domenica 29 agosto 2010

Lgbt, Film Diversità e Solidarietà “Il volo” di Wim Wenders, l’accoglienza è un seme fecondo


Wim Wenders “Il volo”, girato in Calabria tra Scilla, Badolato e Riace tra settembre e dicembre del 2009.

Il mediometraggio di 32’ prodotto dalla Technos, Regione Calabria e dalla Fondazione Calabria Film Commision con il patrocinio dell’UNHCR è un’opera poetica sull’accoglienza da parte di alcuni paesi della Locride, come Riace e Caulonia, per il loro ripopolamento, verso rifugiati provenienti da diverse parti del mondo dal 1997 e ancora oggi in corso, il primo caso di resettlement sperimentato in Italia: i rifugiati lasciano i campi profughi per essere ospitati in paesi dove si stabiliranno “per sempre”, in applicazione dell’art.10 della cost. introdotto nel ’47, mai applicato veramente in precedenza.

La trama iniziale: Un bambino e il suo sindaco, in un paese della costa calabrese ormai spopolato, per via dell’emigrazione, dove è difficile anche organizzare una partita di pallone perché non ci sono altri bambini. L’arrivo di un gruppo d’immigrati, a bordo di un barcone, crea scompiglio nella piccola amministrazione locale e apre ovvie discussioni sull’accoglienza tra le autorità locali, Luca Zingaretti interpreta il prefetto, e l’amministrazione locale con Ben Gazzara nel ruolo del sindaco, doppiato da Giancarlo Giannini. Il bambino Peppino, interpretato da Salvatore Fiore, e il sindaco darà una svolta decisiva e positiva alla vicenda.

Nata da un soggetto di Eugenio Melloni che Wenders trasforma durante le riprese da un film di fiction della durata iniziale di 7’ in meta-cinema in cui si mette in gioco in prima persona come “attore” di se stesso, prende una svolta decisiva dalle parole che il giovane Ramadullah , un piccolo rifugiato afgano,che faceva la comparsa nel film e ogni giorno per arrivare sul set faceva tre ore di pullman,

dice a Wim: “ è molto bello quello che stai facendo qui, ma noi siamo venuti fin qui solo per te, adesso sei tu che devi venire da noi a Riace se no non sei una persona seria”. A quel punto Wenders decide di cambiare la sceneggiatura: “Era necessario insomma che la fiction indietreggiasse per far posto alla realtà”, da comparsa Ramadullah si trasforma in anima wendersiana come altri tre ragazzini rom per raccontare la sua storia.

Nella conferenza stampa che ha seguito la proiezione Wenders commenta: “ Per la prima volta nella mia vita ho fatto un film che si abbandona, si lascia trascinare dalla realtà, ed è stato proprio grazie a questi ragazzini, in particolare al piccolo Ramadullah, che ho fatto quello che veramente volevo fare, entrare sul serio in questa terza dimensione. Il 3D è fantastico per farti vedere l’invisibile, per portarti in pianeti lontani, per immergerti dentro una fantasia, però non siamo ancora abituati all’idea che il 3D, questa tecnica reale, è una straordinaria, un incredibile porta che ti fa vedere la realtà così com’è quella del nostro pianeta..

Esiste in cinematografia oramai una nuova professione che è quella dello stereografo, se si dice veramente così, ci sono due persone che hanno reso possibile veramente questo progetto Giampiero Piazza e Francesca Tornimbeni (direttori della stereografia). Dopo qualche giorno di riprese su questo film ho cominciato a credere di aver capito cosa significa 3D veramente, 3 Difficile”;.

“Il volo” è qualcosa di completamente diverso dalle opere che usano il 3D come effetto spettacolare, in questo lavoro troviamo una ricerca sul colore e sull’immagine che cercano di arricchire il linguaggio con nuovi elementi e non di sorprendere il pubblico per sparire nel silenzio, un’inquadratura dall’alto sui tetti affacciati sul mare è una tela, è pittura, le goccioline di pioggia non cadono su di noi ma in una terza dimensione interna al profilmico.

La fotografia realizzata da Romano Albani è differente da quella usata dal maestro tedesco in molte delle sue fotografie e opere cinematografiche a colori come in “The Million Dollar Hotel” (2000) “La terra dell’abbondanza” (2004) o “Non bussare alla mia porta” (2005), le dominanti al “neon-americano” ciano e verde/verde prato spariscono.

Nel suo intervento prosegue: “ Tutti siamo abituati al fatto che buona parte della realtà che abbiamo di fronte agli occhi è francamente piuttosto brutta, che induce al pessimismo, specie se guardiamo molto la televisione e invece a me è piaciuta l’idea di montare su questo schermo qualche cosa che è bello e che è quasi utopico ma calato in un paesaggio che ultimamente (come vogliamo dire) non gode molto buona stampa, non godono di buona stampa gli immigrati, non godono di buona stampa i poveri.

Il problema della povertà, della miseria, non gode di grande popolarità sul pianeta, quindi alle volte occorre soltanto un semino di utopia per vedere le cose con occhio diverso (continua citando l’esempio del prof. Muhammad Yunus sul microcredito, premio nobel per la pace, argomento trattato da Wenders nel suo corto in “8”,2008). Spero davvero moltissimo che quel granello di utopia che abbiamo visto tutti quanti lì a Riace possa crescere, diventare una cosa più grande, qualche cosa che ci indica il cammino che ci porterà a vedere gli immigrati non più un problema ma come una soluzione.”.

“Il volo” è sicuramente un progetto che ha trovato d’accordo tutti quelli che ne hanno voluta la realizzazione nel di –mostrare al mondo intero grazie al tocco di un regista di fame internazionale come Wim Wenders, che la Calabria non è soltanto ‘Ndrangheta, che è ovviamente presente (anche nel film) e va combattuta, ma che ci sono luoghi in cui avviene qualcosa di straordinariamente diverso.
fonte www.dazebao.org di Danilo Tomeo

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