martedì 19 aprile 2011

Lgbt 150°: "DONNE E RISORGIMENTO"


Pensando al Risorgimento si pensa subito a Mazzini, Garibaldi, a Cavour.
Tra le donne si pensa al massimo ad Anita Garibaldi (della quale non si conosce però generalmente il cognome), alla contessa di Castiglione o proprio in questi ultimi mesi alla principessa di Belgioioso.

Quello a cui non si pensa, perché in effetti non si sa, è che le donne hanno avuto una parte importantissima nell'unità d'Italia e non solo come compagne devote servizievoli e umili ma come vere e proprie protagoniste sia sulle barricate che con le loro professioni: artiste, poetesse, letterate, giornaliste, casalinghe, o come nel caso di Enrichetta Caracciolo, suore forzate che nel convento tessevano trame di sovversione e aiutavano i garibaldini o gli insorti salvo poi depositare il loro abito sull'altare per cominciate una nuova vita in un nuovo Stato.

Eleonora Fondeca Pimentel, poetessa arcadica e poi fervente patriota che diresse il giornale il "Monitore" nella prima rivoluzione napoletana trovando la morte per impiccagione, è forse stata la madre delle donne letterate che si sono battute per l'unità d'Italia.

E poi Margaret Fuller giornalista americana corrispondente di guerra del New York Tribune che registrò con attenzione e lungimiranza politica le fasi della Repubblica Romana ed aiutò Cristina di Belgioioso nell'organizzare gli ospedali romani creando corpi di infermiere professioniste; e poi Adelaide Ristori che infiammò gli animi verso la causa italiana attraverso i mass media del tempo: l'opera.

Fu ammirata anche da Verdi e da Cavour che la definì la più efficace ambasciatrice della causa italiana nel mondo, ma della quale nei libri di testo non c'è traccia.

E poi tornando a Cavour e al suo utilizzo disinvolto delle donne, la famosa Virginia che col suo desiderio di farsi ammirare e di arrivare al potere attraverso il suo fascino, è una figura ancora purtroppo molto attuale.

Di tutte queste donne si parla nel docu-fiction "Giulia e le altre" prodotto da Rai Edu che mostra aspetti dimenticati o nascosti di queste figure anche nel rapporto tra le generazioni.

Nel documentario compaiono anche le donne comuni, le donne del popolo che non si sono risparmiate e come gli uomini hanno combattuto, sperato, sofferto.

Certo si parla di poche donne rispetto alle tante tantissime protagoniste che come Enrichetta o Cristina si sono battute per la causa, sono state apprezzate e poi messe da parte condannate all'oblio.

La storia della letteratura italiana del De Sanctis parla chiaro: le donne ne sono state escluse perché la nuova Italia doveva riprendere i valori tradizionali e rimanere saldamente centrata sulla famiglia e sui ruoli tradizionali.

Operazione riuscita se ancora oggi si fatica tanto a trovare tracce di queste donne nella storia e nelle celebrazioni.

Abbiamo cominciato con un documentario grazie alla volontà e alla passione di Paola Orlandini e della regista Claudia Mencarelli che hanno volentieri e con grande maestria e sensibilità realizzato un mio desiderio: restituire visibilità ad almeno alcune delle tante protagoniste della nostra storia.
fonte www.zeroviolenzadonne.it, di di Laura Moschini

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