giovedì 21 aprile 2011

Libri lgbt: "L'amore che non osa dire il suo nome" di Flaminia Nucci


“L’amore che non osa dire il suo nome” di Falminia Nucci è il grido di speranzosa volontà di divincolarsi dal silenzio e dal buio psico-emotivo in cui versano le menti umane.

Lo fa prendendo le mosse da un aspetto particolare, non ancora sviscerato completamente nella sua totalità: la psicologia, burattinaia di vite.

L’orrore dei diritti negati degli omosessuali che non trovano una collocazione nella giustezza del diritto e delle leggi che regolano l’esistenza.

Flaminia Nucci si addentra in un sentiero poco battuto nella letteratura e nella scrittura: l’omosessualità esaminata e raccontata indagando il significato psicologico dell’omosessualità e le intrinseche dinamiche che prendono vita dall’approccio quotidiano con l’eterosessualità.

Dinamiche non solo interiori e soggettive ma trasposte all’estero nel tentativo di trovare spazi e riconoscimenti che si scontrano con la paradossalità della follia di chi legifera.

Follia che genera omofobia: patrimonio non solo degli eterosessuali, come spesso si crede, ma appartenenza degli stessi omosessuali.

Scritto, nato dalla nobile volontà di ri-dare dignità all’onta subita e al dolore interiorizzato, figlio dell’ipocrisia e dell’ignoranza, partorito da chi a fatica guadagna consapevole coscienza della propria natura che fortifica e ri-definisce la propria identità.

Questo volume, nel mentre indaga i processi psichici e le questioni sociali, ci parla sempre e innanzitutto dell'amore. E, come tutte le forme d'amore, anche quello omosessuale elude qualunque piena comprensione e, infine, rimane un mistero.

E scoprire, infine, che la diversità è una “distanza” dalla consistenza incorporea che, travalicando i diktat tradizionalmente trasmessi, tende ad assottigliarsi fino a scomparire.

Da cosa è mossa la sua attenzione verso l’immaginario omosessuale?
L’idea di scrivere un libro sull’omosessualità nasce dalla mia attività presso l’Associazione Il filo di Arianna.

Nel corso degli anni, ho avuto modo di scoprire quanto fosse inadeguato, pressoché in tutte le persone incontrate, il livello di conoscenza e di comprensione del significato psicologico dell’omosessualità, e di constatare quanto l’incomprensione, la diffidenza e perfino l’omofobia non fossero patrimonio esclusivo degli eterosessuali, ma venissero, magari inconsciamente, condivisi anche dagli omosessuali.

Con quale stato d’animo nasce l’idea di questo libro, e nel corso della sua stesura è mutato? Qual è lo scopo da raggiungere?
Lo stato d’animo che ha accompagnato la stesura del libro è la consapevolezza che la collusione tra la discriminazione oggettiva e l’omofobia interiorizzata di chi ha un diverso orientamento sessuale permette che vi siano, ancora oggi, in Occidente, uomini e donne ridotti al dolore dall’ipocrisia e dalla paura del diverso.

Contro ogni principio di libertà e contro ogni sentimento di umanità.
Il libro nasce, dunque, dal desiderio di riscattare il dolore di chi vive nella discriminazione e dalla volontà di accendere una luce di conoscenza nel buio dell’ignoranza.

Nel suo libro si fa riferimento, in maniera più o meno evidente alla discriminazione oggettiva e all’omofobia interiorizzata. Ci spiega meglio cosa si intende con le due espressioni?
E che tipo di rapporto c’è tra i due “fenomeni”?
La discriminazione oggettiva consiste nel fatto che, In Italia non è stato ancora approvato alcun disegno di legge sulle unioni di fatto. Il risultato, per le coppie omosessuali, è che non esiste possibilità, se non per mezzo di scritture o accordi privati, di disciplinare i rapporti personali e patrimoniali relativi alla vita in comune.

Per le coppie omosessuali, non esistono leggi che regolino: il diritto di abitazione nella casa familiare (in caso di separazione o di morte di uno dei due conviventi), il mantenimento del convivente economicamente più debole (in caso di separazione), la successione, la pensione di reversibilità, l’assistenza ospedaliera, le decisioni in materia di salute, di morte e di sepoltura.

Per quanto riguarda l’omofobia interiorizzata, va detto che l’omosessuale vive, fin da piccolo, in un clima di omofobia collettiva, che permea, in certi casi in maniera implicita ed inconscia, in altri, esplicita e conscia, la comunità a cui appartiene.

Crescendo, il bambino, e più tardi l’adolescente, interiorizza l’omofobia e, da adulto, magari in maniera solo indiretta e senza neanche rendersene conto, si troverà vittima, lui stesso, dei propri pregiudizi nei confronti dell’omosessualità.

Naturalmente, il rifiuto dell’omosessualità non si traduce tanto nel giudizio di chi condivide lo stesso orientamento sessuale, quanto nella svalutazione, più o meno inconscia, dei propri sentimenti, delle proprie emozioni, dei propri desideri e dei propri bisogni.

Perché analizzare l’omosessualità in reazione alla dinamica eterosessuale?
Perché l’aspetto più interessante sta nel constatare che l’individuo eterosessuale e quello omosessuale mirano entrambi alla totalità psichica, ma semplicemente in maniera diversa: il primo cercando di integrare, attraverso l’amore per una persona dell’altro sesso, i due poli, maschile e femminile, che percepisce separati, il secondo, tramite un’unica figura ermafrodita, che racchiude in sé la totalità.

Le due modalità, quella eterosessuale e quella omosessuale, sono perfettamente complementari, ma fanno parte di un’unica dinamica psichica, comune a entrambi.

Quanto la psicoanalisi e nella fattispecie il pensiero di Freud e Jung ha influito sulla sua scrittura?
Certamente molto, ma il mio testo trova il suo fondamento empirico, e quindi, teorico, nel lavoro concreto di analisi dell’inconscio di molti individui omosessuali e, infatti, in parte, si discosta dalle teorie freudiane e junghiane.
Definisce il termine “omosessuale” un’invenzione moderna, ci spieghi meglio…

Il termine “omosessuale” fu coniato da alcuni psichiatri tedeschi nel XIX secolo, a seguito di un fenomeno altrettanto moderno, quello dell’attrazione erotica per i rappresentanti di un unico sesso: il desiderio per le sole donne o per i soli uomini discende dalla cultura ebraico-cristiana e sopravvive, trionfante, nella nostra società, sempre più normativa e tecnologica e, nello stesso tempo, sempre più avara di sentimenti e priva di anima.

La dinamica omosessuale è presente nella psiche degli uomini e delle donne eterosessuali, quanto la dinamica eterosessuale è presente nella psiche degli omosessuali.

Questo non significa necessariamente vivere e agire entrambi gli aspetti della propria sessualità, ma significa che, dal punto di vista della dinamica psichica, gli omosessuali non sono troppo diversi dagli eterosessuali: è solo la distribuzione dei pesi psicologici ad essere diversa in loro.

Omosessualità ed eterosessualità risultano così delle “specializzazioni” necessarie nell’ambito della più generale attitudine alla sessualità, all’erotismo e alla capacità di relazione.
A cura di Paola Tarasco
fonte .gayin.tv

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