mercoledì 1 agosto 2012

Lgbt: A Verona non sei sola/o, il SAT come accoglienza dei transessuali/transgender del Veneto

Da una città notoriamente conservatrice e chiusa come Verona, dove gli episodi di violenza ai danni delle minoranze si fanno spesso sentire, non c’era da aspettarselo.

Eppure dal 4 Novembre è attivo lo sportello Servizio Accoglienza Trans presso il Circolo GLBTQE (gay-lesbico-bisessuale-trans-queer-etero) Pink, in via Scrimiari 7.

Un esempio unico di apertura verso una realtà per molti sconosciuta e discriminata. Abbiamo rivolto qualche domanda a Laurella Arietti e Laura Sebastio, sportelliste e consulenti.

Il SAT è il primo sportello di accoglienza trans del Veneto, come nasce? Di chi è stata l’idea? Da quale esigenza?


Il Servizio Accoglienza Trans del Circolo Pink di Verona è il primo servizio nel suo genere non solo nel Veneto ma su tutto il territorio nazionale.

In Italia, sono oramai alcuni i servizi di consultorio per la transizione, che dispongono di équipe di psicologi ed endocrinologi e si avvalgono di protocolli d’intesa con ospedali per eventuali operazioni di riattribuzione chirurgica sessuale (ad esempio, il MIT Bologna e SPOT Circolo Maurice Torino).

La caratteristica del SAT Pink è quello di accogliere la persona, che alle volte può essere un* trans o, come nella maggioranza delle situazioni, una persona che cerca di capirsi e inizia una ricerca con il supporto delle/gli sportelliste/i del servizio. A volte, si tratta invece di familiari o amici di persone trans che cercano supporto per capirle/aiutarle.

Questo servizio nasce nel 2005, quando al Circolo Pink iniziarono ad arrivare persone transessuali che poterono trovare uno spazio nella città di Verona che fosse aperto a tutti, soprattutto a chi presentava delle problematiche legate all’identità di genere.

Si iniziò con Transgender-Pink, attività di accoglienza che si teneva tutti i venerdì dalle 18.30 alle 20.30, che si tramutò ben presto in un gruppo di mutuo aiuto, coordinato prevalentemente da una donna trans (Laurella Arietti, responsabile del Transgender Pink del Circolo Pink), coadiuvata a turno da altre trans.
Contemporaneamente, il Transgender Pink ha organizzato alcuni appuntamenti culturali per la divulgazione della tematica transessuale.

Sono stati organizzati anche convegni sull’inserimento lavorativo per le persone trans, con la partecipazione di sindacati come CGIL, FIOM CGIL.
La sede del Pink ha ospitato mensilmente degli eventi aperti alla cittadinanza sulle tematiche trans.

Negli anni è cresciuta l’esigenza che la problematica trans fosse patrimonio di tutta l’organizzazione del Circolo Pink. Di conseguenza è nata anche la necessità di offrire servizi qualificati, non più gestiti da una singola persona, ma da un gruppo che avesse seguito degli adeguati corsi di formazione, col coinvolgimento anche di psicologhe/i, educatrici/ori, studenti, lavoratori/e, persone transessuali attiviste e chiunque esprimesse il desiderio di avvicinarsi a questa tematica: questa è stata la base dell’attuale Servizio Accoglienza Trans.

Per quanto il Transgender Pink cercasse di rispondere alle richieste e ai bisogni delle persone trans, si è ritenuto opportuno ad un certo punto pensare ad uno servizio maggiormente strutturato, che potesse avvalersi della presenza di un maggior numero di persone con diverse competenze e professionalità. Il Circolo Pink ha dunque deciso di organizzare un articolato percorso formativo, con il sostegno e la partecipazione di professionisti/e e attivisti/e del MIT di Bologna e del Circolo Maurice di Torino. Il corso ha visto la partecipazione di circa venti persone delle quali alcune (una decina) hanno deciso di impegnarsi nell’attivazione del servizio. L’esigenza dalla quale nasce il servizio è la stessa esigenza del Transgender Pink, cioè la creazione di un punto di riferimento per persone trans che vogliano informazioni, sostegno, ascolto, occasioni di socialità. Inoltre, il servizio si propone di promuovere cultura e informazione sulla tematica trans sul territorio.

Il servizio è l’unico riferimento del genere in tutto il Triveneto che, nonostante la vigente legislazione in materia che permette la riattribuzione chirurgica del sesso, non ha creato nel tempo nessun servizio o sportello dedicato alla delicata condizione esistenziale delle persone trans.

Ci sono stati ostacoli particolari per la realizzazione di questa iniziativa in una città come Verona? Quale è stata la reazione dei cittadini, ostilità o curiosità ed apertura?

Per ora non abbiamo ricevuto nessuna manifestazione di ostilità. Dopotutto la nostra attività non è particolarmente visibile poiché per il momento è costituita essenzialmente di colloqui individuali. Durante l’inaugurazione, che ha avuto come madrina Vladimir Luxuria, il Pink era strapieno di gente, il clima era gioioso e la presenza di giornaliste sensibili ha prodotto dei buoni articoli sulla stampa locale.

Quali sono i servizi offerti dallo sportello SAT e verso chi sono rivolti? C’è un orario prestabilito a cui rivolgersi o bisogna fissare un appuntamento? Chi si occupa di dare assistenza e accoglienza? Quante persone? Tutte transessuali? È offerto anche un supporto psicologico?

Offriamo innanzitutto ascolto: sembra scontato ma per alcune persone trans è una delle poche occasioni, se non l’unica, in cui possono parlare di ciò che sentono senza timore di essere giudicate. Ci sono inoltre alcune psicologhe di riferimento con le quali abbiamo stipulato una convenzione (che comprende due incontri gratuiti e, in seguito, una tariffa calmierata) che vengono contattate in caso ci sia una richiesta esplicita di sostegno psicologico da parte della persona che viene al servizio. Diamo informazioni sull’iter di transizione, sui servizi disponibili e, in caso ci sia una richiesta in tal senso, inviamo la persona al MIT di Bologna per cominciare la transizione. Organizziamo anche occasioni di socialità, intrattenimento e festa presso la nostra sede. Lo sportello è aperto dalle 19 alle 21 tutti i mercoledì (siamo chiusi in Agosto). Non è necessario telefonare prima se si viene in orario di apertura, è necessario contattarci prima via mail o telefono se si vuole fissare un incontro al di fuori di tale orario. Chi viene allo sportello trova due persone del SAT pronte all’ascolto. A partire da questo primo colloquio e accoglienza, se il caso lo permette diamo risposte e/o inviamo la persona ai nostri contatti (MIT, psicologhe ad esempio), nel caso di richieste più complesse o che richiedono tempi lunghi, condividiamo col gruppo e valutiamo di volta in volta come gestire le richieste.

Il servizio però si pone anche come propulsore di attività culturali, formative e informative sulla questione del transessualismo. Tra le iniziative più interessanti c’è da segnalare un convegno che stiamo organizzando per il 18 ottobre con l’Università degli studi di Verona-Facoltà di medicina dal titolo ‘Dalla scoperta di sé alla transizione, il percorso medico/psicologico per le persone transessuali e trasgender.

Rispetto alla composizione del gruppo, il nostro servizio ha una particolarità rispetto ad altri servizi del genere: su 13 persone attive solo tre sono trans. Ciascuno di noi ha motivazioni personali e/o politiche per appartenere a questo gruppo. Ovviamente partiamo tutti da una visione fluida della sessualità e dell’appartenenza di genere e ci definiamo in ricerca. Azzardo che forse è un segno dei tempi: siamo tutti sulla trentina eccetto tre persone e forse solo qualche anno fa si riteneva che la questione dell’appartenenza di genere interessasse solo le persone transessuali e transgender. Certamente loro vivono in prima persona in coerenza con se stessi/se stesse la propria identità di genere in un contesto sociale che tende ancora ad escluderle, ma in fondo crediamo che la questione dell’appartenenza di genere, al di là del binarismo genderista e eterosessista, riguardi tutti.

Chi si rivolge a voi? Quali sono le maggiori difficoltà che una persona transgender/transessuale deve affrontare? consigliereste ad un giovane con problematiche legate all’identità di genere di rivolgersi al SAT? Perché? L’anonimato e la riservatezza sono garantiti?


Si rivolgono a noi persone di tutte le età e con richieste diverse. La richiesta più frequente è la richiesta di ascolto e/o di sostegno psicologico. Le maggiori difficoltà sono legate alla scoperta di sé e del benessere individuale. Già nel Trasgender Pink, Laurella Arietti puntava ad aiutare le persone che a lei si rivolgevano a stare bene con se stesse, al di là della riattribuzione chirurgica o dell’assunzione di ormoni, ad esempio. Scoprirsi e scoprire cosa ci fa stare bene può avvenire attraverso un dialogo con altre persone pronte e preparate ad ascoltare e attraverso la conoscenza di altre persone in transito. Alcune persone richiedono un sostegno psicologico per questo.

Abbiamo già un paio di utenti molto giovani che stanno con molta determinazione cercando di capire chi sono e cosa vogliono. In un caso, l’utente ha coinvolto nei colloqui con noi anche la madre e le cose stanno andando verso l’accettazione di un percorso di transizione che sembra inevitabile. Tutto ciò è più facile per un genitore se vede che ci sono persone trans che, dopo aver fatto il loro percorso, vivono bene e persone non trans che comprendono un desiderio tanto divergente, lo accolgono e gli danno tutto il rispetto e la legittimazione di cui c’è bisogno.

Consigliamo certamente ad una persona giovane con problematiche legate all’identità di genere di rivolgersi al SAT perché ha così modo di trovarsi in un ambiente accogliente e rispettoso, qualunque sia la sua scelta. In una società che nega troppo spesso l’esperienza trans, è molto importante potersi trovare in uno spazio che riconosce la propria dimensione e si può anche venire in contatto con altre persone che condividono un percorso simile. L’anonimato e la riservatezza sono garantiti al 100%.
fonte http://giornaleilreferendum.com di Ilaria Stradoni

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