Per la prima volta un Paese dice sì al matrimonio egualitario con un referendum popolare. I sì verso il 70%. Il premier Enda Kenny : «Messaggio pionieristico» al resto del mondo. Il ministro per le Pari opportunità: «Orgoglioso di essere irlandese»
Il primo ad azzardare un pronostico, in Irlanda, è stato il ministro per le Pari opportunità Aodhan O’Riordain. «Penso che i sì vinceranno», ha detto alla Reuters pochi minuti dopo l’inizio dello spoglio del referendum sui matrimoni gay. E, su twitter, ha aggiunto: «Sono orgoglioso di essere irlandese».
Poco dopo un altro ministro, Kevin Humphrey, ha parlato di «chiara vittoria dei sì». Ma è stato solo quando due importanti sostenitori del «no» come John Murray, attivista del Catholic Iona Institute, e David Quinn, direttore dell’Istituto Iona, hanno ammesso la sconfitta che gli irlandesi hanno capito di avere fatto la storia. Una valanga di sì Secondi i primi dati ufficiali, i sì avrebbero vinto un po’ ovunque con percentuali che sfiorano il 70%.
In città, in campagna e anche in quelle zone che tipicamente votano conservatore. L’affluenza è stata alta, specialmente nelle aree urbane. Un risultato definito dal premier irlandese Enda Kenny «pionieristico». Perché la supercattolica Irlanda, dove fino al 1993 l’omosessualità era un reato, è il primo Paese al mondo ad approvare i matrimoni egualitari con un referendum popolare.
Cinque anni dopo l’approvazione in Parlamento della legge sulle unioni civili. Il primo ad azzardare un pronostico, in Irlanda, è stato il ministro per le Pari opportunità Aodhan O'Riordain. «Penso che i sì vinceranno», ha detto alla Reuters pochi minuti dopo l'inizio dello spoglio del referendum sui matrimoni gay. E, su twitter, ha aggiunto: «Sono orgoglioso di essere irlandese». Poco dopo un altro ministro, Kevin Humphrey, ha parlato di «chiara vittoria dei sì». Ma è stato solo quando due importanti sostenitori del «no» come John Murray, attivista del Catholic Iona Institute, e David Quinn, direttore dell'Istituto Iona, hanno ammesso la sconfitta che gli irlandesi hanno capito di avere fatto la storia.
Una valanga di sì
Secondi i primi dati ufficiali, i sì avrebbero vinto un po' ovunque con percentuali che sfiorano il 70%. In città, in campagna e anche in quelle zone che tipicamente votano conservatore. L'affluenza è stata alta, specialmente nelle aree urbane. Un risultato definito dal premier irlandese Enda Kenny «pionieristico». Perché la supercattolica Irlanda, dove fino al 1993 l'omosessualità era un reato, è il primo Paese al mondo ad approvare i matrimoni egualitari con un referendum popolare. Cinque anni dopo l'approvazione in Parlamento della legge sulle unioni civili.
Giovani alle urne in massa
Sabato per tutto il giorno l’hashtag #hometovote è spopolato su Twitter: migliaia di irlandesi, residenti all’estero per lavoro o per studio, sono tornati a casa per mettere la loro X sulla scheda. Un controesodo di massa - a bordo di navi, aerei o treni, con le carrozze addobbate con colori arcobaleno - documentato da immagini che resteranno nella storia del Paese. Che ha dimostrato «il valore della questione e l’importanza della politica», ha spiegato il premier. Il sì è stato sostenuto da tutti i partiti. Contraria, come prevedibile, la Chiesa locale. Che però, a differenza di quanto avvenuto in altri Paesi, si è limitata a una campagna fra i fedeli, ribadendo il suo «no» durante i sermoni. La geografia dei diritti gay L’Irlanda raggiunge così gli altri 13 Paesi europei (nel mondo sono ora 22) che hanno aperto le nozze gay (l’ultimo è stato la Slovenia). E lascia in un angolo quegli ultimi 9 che non prevedono nessun tipo di tutela per le coppie di persone dello stesso sesso: Italia, Grecia, Cipro e alcuni Paesi ex comunisti.] Giovani alle urne in massa
Sabato per tutto il giorno l'hashtag #hometovote è spopolato su Twitter: migliaia di irlandesi, residenti all'estero per lavoro o per studio, sono tornati a casa per mettere la loro X sulla scheda. Un controesodo di massa - a bordo di navi, aerei o treni, con le carrozze addobbate con colori arcobaleno - documentato da immagini che resteranno nella storia del Paese. Che ha dimostrato «il valore della questione e l'importanza della politica», ha spiegato il premier.
Il sì è stato sostenuto da tutti i partiti. Contraria, come prevedibile, la Chiesa locale. Che però, a differenza di quanto avvenuto in altri Paesi, si è limitata a una campagna fra i fedeli, ribadendo il suo «no» durante i sermoni.
La geografia dei diritti gay
L'Irlanda raggiunge così gli altri 13 Paesi europei (nel mondo sono ora 22) che hanno aperto le nozze gay (l'ultimo è stato la Slovenia). E lascia in un angolo quegli ultimi 9 che non prevedono nessun tipo di tutela per le coppie di persone dello stesso sesso: Italia, Grecia, Cipro e alcuni Paesi ex comunisti.
fonte: di Federica Seneghini http://www.corriere.it/
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