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lunedì 18 maggio 2020

Lgbt: Cosa è l’OSCAD, Osservatorio contro gli atti discriminatori

L'Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (OSCAD) è nato nel 2010, a seguito di un incontro tra l'allora prefetto di polizia Antonio Mangnelli e una delegazione di associazioni LGBT.

L’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (OSCAD) è nato nel 2010, a seguito di un incontro tra l’allora prefetto di polizia Antonio Mangnelli e una delegazione di associazioni LGBT.

Queste ultime chiedevano un aiuto alle forze di polizia a causa delle numerose aggressioni ai danni di membri della comunità che si stavano verificando molto frequentemente in quel periodo. L’OSCAD è nato da questo appello, a seguito dell’aver preso atto di una situazione di carenza di prevenzione e contrasto rispetto ai reati e crimini di odio.

 

Obiettivi dell’OSCAD

L’obiettivo principale dell’OSCAD è quello di contrastare l’under-reporting, ovvero la mancata denuncia, e favorire l’emersione del fenomeno degli hate crimes.
L’OSCAD ha una email alla quale tutti possono scrivere, dalle istituzioni al mondo associazionismo, dalle vittime di discriminazione ai testimoni di discriminazione.
La peculiarità di questo strumento è che le vittime possono scrivere anche in forma anonima. All’indirizzo oscad@dcpc.interno.it

 

Uno strumento speciale contro le discriminazioni

Nel nostro ordinamento non esiste denuncia in forma anonima e da questo punto di vista L’Oscad è uno strumento speciale. Strumento che vuole affrontare nello specifico le cause che possono portare all’under reporting, spesso dovuto alla paura di denunciare, e alla mancanza di fiducia nelle forze dell’ordine.

Una peruliarità dell’Oscad è che può funzionare da ponte rispetto alle associazioni, raccogliento le segnalazioni di chi si sente vittima di discriminazione e crimini di odio.
Appena l’associazione segnala un hate crimes, l’Oscad può contattare l’ufficio territoriale di competenza. Questo affinché si predisponga un ambimente accogliente per favorire la vittima alla denuncia del fatto.
In quest’ambito è importante che operino agenti di polizia informati sul tema dei crimini di odio contro l’omosessualità e l’identità di genere.
Oscad raccoglie annualmente dati relativi a reati di matrice discriminatoria, etnica, razziale, religiosi, e in base all’orientamento sessuale o identità di genere.

 

Il monitoraggio dei dati

Questi dati vengono elaborati anche dal database ufficiale delle forze di polizia. I dati raccolti da Oscad non hanno copertura normativa quindi non sono ufficiali ma solo statistici. Però permettono di far uscire dal cono d’ombra reati di matrice omotransfobica.
Durante gli anni il percorso di monitoraggio dell’Osservatorio si è affinato, portando ad avere una fotografia sempre più realistica della società. Contribuendo alla consapevolezza e prontezza sul fenomeno volte ad attuare politiche di prevenzione e contrasto sul problema.

Oscad inoltre organizza corsi di formazione e sensibilizzazione per gli operatori di polizia su questo fenomeno. Oltre all’under reporting Oscad vuole contrastare anche il problema dell’under recording.
Ovvero quei casi in cui la polizia non è formata per riconoscere un reato di pregiudizio e quindi non viene registrato come tale.
fonte:  Scritto da Dario Lapenta   www.cinquecolonne.it

mercoledì 25 febbraio 2015

Gli Stati Uniti hanno nominato un diplomatico gay per i diritti LGBT

Randy Berry, un console gay dalla lunga carriera, sarà il primo inviato per la difesa mondiale dei diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender

Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d’America ha nominato un diplomatico «apertamente gay» come primo inviato speciale per promuovere nel mondo i diritti LGBT (cioè i diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender). Si tratta di Randy Berry: è nato in Colorado, si è laureato in Kansas, dal 1993 ha intrapreso la carriera diplomatica e dal 2012 è console generale statunitense ad Amsterdam, nei Paesi Bassi. Negli anni precedenti Berry aveva svolto la stessa funzione a Auckland, in Nuova Zelanda, e ancora prima aveva lavorato per la diplomazia americana in Nepal, Bangladesh, Egitto, Uganda e Sudafrica.

La creazione di questo ruolo e l’annuncio che sarebbe stato ricoperto da una persona omosessuale era stato fatto dal Dipartimento di Stato all’inizio di febbraio su proposta del deputato democratico Alan S. Lowenthal della California, e prima ancora dal senatore del Massachusetts Edward Markey. Le associazioni che difendono i diritti LGBT e i diritti umani hanno commentato positivamente la nuova nomina dicendo che si tratta di un «fatto senza precedenti» e di «un impegno storico» da parte del governo degli Stati Uniti.

Nel dare la notizia, il segretario di Stato John Kerry ha detto che Randy Berry è «un leader, un motivatore», che «ha visione» e che in materia di diritti umani «ha la voce della chiarezza e della convinzione». Kerry ha anche parlato del ruolo del Dipartimento di Stato per la difesa e la promozione dei diritti LGBT spiegando che si tratta «di un impegno su scala globale per riaffermare i diritti umani universali di tutte le persone, indipendentemente dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere».
In oltre 70 paesi l’omosessualità costituisce ancora un reato, ha ricordato Kerry: «Questa lotta non è ancora vinta, non è il momento di scoraggiarsi».
fonte http://www.ilpost.it/2015/02/24/usa-diplomatico-gay-diritti-lgbt-randy-berry/

lunedì 26 gennaio 2015

Diritti Lgbt, Italia maglia nera in Europa: sanzioni record da Strasburgo

La Corte ha stabilito che il nostro Paese deve versare indennizzi per 120 milioni di euro a causa delle violazioni dei diritti dei propri cittadini. Si tratta della cifra più alta mai pagata da uno dei 47 stati membri del Consiglio d’Europa

Sui diritti l’Italia è fanalino di coda in Europa: maglia nera nel 2012 per entità di violazioni dei diritti dei propri cittadini riscontrate dalla Corte di Strasburgo. Il nostro Paese è infatti stato condannato a versare indennizzi per 120 milioni di euro, la cifra più alta mai pagata da uno dei 47 stati membri del Consiglio d’Europa. Inoltre resta, sempre nel 2012, il paese col più alto numero di sentenze emesse dalla Corte di Strasburgo e non ancora eseguite: ben 2569, contro le 1780 della Turchia e le 1087 della Russia che seguono in graduatoria. A causa dei giudizi inapplicati, poi, l’Italia è in testa ai paesi “sorvegliati speciali” dal Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa.

Secondo i rilevamenti dell’associazione Ilga Europe (http://www.ilga-europe.org/) il Regno Unito risulta il paese in cui la popolazione Lgbt viene più rispettata, col 77% di atteggiamenti non discriminanti, mentre l’Italia è tra le ultime classificate, con un 19% che la vede al livello di Bulgaria, Bosnia, Turchia, Lituania e Lettonia. Nel 2010 la Consulta ha emanato una sentenza (numero 138) che esclude l’incostituzionalità delle norme che impediscono il matrimonio a persone dello stesso sesso, ma affermando che l’unione omosessuale ha il diritto al “riconoscimento giuridico con i connessi diritti e doveri” secondo quanto sancito dall’articolo 2 della Carta, esortando perciò il parlamento a “individuare le forme di garanzia e di riconoscimento per le unioni suddette”. Il che significa che se le camere non legiferano, le coppie omosessuali potranno rivolgersi ai giudici ordinari per rivendicare un trattamento omogeneo con le coppie eterosessuali sposate.

Dalla Consulta si attende inoltre un pronunciamento in merito all’incostituzionalità del “divorzio automatico” previsto nel caso in cui uno dei coniugi cambi sesso. D’altronde la Cassazione si è già espressa con una sentenza in cui afferma che un matrimonio contratto all’estero non può produrre effetti in Italia perché manca una disciplina sulle coppie omosessuali, ma i coniugi, “quali titolari del diritto alla vita familiare” garantito dalla Convenzione europea dei diritti umani, possono rivolgersi “ai giudici comuni per far valere il diritto a un trattamento omogeneo”. E i fronti sono molti: dalla tutela giuridica per i figli nati con la procreazione assistita fino ai matrimoni contratti all’estero.
fonte http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06/22/diritti-lgbt-italia-maglia-nera-in-europa-sanzioni-record-dalla-corte-di-strasburgo/633782/ di Cosimo Rossi

sabato 27 aprile 2013

LGBT Philadelphia, arriva l’Equality Bill


Philadelphia si conferma la colonna portante dei diritti LGBT in America.
La quinta città più grande degli Stati Uniti ha infatti approvato, come riportato da LGBTQ Nation:
http://www.lgbtqnation.com/2013/04/philadelphia-city-council-approves-landmark-lgbt-equality-bill/
un equality bill a tutela dei diritti legali delle coppie dello stesso sesso; il sindaco Michael Nutter ha dichiarato che entro breve apporrà anche la sua firma sul documento.

Philadelphia si trova in Pennsylvania, che abolì la legge contro la sodomia nel 1980, quando alcuni cittadini promossero azioni legali contro lo Stato. Ciononostante, le unioni civili sono consentite solo a Philadelphia; ora, l’equality bill sarà una garanzia in più per le coppie omosessuali.

Il promotore del documento, il consigliere Jim Kenney, ha infatti istituito un fondo di credito per consentire anche alle famiglie con genitori dello stesso sesso di far valere i loro diritti in sede legale. Sono previsti, con questo provvedimento, anche degli incentivi statali per gli avvocati che decideranno di assistere le coppie LGBT; 14 consiglieri contro 3 hanno firmato una proposta di legge che rafforza molto i diritti omosessuali in una città già all’avanguardia da questo punto di vista.

Il documento si pronuncia anche a tutela della popolazione transgender: sarà compito del governo garantire l’assistenza per le spese mediche e sanitarie, inclusi anche gli interventi chirurgici.
Dal punto di vista burocratico, sarà più semplice il cambiamento di nome e sesso sui documenti; tutto dovrà essere gender neutral, e non ci dovranno essere distinzioni di tale sorta. Viene proibita, oltretutto, qualsiasi forma di discriminazione sanitaria contro la popolazione omosessuale e transessuale.

Brian Sims, la prima persona apertamente gay ad essere eletta nella Pennsylvania General Assembly, ha definito i membri del consiglio agents of equality, «attori dell’uguaglianza». Jim Kenney sostiene: «Il disegno di legge riconosce l’umanità e l’essere cittadini di queste persone, e i loro pieni diritti a partecipare a tutto quello che la legge ha da offrire a chiunque altro».

Philadelphia si schiera in favore di una cittadinanza al tempo stesso eterogenea ed unita, con gli stessi diritti per ogni suo membro, riconosciuto tale in favore della dignità umana.
Lo Stato della Pennsylvania si avvicina ancora a quanto auspicato da Barack Obama nel suo discorso di insediamento alla Casa Bianca, nel 2013: «Il nostro viaggio verso la libertà non potrà dirsi completo fin quando i nostri fratelli e le nostre sorelle omosessuali non saranno trattati come tutti davanti alla legge; se è vero che tutti siamo creati uguali, allora l’amore tra ciascuno di noi deve essere trattato allo stesso modo».
fonte http://ilreferendum.it di Chiara Gagliardi