Out e relativo sequel. Ma senza dimenticare la proto-serie tv La signora in giallo, con la compianta Angela Lansbury da poco scomparsa Il film che vi proponiamo oggi appartiene a questa categoria, ecco perché vi diremo pochissimo. Soltanto alcuni indizi

L'appuntamento con  7 DONNE E UN MISTERO,  su Sky Cinema Uno e in streaming su NOW e disponibile on demand.

7 donne è un mistero è il libero adattamento di un film francese girato giusto vent’anni fa da François Ozon, il quasi omonimo 8 donne e un mistero. E anche qui dobbiamo aprire una parentesi, perché la nazione transalpina sta dimostrando negli ultimi anni una vitalità produttiva strepitosa, tanto che i suoi titoli più notevoli vengono puntualmente rifatti altrove. La prova forse più magnifica è CODA - I segni del cuore di Sian Heder, remake de La famiglia Bélier che quest’anno si è aggiudicato ben tre Oscar, tra cui quello per il miglior film. Ma anche da noi gli esempi non mancano: un titolo per tutti: Il nome del figlio di Francesca Archibugi, rifacimento del film francese Cena tra amici, a sua volta tratto dalla pièce teatrale Le Prénom di Alexandre de La Patellière e Matthieu Delaporte.

È precisamente quel che accade qui, anche Ozon si era ispirato a un lavoro teatrale, Huit femmes di Robert Thomas, su cui il regista parigino ha sovrapposto la propria peculiare cifra stilistica, ivi incluse certe sprezzature sulfuree e amori saffici. Il lavoro di traduzione dal francese all’italiano da parte di Alessandro Genovesi ha previsto un’adesione ancora più precisa dell’originale al testo teatrale di partenza. E ciò forse si deve al fatto che, prima di mettersi dietro la macchina da presa, nel 2011 con La peggior settimana della mia vita, il regista milanese ha lavorato a lungo come drammaturgo con e per il meglio della scena teatrale meneghina: Luca Ronconi, Elio De Capitani e Carlo Cecchi. È proprio grazie a una pièce prodotta dal Teatro dell’Elfo, Happy Familiy, che Genovesi approda al cinema come sceneggiatore di Gabriele Salvatores, che nel 2010 ne cura l’adattamento cinematografico.

Si capisce allora la sua attrazione fatale per questo film che si presenta come un kammerspiel claustrofobico, un atto unico di 82’ minuti tutto racchiuso dentro una villa tempestata da una nevicata interminabile come nemmeno in The Hateful Eight. È lì che le sette donne del titolo ingaggiano una lotta fratricida al femminile sulle mortali spoglie del capofamiglia, Marcello, ucciso da una coltellata alla schiena. Un “carnage” polanskiano in chiave di commedia, nel quale la plural tenzone moltiplicata per sette diventa anche una prova d’attrice del meglio dello stardom tricolore. Nel ruolo della moglie della vittima troviamo una sofisticata Margherita Buy; le due figlie sono interpretate da Diana Del Bufalo, emigrata a Milano e Benedetta Porcaroli, che è il detective implicito. La domestica partenopea è Luisa Ranieri e l’amante charmante, Micaela Ramazzotti, che nel film si chiama Veronica forse proprio perché è truccata e pettinata come la celebre stella del noir della Hollywood della golden age, Veronica Lake. La zitella, ovviamente acida come un limone, è Sabrina Impacciatore e la nonna semialcolizzata e venale Ornella Vanoni, che è tornata a recitare proprio grazie a Genovesi con Ma che bella sorpresa del 2015.

Inutile aggiungere che la soluzione del delitto riserverà diverse sorprese, e un esito davvero impensabile, ma è tutta la vicenda ad essere punteggiata di svolte repentine della trama e di turning points dei singoli personaggi, con un finale all’insegna della sorellanza.

Produce Wildside di Mario Gianani, casa di produzione e distribuzione controllata da Fremantle, che nei dieci anni abbondanti della sua attività, da Boris - Il film a Siccità di Paolo Virzì, si sta ritagliando uno spazio interessante tra intrattenimento di qualità e cinema d’autore.

fonte: di Alessio Accardo https://tg24.sky.it/

martedì 13 dicembre 2022

Danza > Van Cleef & Arpels e la danza: un passo a due

Coniugando la ricerca dell’eccellenza con il gusto per la bellezza e l’armonia, Van Cleef & Arpels trae inesauribile ispirazione dal mondo della danza. L’arte del balletto conferisce un fascino raffinato e un’incantevole aura di poesia ai gioielli e alle delicate figure femminili della Maison.

Il sodalizio tra Van Cleef & Arpels e la danza risale agli anni Venti. All’epoca, Louis Arpels, fervente appassionato di danza, portava spesso suo nipote Claude all’Opera di Parigi. 

Sotto la loro guida, all’inizio degli anni Quaranta la Maison crea a New York le sue prime ballerine, destinate a diventare ben presto un simbolo di Van Cleef & Arpels. Caratterizzate da un volto di diamante taglio a rosa, corredato da un prezioso copricapo, queste figure presentano scarpe a punta e un tutù di diamanti o pietre di colore, la cui fluidità evoca i movimenti delle ballerine. La leggiadria e la bellezza del loro abbigliamento incantano l’osservatore e, in particolare, il collezionista.

>> In foto: Georges Balanchine e Pierre Arpels con Suzanne Farrell in occasione della presentazione del balletto Jewels al Théâtre des Champs-Elysées, 1976. Archivi Van Cleef & Arpels

Il legame che unisce Van Cleef & Arpels e il mondo della danza si rafforza ulteriormente nel 1961, quando Claude Arpels conosce il famoso coreografo George Balanchine, co-fondatore del New York City Ballet. Dalla comune passione per le pietre preziose nasce Jewels, un balletto creato da Balanchine nel 1967.

In questo trittico non narrativo ispirato a smeraldi, rubini e diamanti, ogni gemma è al centro della scena per un atto. A ciascuna sezione corrisponde la musica di un compositore in particolare: Gabriel Fauré per “Smeraldi”, Igor Stravinsky per “Rubini” e Pyotr Ilyich Tchaikovsky per “Diamanti”.

Oggi la Maison mantiene il suo legame con il mondo della danza attraverso numerose collaborazioni e iniziative di sponsorizzazione. Dal 2012, sostiene il corpo di ballo del L.A. Dance Project, fondato dal ballerino e coreografo francese Benjamin Millepied. Van Cleef & Arpels incoraggia anche l’innovazione e i talenti emergenti nel campo della creazione coreografica attraverso la partnership con la comunità filantropica Fedora. Dal 2015, il “FEDORA – VAN CLEEF & ARPELS Prize for Ballet” premia ogni anno l’eccellenza nelle nuove produzioni di danza classica. Dal 1906 la Maison ha sede al numero 22 di Place Vendôme, a Parigi.

>>  Clicca Qui per vedere la collezione Van Cleef & Arpels di gioielli dedicata alla Danza


Nel 2020, Van Cleef & Arpels inizia un nuovo capitolo che avvicina ancora di più la Maison alla danza, con il lancio di Dance Reflections by Van Cleef & Arpels. 

Attraverso questa iniziativa, la Maison sostiene artisti e istituzioni per diffondere repertori coreografici e promuovere nuove creazioni. Per arricchire queste collaborazioni artistiche, verrà organizzato un grande evento annuale che interesserà diverse località internazionali.

“La danza è da lungo tempo un tema centrale per la Maison, per questo motivo ci impegniamo a sostenerne il repertorio coreografico".
Nicolas Bos — Presidente di Van Cleef & Arpels
www.dancereflections-vancleefarpels.com

 
fonte: www.vancleefarpels.com

Tecnologia > Mastodon, cos'è e come funziona il social alternativa a Twitter

E' un software di microblogging gratuito e open source con un'interfaccia simile a Twitter. La piattaforma tedesca avrebbe registrato una crescita di utenti dopo che il social è stato acquistato da Elon Musk

Mastodon è un software di microblogging gratuito e open source con un'interfaccia simile a Twitter. E' una piattaforma tedesca nata 6 anni fa, senza pubblicità e che vive grazie alle donazioni degli utenti. Ha registrato una nuova impennata di utenti dopo che Twitter è stato acquistato da Elon Musk: ha detto di avere ad oggi circa 4,5 milioni di utenti, 1,3 sarebbero quelli attivi, 70.000 si sarebbero aggiunti il giorno dopo il passaggio di proprietà. A idearlo è stato Eugen Rochko, ingegnere informatico tedesco, di origini russe ed ebraiche. Non ci sono restrizioni per quanto riguarda i post, a condizione che il post appropriato corrisponda a condizioni stabilite.

Come funziona

Su Mastodon non si twitta, ma si squitta in 500 caratteri. La prima cosa da fare è visitare il sito ufficiale, scegliere un nome utente e indicare indirizzo di posta elettronica e password. Sulla sinistra è presente il campo di testo per scrivere ciò che si desidera e poco sopra cercare persone e argomenti da seguire. Sono quasi 17.000 gli iscritti alla principale istanza italiana di Mastodon ovvero mastodon.uno..  

Mastodon e Twitter

Differenze? Anzitutto il numero di utenti, Twitter al momento ha 237 milioni di utenti attivi, 4,5 milioni per Mastodon, come detto. Si somigliano invece esteticamente, per i brevi post che possono essere rilanciati, come i retweet, si possono seguire i profili, ricambiare follow. Il software però è libero, non appartiene a nessuna grande big tech, ed è liberamente consultabile. Non ci sono algoritmi di raccomandazione che individuano le preferenze degli utenti per suggerirgli post o pubblicità. Ci sono anhe su Mastodon gli hashtag, con il simbolo del cancelletto, che diventano parole cliccabili e consentono una ricerca specifica grazie all'indicizzazione.

>> Mastodon 

fonte: https://tg24.sky.it

Internet & Socia > Twitter: da lunedì al via nuovo sistema abbonamenti premium

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 La spunta blu verrà concessa previa verifica

 Dopo diverse false partenze, Twitter prevede di lanciare lunedì una nuova offerta di abbonamento, più costosa per gli utenti di dispositivi Apple, con un sistema per l'autenticazione degli account.

 "Lunedì rilanciamo @TwitterBlue: abbonati sul Web per 8 dollari al mese o su iOS (il sistema operativo Apple utilizzato su iPhone, ndr) per 11 dollari al mese per ottenere l'accesso alle funzionalità riservate agli abbonati, incluso il segno di spunta blu", ha detto il gruppo in un tweet.

La spunta blu verrà concessa previa verifica, precisa il gruppo. Cambierà in oro per le imprese e più avanti nella settimana in grigio per le organizzazioni governative. Gli abbonati avranno anche accesso alla funzione per correggere i tweet già pubblicati o per scaricare video di migliore qualità.

fonte: Redazione ANSA ROMA  www.ansa.it  ANSA RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

venerdì 9 dicembre 2022

Danza, alla Scala Tissi protagonista di Schiaccianoci di Nureyev

la star internazionale Jacopo Tissi
Nel trentennale della scomparsa del grande danzatore russo l'omaggio del Piermarini con uno dei capolavori della letteratura coreografica del '900

Nel nome di Nureyev, di cui nel 2023 ricorre il trentesimo anniversario della scomparsa, si apre la nuova stagione di balletto, con il grande ritorno, dopo sedici anni, del suo Schiaccianoci, dal 15 dicembre all'11 gennaio, di nuovo sul palcoscenico della Scala dove fu presentato la prima volta nel 1969 (non molto lontano dal debutto a Stoccolma nel 1967 e al Covent Garden l’anno successivo con il Royal Ballet) e l’ultima volta nel 2006. 

Lo schiaccianoci risplenderà ancora nell’allestimento di Nicholas Georgiadis, rinnovato nel décor e nei costumi proprio dalla Scala nel 1987, e affascinerà anche i più piccoli, nella magica atmosfera natalizia, ideale cornice per ripresentare questo capolavoro di maestria. Accanto alle étoile, i primi ballerini, il corpo di ballo scaligero e l'Orchestra della Scala diretta da Valery Ovsyanikov, il Coro di Voci Bianche dell’Accademia Teatro alla Scala l'artista ospite Jacopo Tissi 

In scena a rivivere il capolavoro cajkovskiano, dalle danze dei bambini delle casalinghe celebrazioni del Natale, la musica e la coreografia convogliano verso i celebri valzer e verso gli straordinari passi a due ricchi di prodezze tecniche, di rigore, linee ed equilibri. 

Accademismo ma anche verve, tecnica ma anche espressività teatrale che ben si addicono allo stile del Balletto scaligero, con il quale Nureyev aveva un legame speciale, tanto da destinare alla Scala la maggior parte delle riletture dei classici ed essere lui stesso tante volte in scena al Piermarini a interpretare Drosselmeyer, che si trasforma in uno splendente Principe.Per l'appuntamenmto con Prima delle prime – Balletto il 15 dicembre in cartellone 'Un sogno color della notte' condotto dal critico e giornalista Elisa Guzzo Vaccarino.

fonte: Riproduzione riservata © Copyright Adnkronos  www.adnkronos.com

La delusione di Stefano Accorsi: “Il Governo si è dimenticato della cultura”

Lo sfogo di Stefano Accorsi per i mancati fondi alla cultura: "Nella legge di bilancio non c’è traccia di fondi"

BOLOGNA – “La Prima della Scala è una serata importante, dimostra quanto in Italia la cultura abbia un peso specifico importante ed è bene ricordarselo anche nella legge di Bilancio, quest’anno se ne sono un po’ dimenticati, un po’ parecchio”. 

È l’accusa arrivata ieri sera, in occasione della Prima del teatro La Scala, dall’attore e regista Stefano Accorsi, che ha speso parole per il settore dello spettacolo, dove i lavoratori sono stati “tartassati” negli ultimi anni e non hanno avuto il dovuto sostegno da parte del mondo politico. Lo sfogo di Accorsi è stato raccolto da Corriere Tv.

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“Il Parlamento – ha proseguito Accorsi – aveva approvato l’indennità di discontinuità per i lavoratori dello spettacolo che hanno già tanto sofferto. Una categoria molto ampia, di attori ma anche di maestranze che sono molte specializzate. Però nella legge di bilancio non c’è traccia di fondi, per quanto il ministro avesse detto che anzi voleva aumentarla. Il mondo dello spettacolo è stato tartassato in questi ultimi anni, anche in modo atroce. C’è gente che ha smesso di fare questo mestiere, tanta“, conclude Accorsi.

RENZI: SERVONO SOLDI PER CULTURA NON REGALI A PRESIDENTI SERIE A

Sullo sfogo di Accorsi ha preso parola Matteo Renzi: “Le parole di Stefano Accorsi spiegano meglio di qualsiasi emendamento la follia di una legge di bilancio che taglia sulla cultura- ha scritto oggi su Twitter il leader di Iv-. Lo dicevo ieri sera a Rete4, lo dirò in tutte le sedi in Senato. Servono soldi per la cultura, non regali ai presidenti di Serie A”.

fonte: Autore: Agenzia DIRE www.dire.it

Moda: Fashion Awards, Piccioli per Valentino Designer dell'anno. Premiazione a Londra del British Fashion Council

Il premio come Designer dell'anno ai Fashion Awards 2022, premi del British Fashion Council (BFC) presentati da Diet Coke, è stato assegnato a Pierpaolo Piccioli, direttore creativo di Valentino.

La cerimonia di consegna c'è stata il 5 dicembre a Londra.

L'evento va ad aumentare i fondi per l'ente benefico BFC Foundation che assegna borse di studio, sovvenzioni e tutoraggio per i talenti dell'industria della moda. La manifestazione, spiega un comunicato della Valentino, "celebra il ruolo della moda nell'espressione di sé, evasione e ottimismo. 

Riconosce anche gli individui, i marchi e le aziende eccezionali la cui immaginazione e creatività hanno aperto nuovi orizzonti nella moda a livello globale negli ultimi 12 mesi, trasformando le possibilità della moda oggi". 

Nel corso della serata, presentata dall'attrice britannica e giamaicana Jodie Turner-Smith, sono stati assegnati ventitré premi tra cui quindici Leaders of Change. Candidati e vincitori dei Fashion Awards sono votati da una giuria internazionale composta da oltre 1000 esperti del settore. (ANSA). 

fonte: Redazione ANSA ROMA  www.ansa.it  ANSA RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

domenica 4 dicembre 2022

Tv: Drusilla, entro nelle case col garbo dell'Almanacco. Dal 12/12 su Rai2. Sanremo salto, poi magari da cantante chissà

Drusilla, entro nelle case col garbo dell'Almanacco RIPRODUZIONE RISERVATA
La più elegante su tutti i red carpet dell'anno, la più ironica ma "nel limite del garbo", non si chiede a chi piace e fila dritto verso un futuro da cantante, ma applaude gioiosa a chi le dice che così com'è, classica e vintage, Drusilla Foer la vedrebbe benissimo in una riedizione del mitico Milleluci.

"Che gioia! Milleluci con altri programmi di quegli anni, magari con Sandra Mondaini e Raimondo Vianello, dove passavano tutte le grande personalità artistiche - da Totò, a De Sica a Sandra Milo - era un mondo irrorato di artisticità a cui non ho la pretesa di paragonarmi, ma quella tensione è dentro di me".

Con una tv altrettanto vintage torna intanto dal 12 dicembre dal lunedì al venerdì su Rai2 nella fascia preserale prima del Tg2 con Drusilla e l'Almanacco del giorno dopo.

"L'almanacco era una delizia che durava sette minuti - spiega in un'intervista all'ANSA - breve e fulminea in un'Italia che aveva forse meno attitudine alla tv. Ora che la tv è ricca di tante sollecitazioni, l'almanacco diventa un momento riposante di una mezz'ora per avere coscienza che il giorno dopo è successo qualcosa di buono o che ha segnato la storia in modo negativo, nella speranza che si possa andare meglio". 

Ad un pubblico anche di bambini "il programma si propone come una cosa carina, con una nonna supportata da uno staff evoluto ed informato, che ha la fortuna di avere tutta la libertà. Posso parlare di temi significativi in un format integrato da una parte di intrattenimento. Ho un microfono e un pianoforte in studio, è difficile per me stare zitta". 

Ci sarà ancora Topo Gigio? 

"Ci sarà un po' meno, nel mondo ha milioni di follower e sarà impegnato. Ci sarà una nuova rubrica in cui i ragazzi raccontano in brevi video gli strumenti della nostra politica: che cos'è il Parlamento, che cosa sono i grandi giganti che ci gestiscono. Poi ci sarà il momento cultura legato alla letteratura. Parleremo del futurismo e di Marinetti ad esempio anche con le pillole d'arte del nostro art influencer". E poi "non mancheranno i Santi: mi stanno simpatici. Abbiamo sempre celebrato coloro che hanno portato qualcosa all'umanità, ma vogliamo ricordare anche chi ha fatto qualcosa contro l'umanità, come ad esempio chi ha scritto le leggi razziali".

Tornando a Milleluci, lo farebbe ''con la Vanoni che mi è molto simpatica tra bacini e bisticci, oppure con Nada che è così integra e severa, con qualcuno schivo e poco televisivo dei giovani ce ne sono tanti che mi piacciono. Marco Mengoni per esempio. Io in tv sono una brontolona, mi lamento di tutto, ma mi è stata data l'enorme libertà di esprimere il mio personaggio anticonvenzionale, un segno di grande civiltà". 

Personaggio anche di enorme eleganza ed ironia. 

"L'eleganza è un fattore che non prendo in considerazione per l'aspetto, faccio figura, sono alta, ho i capelli bianchi. Per me l'eleganza è l'effetto e non la causa del pensiero. Preferirei parlare di garbo, quella robina che si bussa e si chiede 'disturbo'? Mi sembra un atto dovuto ad una nazione che esce da un periodo così doloroso ed ha una guerra a due passi. Cerchiamo di essere gentili. Così per me il limite sull'ironia è l'offensività fine a se stessa. Non mi va di deridere. Per fare un esempio, non direi mai vedendo una mia foto invecchiata 'sembro la Montalcini', perché è una signora bellissima ed ha fatto tantissimo, non la voglio deridere a pro di una battuta. Mi fermo dove la battuta è inutile ed offensiva, perché l'ovvietà è una scorciatoia furbesca". 

Una tv educata: "In Milleluci c'è mai stata aggressività o imbarazzo? Vediamo tutti i giorni programmi che trattano temi difficili con un linguaggio brusco, dove ognuno mette il cappello sul dolore dell'altro. Lo stesso fa la politica sulle difficoltà di un paese per dimostrare quanto si è bravi e non per risolvere il problema". 

Come donna ha mai subito discriminazioni? 

"Come artista, come soggetto umano che produce dell'intrattenimento, ho subito qualche volta in teatro della diffidenza. Ma Sanremo mi ha chiarito come personaggio a tutti. Io faccio il mio lavoro molto seriamente e penso molto le mie performance. Del resto sono un personaggio complesso e l'Italia di oggi si può pensare che tenda ad una regressione".

Cosa pensa dell'attuale quadro politico? 

"Se alla guida del nostro paese salisse Satana io inviterei tutti a scendere in piazza, ma non penso che la signora Meloni, forse il primo uomo politico italiano che ha un grosso carisma sia Satana, quindi vediamo il suo lavoro e giudichiamo quello. Poi c'è distrazione sui temi sociali e questo non mi piace. Siamo uno dei paesi in Europa più indietro dal punto di vista dei diritti lgbt e spero che i nostri signori là nelle loro stanze si occupino di ecologia, che è un'urgenza, e diritti umani". 

La vedremo quest'anno a Sanremo? 

"Forse meglio prendere una pausa dopo l'anno scorso, ma sto lavorando ad un bellissimo disco, facciamo uscire il disco poi se mi chiamano a cantare sono contenta". C'è insomma la musica nel suo futuro? "Ho due partecipazioni cinematografiche a cui tengo moltissimo, poi la prossima estate torno in teatro e nell'autunno del 2023 arriva il disco a cui seguirà un piccolo tour musicale, infine ancora in teatro con Venere nemica... e qui siamo già al 2025...". Lo dice la Drusilla che al momento vorrebbe dare il suo contributo concreto a chi lavora nelle onlus: "Coloro che si espongono per qualcosa di cui serve parlare, ora, confesso, mi piacerebbe occupami di questo, ci sto lavorando. Non servono solo le pur preziosissime donazioni, io voglio andare con le mani in pasta nei luoghi, ho voglia di uscire da me".

fonte: di Elisabetta Stefanelli ANSA ROMA  www.ansa.it  ANSA RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

Libri: "Una vita in alto" di Sara Simeoni con Marco Franzelli

Sara Simeoni è amata come pochi altri campioni dello sport italiano. Per i risultati che ha saputo raggiungere nella sua lunga carriera, per aver aperto la strada alle donne nell’atletica ad alto livello, combattendo per far cadere tabù e pregiudizi, per l’atteggiamento sorridente che nasconde una forza di carattere che le ha permesso di superare non solo l’asticella in pedana, ma anche le piccole e grandi difficoltà della vita.

Un personaggio, quello di Sara, che è prima di tutto persona. Lo ha dimostrato riscuotendo grande favore di pubblico per l’allegria e l’autoironia con cui ha conquistato milioni di telespettatori nella trasmissione di Rai 2 “Il circolo degli anelli” dedicata all’Olimpiade di Tokyo del 2021. È sempre lei, l’eterna ragazza di Rivoli Veronese, ma è tornata popolarissima sui social e sulle prime pagine dei giornali, così come le accadeva quando vinceva negli anni 70 e 80.

Nel libro, con la stessa divertita leggerezza, Sara Simeoni si racconta in prima persona a Marco Franzelli, storico giornalista sportivo Rai, attraverso i retroscena, molti inediti, di una carriera che l’ha portata ad essere eletta “Atleta del Centenario” nel 2014 in occasione dei 100 anni del CONI. E poi aneddoti imprevedibili, comici, bizzarri; insospettabili curiosità e originali ritratti dei personaggi dello sport, e non solo, le cui storie sono intrecciate alla sua.

fonte: www.railibri.rai.it

Cinema: Questo mese su Nexo+ arriva "Decumano Maximo" il film-dossier con la regia di Alessio Consorte

E' disponibile su >> Nexo+ "Decumano Maximo" con la regia di Alessio Consorte.

Decumano Maximo è un innovativo documentario storico che narra il viaggio del regista nel percorso dell'antica Via Valeria, segnato dalle cruente fasi della Guerra sociale dal 91 all'88 a.C, epico conflitto che oppose le città italiche dei Marsi, dei Sanniti e di altri popoli contro Roma.  

Il regista ci porta sui reali campi di battaglia che furono teatro dei sanguinosi scontri fra gli alleati italici e la Repubblica romana, offrendo allo spettatore una visione inedita del panorama storico e naturalistico abruzzese.  

Tantissime le testimonianze di ricercatori non ufficiali che il regista ha accuratamente documentato verificando sul campo le informazioni e i resoconti anche di scavi e ritrovamenti clandestini. Il documentario è anche uno studio accurato sul territorio tenendo presenti le indicazioni tratte dai libri di Tito Livio, di Strabone e di altri illustri storici dell'epoca.

A sostegno del film si sono mobilitate molte eccellenze nel campo dell'archeologia e dell'astronomia, come il docente Adriano Gaspani, archeoastronomo e ricercatore dell'INAF, l'astronoma Silvia Motta, Adriano La Regina Presidente dell'Istituto di archeologia e storia dell'Arte, nonché Soprintendente archeologo di Roma dal 1976 al 2004. 

Vanno menzionati anche Lorenzo Dell'Aquila archeologo, Paolo Poccetti professore dell'Università Tor Vergata ed esperto di lingue antiche, Andrea Frediani massimo esperto di battaglie romane, Ezio Mattiocco ricercatore e archeologo, gli archeologi Glauco Angeletti e Giuseppe Grossi. Inoltre va sottolineata la stretta collaborazione con il Parco Archeologico del Colosseo per la recente scoperta sul Solstizio che interessa l'Anfiteatro Flavio e con il funzionario archeologo del comune di Roma Antonio Insalaco

Un viaggio nel percorso dell’antica Via Valeria, segnato dalle cruente fasi della Guerra sociale dal 91 all’88 a.C, epico conflitto che oppose le città italiche dei Marsi, dei Sanniti e di altri popoli contro Roma. È il tragitto che conduceva i soldati alla gloria e la gloria alla guerra, ai tempi della Guerra Sociale (91-88 a.C.). 

Il regista ci porta sui reali campi di battaglia che furono teatro dei sanguinosi scontri fra gli alleati italici e la Repubblica romana, offrendo allo spettatore una visione inedita del panorama storico e naturalistico abruzzese. 

Un'avventura da non perdere su  >> Nexo+
 

“Decumano Maximo”, il film-dossier diretto da Alessio Consorte, coprodotto da CF Studio, dalla Fondazione Pescarabruzzo e dallo stesso regista. 

DECUMANO MAXIMO - Official Trailer >> QUI

Per vederlo accedi su Nexo+ cliccando >> QUI

Un docufilm nevralgico e innovativo, girato soprattutto in Abruzzo, con spettacolari riprese aeree e una minuziosa ricostruzione storica, e sul campo, lunga cinque anni. Consorte ha raccolto e verificato centinaia di testimonianze, intervistando, tra l’altro, eccellenze dell’archeologia nazionale, docenti universitari e grandi esperti della storia e della lingua pre-romane.

Nell’antica Roma, il Decumano costituiva la via principale di attraversamento della penisola da est a ovest. Prendendo idealmente le mosse dal tracciato della mitica via Valeria, il mediometraggio (la durata è di 67 minuti) è un viaggio nel tempo e nello spazio sulle tracce della misconosciuta Guerra sociale, il conflitto epocale che vide opporsi, dal 91 all’88 a.C., le città italiche dei Marsi, dei Sanniti e di altri popoli “periferici” allo strapotere di Roma. Contro il suo dominio indiscriminato, il suo
giogo, il suo centralismo di rado illuminato. Gli italici venivano trattati alla stregua di cittadini di seconda classe, e rivendicavano gli stessi diritti dei parigrado romani; o perlomeno, una loro integrazione sostanziale, non di facciata.

Non a caso, sulle monete italiche dell’epoca è raffigurato un toro (simbolo italico) intento ad azzannare una lupa, l’effigie romana per antonomasia. Furono proprio i nostri fieri e coraggiosi antenati abruzzesi, i Marsi, a decidere di marciare sulla via Valeria, giungendo alle porte di Roma. Oltre a loro, si fecero valere gli altri intrepidi popoli italici radicati nella nostra regione: gli Equi, i Peligni, i Vestini, i Marrucini, i Pretuzi, i Frent ani, i Carricini, federati coi vicini Sanniti, Piceni, Irpini, Sabini, Lucani. La guerra, molto sanguinosa, si concluse con la vittoria (ottenuta con machiavellica diplomazia) dei romani. Ciò non toglie che era stato proprio l’Abruzzo l’epicentro, il set di questa pluriennale ed epica battaglia, che avrebbe potuto cambiare per sempre la storia d’Italia.

Asciutto ma vibrante, ricco di emozioni e trovate stilistiche, Decumano Maximo ci riporta a quei giorni e in quei remoti luoghi bellici abruzzesi rupestri, arcaici e magici, oggi completamente dimenticati. Da Alba Fucens al tempio italico di Pescosansonesco, dal Monte Ocre al Monte Pallano: siti, fortezze, acropoli, necropoli floride di reperti dal valore inestimabile, ma lasciate nell’oblio. Un ruolo di primo piano nel docufilm è esercitato da Corfinio, in provincia dell’Aquila, dove venne forgiata per la prima volta una moneta autonoma con la scritta Italia.
Corfinio fu persino indicata, durante la Guerra sociale contro Roma, capitale della Lega italica e di una porzione territoriale chiamata Italia.

Tant’è che in quel periodo venne ribattezzata, temporaneamente, Italica. Corfinio è stata quindi la prima capitale italiana. «L’origine del nome Italia fa ovviamente gola a tutti, ma le sue origini assolute dimorano nella Majella, nel Gran Sasso, in Abruzzo, a Corfinio – spiega il regista Alessio Consorte -. Oggi la vulgata vuole che le sue radici siano in Calabria: ma il cuore italico batteva nell’Appennino, e nella nostra regione, solo successivamente quelle genti e quei guerrieri sono scesi a sud». 

Su alcune favolose cinture montane dell’Aquilano, simili ora a paesaggi lunari e dove al tempo sorgevano diverse cittadelle fortificate (e questo è uno dei risvolti più sorprendenti del suo film), sono stati rinvenuti tesoretti italici, comprensivi di monete con sopra stampigliata la parola Italia. Molti residui e scoperte le ha fatte il regista medesimo, in collaborazione con appassionati e cercatori amatoriali, inerpicandosi di persona su quelle sommità. 

Come i proiettili delle frombole, in piombo, “ghiandole letali” sopravvissute più di 2 mila anni. Saette di metallo capaci di sfondare una corazza nemica. Non mancano, sul finire dell’opera cinematografica, rivelazioni inedite sul guerriero di Capestrano, emerso in epoca fascista, nonché interessanti scoperte di matrice astrologica. Decumano Maximo è una pietra miliare nel suo genere, destinata a far parlare di sé e a lanciare una nuova potenziale narrazione del territorio abruzzese. 

"Decumano Maximo" Film dossier sui popoli italici in guerra contro Roma. Soggetto e regia di Alessio Consorte. Italia 2021

Alessio Consorte - Nato a Pescara nel 1980 è un poliedrico professionista nel campo della fotografia, della moda e dell’audiovisivo. Per oltre dieci ha lavorato come modello a livello internazionale per Armani, Versace, Zegna e molti altri. Passa dall’altra parte dell’obiettivo dopo l’esperienza con il fotografo e regista Bruce Weber.
Nel 2012 e nel 2013 realizza tre edizioni di D’Annunzio & Friends, mostra fotografica che reinventa luoghi e atmosfere di Gabriele D’Annunzio in chiave multimediale. Foto originali sospese fra poesia e arte d’avanguardia recensiti da tutti i media italiani.
Lavora ad un originale docufilm dedicato a Pescara, Il Traghettatore: raccontando la sua terra d'origine con lo stile corrosivo di Ennio Flaiano e molte suggestioni neorealiste.
Realizza con il Rotary distretto 2090 un documentario sui musei della Provincia di Pescara dal titolo “Filo percorso museale” per dare rilevanza ai luoghi d’arte “Progetto oltre il Covid”.
Nell’ottobre 2021 pubblica il film dossier “Decumano Maximo” un viaggio nel tempo e nello spazio sulle tracce della misconosciuta Guerra sociale, il conflitto epocale che vide le città italiche dei Marsi, dei Sanniti e di altri popoli “periferici” allo strapotere di Roma. Una ricerca durata cinque anni che ha portato alla luce situazioni e luoghi inediti della terra e della storia d’Abruzzo.

fonte: Ufficio Stampa Consorte e https://play.nexoplus.it  https://nexoplus.it/

giovedì 1 dicembre 2022

Cinema > Chris Hemsworth scopre di avere il gene dell’Alzheimer: stop alla recitazione

Chris Hemsworth ha deciso di dire basta alla recitazione. Almeno per un po’.

L’attore interprete di Thor, il dio del tuono dell’Universo cinematico Marvel e protagonista di Extraction, film prodotto e distribuito dalla piattaforma streaming Netflix, si è imbarcato recentemente in un nuovo viaggio lavorativo. Hermsworth è infatti al centro di Limitless, la nuova docuserie di National Geographic: il tema centrale dello show è quello dell’invecchiare bene e come vivere più a lungo, approfittando delle nuove tecnologie e conoscenze.

Nel corso degli episodi, l’attore 39 enne, si è messo in gioco al 100%, come è suo solito fare, venendo a scoprire una notizia che l’ha portato a decidere di dire stop alla recitazione, almeno per il prossimo periodo.

Chris Hemsworth ha scoperto di avere il gene dell’Alzheimer.

Durante le riprese di Limitless, l’attore si è sottoposto ad una serie di analisi genetiche per vedere cosa gli prospetta il futuro. La sua composizione comprende due copie del gene APOE4, una proveniente dalla madre e l’altra dal padre, che gli studi hanno collegato a un maggior rischio di malattia di Alzheimer. Una persona su quattro è portatrice di una singola copia del gene, ma solo il 2-3% della popolazione le possiede entrambe, secondo uno studio del 2021 del National Institutes of Health.

Nel corso dell’intervista rilasciata a Vanity Fair, Chris Hemsworth ha voluto sottolineare che non si tratta di una diagnosi certa di Alzheimer, ma è motivo di preoccupazione, poiché la doppia presenza del gene lo colloca in una categoria di rischio molto più elevata di essere colpito dalla malattia (oltre al fatto di avere già un caso in famiglia):

La mia preoccupazione è stata quella di non voler manipolare la cosa e drammatizzarla in modo eccessivo, facendola diventare una sorta di buffa presa di empatia, o qualsiasi altra cosa, per intrattenere il pubblico“.

Secondo l’attore australiano questa notizia è “una benedizione“; potrà iniziare a prendere le giuste precauzioni, mantenendo in salute non solo il fisico ma soprattutto la mente. Ma come sono andate le cose, nel momento della scoperta?

“Mi hanno fatto tutti gli esami del sangue e una serie di test e il piano era quello di dirmi tutti i risultati davanti alla telecamera e poi parlare di come si può migliorare questo e quello. E Peter Attia, che è il medico della longevità in quell’episodio e che supervisiona gran parte dello show, ha chiamato Darren Aronofsky, creatore del documentario e gli ha detto: “Non voglio dirglielo davanti alla telecamera. Dobbiamo avere una conversazione fuori dal set e vedere se vuole che questo sia presente nello show”. È stato piuttosto scioccante perché mi ha chiamato e me l’ha detto.”

Ma non vi allarmate! Questa notizia non significa che Chris Hemsworth lascerà le scene e si ritirerà definitivamente dalla recitazione; il suo piano, ha spiegato, è scegliere con molta più cura i progetti futuri ai quali prenderà parte come, per esempio, il sequel di Mad Max: Furiosa.
Non ci resta che supportarlo e vedere i suoi prossimi progetti futuri!

fonte: di     www.hallofseries.com

Aids, Unicef: ogni giorno muoiono 301 bambini e adolescenti. Sono 850 i nuovi contagi nella fascia di età tra zero e 19 anni. Sono i dati diffusi in occasione della Giornata mondiale contro l'Aids

World AIDS Day in Nepal RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA/EPA
Ogni giorno muoiono 301 bambini e adolescenti (0-19 anni) per cause legate all'Aids e si verificano 850 nuovi contagi nella stessa fascia d'età.

Nonostante rappresentino solo il 7% di tutte le persone che convivono con l'Hiv, i bambini e gli adolescenti rappresentano il 17% - ovvero 110.000 - di tutte le morti legate all'Aids e il 21% - ovvero 310.000 - dei nuovi contagi da Hiv nel 2021. Le ragazze hanno un tasso di nuovi contagi da Hiv tre volte superiore rispetto ai loro coetanei maschi.

A livello globale, circa tre quarti (77%) dei nuovi contagi tra gli adolescenti avvengono tra le ragazze. Sono i dati del raporto dell'Unicef, "Addressing inequities in the global response. Children, adolescents and Aids in 2022", lanciato in occasione della Giornata Mondiale contro l'Aids che ricorre oggi.

La maggior parte dei decessi per Aids tra i bambini - spiega Unicef -si è verificata nell'Africa orientale e meridionale (47% del totale) e nell'Africa occidentale e centrale (39% del totale). Nell'Africa subsahariana, l'HIV rimane una delle principali cause di morte tra gli adolescenti, soprattutto a causa del ritardo nell'identificazione e nel trattamento degli adolescenti. 

Secondo le stime globali del 2021, solo 878.000 degli 1,68 milioni di bambini sotto i 15 anni con Hiv in tutto il mondo hanno ricevuto terapie antiretrovirali, il che significa una copertura del 52%. Inoltre, solo il 59% dei bambini (di età compresa tra 0 e 14 anni) che convivono con l'Hiv conosce il proprio stato, e, tra quelli in terapia, uno su cinque non è viralmente soppresso.

Questi dati sottolineano quanto i bambini - afferma Unicef - siano svantaggiati all'interno della comunità delle persone colpite dall'HIiv Sebbene anche le stime globali comparabili per gli adulti di 15 anni e più siano inferiori agli obiettivi, la copertura delle terapie antiretrovirali fra gli adulti è sostanzialmente migliore: l'86% degli adulti che convivono con l'Hiv conosce il proprio stato, il 76% è in trattamento con terapie antiretrovirali e, tra quelli in trattamento, il 92% è viralmente soppresso. 

Per Unicef, "per quanto drammatici, questi dati rappresentano un progresso rispetto alla situazione del 2010, quando si stimavano 320.000 nuovi contagi fra i bambini di età compresa tra 0 e 14 anni e 240.000 decessi per cause correlate all'Hiv in questa fascia di età".

fonte: Redazione ANSA ROMA  www.ansa.it  ANSA RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

mercoledì 30 novembre 2022

Cultura & Arte: riparte la Firenze Card

Nuovamente disponibile il pass museale ufficiale per scoprire il patrimonio culturale di Firenze e dell'area metropolitana

La Firenze Card compie 11 anni e torna a pieno regime dopo i vari stop and go legati al periodo Covid. È ripartita infatti la vendita dall’inizio di ottobre e con una novità: non ci sono costi aggiuntivi per la formula Restart, che consente al visitatore di riattivare online la card per 48 ore nell’arco di un anno. Chi fa qualche giorno di vacanza a Firenze ma poi ha intenzione di tornare e visitare altri musei, oppure chi soggiorna non solamente tre giorni ma fino a cinque, può quindi riattivare online il pass senza nessun costo, aggiungendo le ulteriori 48 ore in modalità digitale.

Firenze Card è il pass museale ufficiale per scoprire il patrimonio culturale di Firenze e dell'area metropolitana, costa 85 euro con 72 ore a disposizione per visitare i musei del circuito, prenotazione inclusa, è utilizzabile in formato fisico oppure digitale, con ingresso gratuito per i minori di 18 anni appartenenti al nucleo familiare del possessore della card. La Firenze Card comprende al momento 58 musei a Firenze e nell’area metropolitana. Si può acquistare online o in 13 punti vendita tra cui musei civici, musei statali e i tre infopoint Stazione, Cavour e Aeroporto.

Il servizio Firenze Card è gestito da Firenze Smart e promosso da Comune di Firenze, Direzione Regionale Musei della Toscana, Gallerie degli Uffizi, Galleria dell'Accademia di Firenze, Musei del Bargello, Opificio delle Pietre dure, Città Metropolitana di Firenze e Camera di Commercio di Firenze.

Tutte le informazioni sono sul sito ufficiale firenzecard.it

Cultura: da Van Gogh a Leonardo, passando per Rembrandt: torna l’album di figurine che celebra la storia dell’arte

Dal 13 dicembre torna nella sua quarta edizione l’album di figurine dedicato ai capolavori del mondo dell’arte

È ufficiale, Artonauti torna nelle edicole italiane con un nuovo album di sticker (il quarto) interamente dedicato al mondo dell’arte. Destinatari dell’iniziativa sono i più piccoli (bambini di età compresa tra i 7 e i 14 anni), invitati a completare la propria raccolta ispirata ai capolavori artistici del passato, anche se, dopo il successo delle precedenti edizioni, si prepara a conquistare fasce d’età anche più adulte.

L’album degli Artonauti sarà disponibile nelle edicole e online su www.artonauti.it a partire dal prossimo 13 dicembre. E sembra profilarsi come un originale strumento alternativo da affiancare a tomi e documentari, per un fantasioso viaggio alla scoperta della bellezza nell’arte.

Ecco che, sfogliando le pagine dell’album, i bambini, accompagnati dai protagonisti della saga Ale, Morgana e il cane Argo (00-Setter), potranno entrare in contatto diretto con i più grandi artisti della storia, apprendere le tradizioni e le leggende delle grandi civiltà, indagare i capolavori dell’architettura mondiale, in modo originale e divertente. Fulcro della narrativa del nuovo albo è la natura; distribuite in sessantotto pagine, le cinquantasei opere d’arte sono, infatti, ispirate ai quattro elementi naturali: terra, fuoco, vento e acqua.

Ideato da Daniela Re e Marco Tatarella, in collaborazione con Sightsavers Italia Onlus – associazione umanitaria che combatte la cecità dei bambini nelle zone più povere del mondo – , la quarta edizione dell’album degli Artonauti prende spunto dalla leggenda dell’anello di re Salomone e raccoglie anche diverse attività ludiche e multimediali a cui si accede tramite Qr code, che permettono di proseguire il viaggio nella storia dell’arte al di là dei confini della pagina.

Dagli artefatti dall’Antico Egitto alla Notte stellata di Van Gogh, passando per Zefiro, personificazione del vento che soffia da ponente in primavera nel grande dipinto di Botticelli e il mare raffigurato dei dipinti di Rembrandt, fino al fuoco che si sprigiona in tutta la sua forza nelle tele di William Turner, via via che i piccoli collezionisti ricomporranno l’album applicando nelle parti mancanti le figurine necessarie a completare l’opera, dovranno risolvere indovinelli, riconoscere le opere partendo dai dettagli, stimolando la memoria e la fantasia.

fonte: di  Elena Lazzerini  https://artness.it

Cinema: Simona Ventura, 'racconto gli ultimi 100 giorni di Pannella'. Documentario 'Marco inedito' in anteprima fuori concorso al TFF

L'uomo oltre il politico, un ritratto di Pannella attraverso immagini e audio inediti raccolti dal suo assistente degli ultimi 15 anni, Matteo Angioli.

E' 'Marco inedito: dagli ultimi cento giorni di Marco Pannella', secondo documentario diretto da Simona ventura, che sarà presentato in anteprima Fuori Concorso nella sezione Ritratti e Paesaggi al 40/o Torino Film Festival mercoledì 30 novembre (alle 16.30 al Cinema Romano).

Secondo lavoro di regia di Ventura - dopo Le 7 giornate di Bergamo - il documentario è stato realizzato a quattro mani con il suo compagno, Giovanni Terzi, che ne è ideatore e autore. La colonna sonora è un'opera originale di Saturnino Celani. La produzione è di Sive e VenturAcademy. Ad accompagnare il film al festival sarà presente la regista Simona Ventura. 

Nel 2016 Marco Pannella, in politica dal 1945, fondatore del Partito Radicale e guerriero in tante battaglie di libertà, decide di registrare in audio video gli ultimi 100 giorni della sua vita. Marco si fa aiutare da tre persone: Matteo Angioli, il suo assistente da 15 anni, Laura Harth, attivista radicale, e Mirella Parachini, compagna di una vita. 

Silvio Berlusconi, Vasco Rossi, Matteo Renzi, Franco Battiato, Renato Zero, Giorgio Napolitano, il Papa e tanti altri amici di Marco in quei 100 giorni ci sono stati e sono stati registrati. Con la regia di Simona Ventura, scritto da Giovanni Terzi, Francesco Boz, Matteo Angioli e Cecilia Keith, il documentario restituisce le parole e le emozioni inedite di quei momenti. 

"Attraverso i frammenti inediti degli ultimi 100 giorni di Marco Pannella -. spiega Simona Ventura - ho voluto trasmettere la passione con la quale ha vissuto tutta la sua vita. Il racconto è diviso in cinque capitoli: politica, religione, libertà, amore e vita. 

Ogni capitolo contiene un Marco inedito, un Marco che ho scoperto veramente solo durante la scrittura e il montaggio di questo documentario. Prima di cominciare avevo una domanda in testa: 'C'è differenza tra il Marco pubblico, quello della politica e delle lotte e il Marco più intimo?' Oggi sono convinta che la risposta sia no". 

fonte: Redazione ANSA  www.ansa.it  ANSA RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

Parla l'unico qatarino che ha fatto coming out pubblico: “La comunità Lgbtq+ in Qatar è in pericolo"

Nasser Mohamed ha ottenuto asilo negli Usa: "Infantino non sa – o sceglie di ignorare – che i gay sono fisicamente torturati". E durante i Mondiali "tutti sono sotto controllo"

La comunità Lgbtq+ in Qatar è in pericolo. Aiutate le persone che vogliono andare via a trovare asilo. E parlate con i governi dei vostri Paesi”.
 

E’ questo l’appello che arriva da Nasser Mohamed, l’unico qatarino ad aver fatto coming out in maniera pubblica. In foto: Nasser Mohamed, Qatar

Ha 35 anni. E 11 fa ha deciso di lasciare il proprio Paese per completare la propria formazione come medico negli Stati Uniti, ma anche per essere finalmente libero di dichiararsi pubblicamente omosessuale.

“Nel 2015 ho chiesto asilo perché sono gay, e mi è stato ufficialmente riconosciuto nel 2017, per ‘ragioni di orientamento sessuale’ “.
Tutta la sua famiglia è in Qatar: “Quando nel 2015 ho deciso di dire loro che sono gay, loro hanno interrotto ogni rapporto con me, mi hanno tagliato fuori dalla famiglia.
Quindi ora per me è impossibile tornare nel mio Paese. Perché la mia famiglia sa. Perché ora il mio orientamento sessuale è pubblico. E quindi sarei in pericolo”.
In Qatar l’omosessualità è considerata un reato.

“Nel mese di maggio ho deciso di rendere pubblico che sono gay perché la comunità Lgbtq+ in Qatar è realmente in pericolo. Se sei gay e vivi in Qatar o vivi nel silenzio o devi andare via. Io non sono l’unico ad essere andato via. Molte persone si sono rifugiate negli Stati Uniti, in Canada, in Germania.
Ho deciso di parlare pubblicamente perché fino a pochi mesi fa non esistevano rapporto ufficiali sul trattamento riservato agli omosessuali in Qatar. E anche la campagna di comunicazione della Fifa in vista dei mondiali non dice la verità, non racconta tutta la storia, non dice ciò che subiamo realmente.

Così quest’anno c’era l’opportunità per dire: ok, ci sono i mondiali in Qatar, ma voi dovete sapere anche quello che accade qui agli omosessuali e il motivo per cui noi continuiamo a scappare. Era una opportunità unica per far uscire dal silenzio il tema della persecuzione dei gay in Qatar.
Io ho parlato con il governo americano, con il Dipartimento di Stato, con alcuni governi europei. E alcuni realmente non sapevano qual è la situazione nel mio Paese. E questo ha permesso di inviare dei ricercatori. E ora finalmente esistono dei rapporti ufficiali. Dei documenti. Delle prove”.

Dicevi che anche altre persone sono scappate dal Qatar perché gay. Ma tu sei l’unico che parla pubblicamente. Perché?
“Anche altre persone stanno parlando. Ma preferiscono non mostrare il loro viso e il loro nome perché sono spaventati. Se le loro famiglie scoprono in quale Paese sono andati, corrono il rischio di essere raggiunti da loro per essere riportati in Qatar. Conosco casi in cui è successo. In particolare, a donne.

Nel mio caso, invece, io ho potuto parlare pubblicamente perché la mia famiglia ha deciso di non volerne sapere più nulla di me, di tagliarmi fuori. Non abbiamo più alcun tipo di rapporto. E questo mi ha dato la possibilità di fare coming out pubblicamente”.

In questo momento in Qatar ci sono migliaia di giornalisti. Perché fino ad ora nessuno della comunità Lgbtq+ ha parlato?
“In questo momento parlare con gay che ancora vivono in Qatar è impossibile. In vista dei Mondiali, il governo di Doha ha aumentato la cyber-sorveglianza su tutti i cittadini. Tutti sono sotto controllo. Anche le conversazioni provate vengono lette. E se un abitante del Qatar parla con un giornalista per qualunque motivo può essere accusato di ‘crimine informatico’, e per questo rischierebbe la prigione”.

Ma quando dopo la finale si spegneranno i riflettori, il rischio è che la persecuzione della Comunità Lgbtq+ tornerà nel silenzio.
“La speranza è che ora le organizzazioni per i diritti umani, i governi continuino a tenere accesa l’attenzione. Quella dei media andrà calando, lo sappiamo. Ma ora che esistono rapporti ufficiali speriamo che prosegua la pressione sul Qatar da parte di ong e governi stranieri”.

In occasione della conferenza stampa alla vigilia dei mondiali, il presidente della Fifa Gianni Infantino ha detto che ‘oggi si sente gay’. Cosa hai pensato ascoltando quel discorso?
“Quel discorso è così sbagliato. E’ così lontano dalla realtà. Dicendo ‘oggi mi sento qatarino, arabo, disabile, gay’, ha paragonato diversi tipi di discriminazione. Ma non c’è tra di loro alcuna analogia. Infantino non sa – o sceglie di ignorare – che i gay qatarini sono fisicamente torturati e alcuni hanno perso la vita per questo”.

Però, in quella occasione il responsabile dei rapporti con la stampa, Bryan Swanson, che era con lui ha detto pubblicamente di essere gay
“Nessuno nega che il Qatar tratti in maniera diversa i gay stranieri rispetto a quelli qatarini. Il Qatar ha sempre un doppio standard. Voi pensate che un americano o un britannico che lavora in Qatar venga minacciato come accade a un nepalese o un filippino? No.
Perché il Qatar ha un modo diverso di trattare le persone in base al Paese di provenienza e ai rapporto con i governi di quei Paesi.
Il Qatar non perseguita i gay di altri Paesi. Noi invece siamo vittime di una vera persecuzione”.

Quando eri in Qatar sei stato fidanzato?
“No. Allora vivevo nel silenzio. Perché era un rischio troppo grande. Esistevano chat per incontri, per appuntamenti. Ma già allora sapevo che erano frequentate anche dalla polizia che le usava per invididuare gay, e arrestarli quando si incontravano. E’ successo ad alcuni miei amici. Per questo non ho mai provato. Era un rischio troppo grande”.

Cosa può fare la comunità internazionale per la comunità Lgbtq+ del Qatar?
“Prima di tutto aiutare le persone. Se ci sono Paesi pronti ad ospitarle, aiutarle ad andare via.
Poi sostenere e diffondere il lavoro delle organizzazioni in difesa dei diritti umani che raccontano quello che accade nel mio Paese.
E, infine, parlare con i governi. Perché la diplomazia può fare molto”.

fonte: di Vittorio di Trapani, inviato a Doha  www.rainews.it

Cultura: Le 5 librerie (europee) più belle della storia del cinema (e tante curiosità)

Spesso, nel cinema, le librerie sono la location ideale per incontri speciali (romantici, ma non solo). Da Londra a Parigi, da “Notting Hill” a “Midnight in Paris” di Woody Allen, Cristina Prasso ha selezionato per IlLibraio.it alcune librerie europee (reali o frutto dell’immaginazione di registi e sceneggiatori) protagoniste di film di oggi e di ieri (e c’è anche l’Italia…) – Lo speciale, con tante curiosità

1 – Travel Book Company

Dove: A Londra
Appare in: Notting Hill (1999) di Richard Curtis
Proprietario: Hugh Grant (William Thacker)
Frequentata da: Julia Roberts (Anna Scott)

È il luogo in cui: Avviene il primo incontro fra Anna, star del cinema e William, libraio spiantato e un po’ eccentrico. E in cui si deciderà il futuro di entrambi…
Esiste davvero? Sì e no. Nel film, la libreria di William è su Portobello Road e, nella realtà, è stata prima un negozio di antiquariato, poi di mobili e infine di scarpe. Ma basta girare l’angolo e andare al numero 13 di Blenheim Crescent per trovare la diretta ispirazione per la libreria nel film. The Travel Bookshop è stata chiusa nel 2011 – dopo più di trent’anni di attività – ma adesso è stata riaperta e si chiama (ovviamente) The Notting Hill Bookshop.

2 – ?

Dove: A Parigi, nella Gare Montparnasse
Appare in: Hugo (2011) di Martin Scorsese
Proprietario: Monsieur Labisse (Christopher Lee)
Frequentata da: Hugo (Asa Butterfield), Isabelle (Chloe Moretz)
È il luogo in cui: Monsieur Labisse dà a Hugo una copia di Robin Hood, un romanzo molto amato dal padre, e presta libri a Isabelle, la nipote di Georges Méliès. E sarà grazie a Monsieur Labisse che Hugo scoprirà i segreti della Film Academy Library e dello stesso Méliès.
Esiste davvero? No. È stata ricostruita interamente in studio sotto la supervisione della scenografa Francesca Lo Schiavo. I volumi che la riempiono sono circa 40.000, tuttavia, dato che sarebbe stato troppo difficoltoso gestire una tale massa di carta, molti di essi non sono veri, bensì realizzati in fibra di vetro e poi dipinti.

libreria hugo cabaret scorsese

3 – Shakespeare and Company

Dove: A Parigi, in rue de la Bûcherie, 37
Appare in: Prima del tramonto (Before Sunset, 2004) di Richard Linklater
Proprietario: George Whitman (nel 2004)
Frequentata da: Jesse (Ethan Hawke) e Céline (Julie Delpy)
È il luogo in cui: Si ritrovano i protagonisti di Prima dell’alba (Before Sunrise, 1995): lui sta presentando This Time, il suo bestseller ispirato alla notte trascorsa a Vienna con Céline; lei vuole rivederlo e scoprire cos’è successo nei nove anni trascorsi da quell’incontro. E, prima del tramonto, molte cose accadranno…
Esiste davvero? Sì. È una delle librerie più famose di Parigi, specializzata in opere in lingua inglese. Considerata da sempre più un rifugio che una semplice libreria, ha ospitato negli anni innumerevoli scrittori e artisti, da Henry Miller ad Allen Ginsberg, seguendo quello che si può considerare il suo motto: «Non essere scortese con gli sconosciuti, potrebbero essere angeli sotto mentite spoglie».
Nota: Shakespeare and Company appare anche in Midnight in Paris (2011) di Woody Allen

4 – Marks & Co.

Dove: A Londra, all’84 di Charing Cross Road
Appare in: 84, Charing Cross Road (1987) di David Jones
Proprietario: Frank Doel (Anthony Hopkins)
Frequentata da: Helene Hanff (Anne Bancroft)
È il luogo in cui: Nel 1949, Frank riceve la lettera della newyorkese Helene, una bibliofila che cerca oscuri testi di letteratura inglese e che, da un’inserzione pubblicitaria, ha scoperto come Marks & Co. possa procurarglieli e spedirglieli a un costo non esorbitante. Una lettera che avvia una corrispondenza durata oltre vent’anni, durante i quali i due stringono una profonda amicizia senza incontrarsi mai.
Esiste davvero? Sì e no. Esiste ancora il palazzo a cinque piani che ospitava Marks & Co., ma il negozio è stato chiuso intorno al 1970. Al suo posto, al momento, c’è un ristorante. E soltanto una targa quasi invisibile ricorda che quello era il luogo in cui sorgeva la celebre libreria.

5- I quattro canti

Dove: A Genova, in piazza delle Scuole Pie
Appare in: Agata e la tempesta (2004) di Silvio Soldini
Proprietaria: Agata (Licia Maglietta)
Frequentata da: Nico (Claudio Santamaria)
È il luogo in cui: Il giovane Nico bacia Agata, alla fine di una lunga schermaglia nata dalla perplessità di Agata sul fatto che lui abbia letto tutti i libri che ha comprato. E, proprio in quel momento, squilla il telefono: il fratello di Agata, Gustavo, ha una rivelazione che cambierà la vita di entrambi…
Esiste davvero? No. «[È] un luogo inventato [dalla scenografa Paola Bizzarri], che però ha suscitato la curiosità dei genovesi al tempo delle riprese: la gente entrava per comprare libri ed era delusa quando scopriva che era tutto finto… magari esistesse una libreria così!» ha dichiarato all’epoca Silvio Soldini.

*L’autrice, grande appassionata di cinema, è direttore editoriale della casa editrice Nord

fonte:  *   www.illibraio.it