sabato 12 giugno 2010

Libri Lgbt, “O come Oscar” di Daniela Zincone: un libro che parla a tutti, gay ed etero


È la devastante forza del dialogo e dell’incontro il perno centrale del romanzo di Daniela Zincone dal titolo O come Oscar, recentemente pubblicato da Tullio Pironti. Il dialogo e l’incontro tra due realtà che appaiono come le più lontane possibili: un giovane omosessuale e drogato e una donna dell’alta borghesia, insegnante, pittrice. Quasi a voler dire: un personaggio impastato di terra e fango e uno impastato di luce e cielo. Eppure è dall’incontro di queste diversità che nasce la speranza: quella di incontrarsi e capirsi.

Abbiamo incontrato l’autrice del romanzo, Daniela Zincone, e le abbiamo rivolto alcune domande per i lettori di Queerblog.

Ci racconti qualcosa di lei
Sono un’insegnante di una scuola secondaria superiore di Napoli, da anni impegnata a sostenere i giovani, il loro valore, le loro capacità e il loro indispensabile protagonismo, certa che essi siano un immenso patrimonio di significati e linguaggi nel mondo contemporaneo. Ho tre figli oramai adulti e ho sempre cercato di creare una profonda interazione fra i due ruoli, l’essere madre e l’essere docente, nella certezza che entrambe le esperienze siano l’una arricchimento dell’altra. Non intendo dire con questo che credo nell’insegnante materna o nella mamma pedagoga, no, intendo unicamente affermare il principio che l’ascolto attento è l’ atto d’amore più significativo e che la vera conoscenza passa attraverso la condivisione. Amo la lettura, la musica, il cinema, amo tutte quelle forme d’arte che, più che autocelebrarsi, aiutano gli uomini a essere migliori. I miei grandi amori sono la scrittura e la pittura e mi dedico a queste due passioni con un ardore sempre rinnovato dal desiderio di ricerca e di scoperta.

Come nasce “O come Oscar”?
Dal caso e forse da una sfida. E poiché racconta la verità, nasce dalla vita vera, non quella inventata. Il giovane omosessuale e tossicodipendente esiste realmente e ha attraversato la mia esistenza con una forza inusitata. Ricordo che venne a casa mia, in fuga da una realtà aberrante, e quasi subito iniziammo a comunicare, seppur fra mille incomprensioni. Fu così che la scrittura divenne il luogo di incontro di due vite tanto diverse, che là coniugavano la loro disperazione e la ricerca della salvezza, divenendo l’un per l’altro genitore e figlio, maestro e discepolo. Il libro rifiuta la posizione di tanti terapeuti per i quali uscire dalla droga equivale a seguire un protocollo. Le persone si salvano solo se ritengono di essere un valore per qualcuno, se si sentono amate, rispettate e soprattutto considerate. Se sono necessarie. E per questo non occorre un protocollo. Ho dato a Oscar non il mio aiuto, ma il mio affetto e lui ha risposto. A distanza di tempo, posso ben dire che la reciprocità è stata alla base di tutta questa vicenda.

Famiglia, droga, omosessualità: molti sono i temi presenti nel suo romanzo. Quale le sta più a cuore?
Parlare di droga e omosessualità non può escludere il discorso sulla famiglia, che è la prima agenzia educativa, la vera artefice della definizione di una identità primaria, responsabile di quasi tutte le costruzioni culturali e comportamentali attraverso le quali ci definiremo. Una famiglia allenata a discutere sui grandi temi, aperta alla problematicità e alla diversità, costruita sul rispetto delle varie componenti, scevra di atteggiamenti autoritari e prevaricatori, è un ottima palestra dove iniziare le gare di simulazione per la sopravvivenza. Quindi è il tema della famiglia che mi sta più a cuore, in quanto è il tema per eccellenza.

Oltre a scrivere il romanzo lei ha realizzato anche l’immagine di copertina: nasce prima il testo o l’immagine? E come ha condensato nell’immagine circa 500 pagine del romanzo?
Ovviamente nasce prima il testo. La ‘visione’ è arrivata dopo, a meno della metà della scrittura. Mi sono avvalsa della collaborazione del ragazzo, che ha posato per alcune foto dalle quali ho tratto l’ispirazione per il dipinto. Esso esprime la precarietà. Oscar siede su di una sedia bidimensionale, dove tenersi in equilibrio è praticamente impossibile. Sa che può farlo solo se fa affidamento su se stesso e così usa la gamba ‘virile’ quale appoggio, rendendola secondo perno della sedia. Ma nonostante la traballante situazione, è fiducioso e mostra fiero la sua nudità, sia fisica che esistenziale, rivelandosi per quel che è. Addirittura ostenta la sua omosessualità, indossando a mo’ di sfida una fiammeggiante scarpa femminile e fuma sensualmente, con piacere tracotante. Sa che sarà giudicato e condannato, forse proprio ne ha fatto oggetto di desiderio e di vergogna. E questo lo diverte.

Lei è madre: come vede l’omosessualità?
Non riesco a pensare all’omosessualità come un qualcosa su cui esprimere un punto di vista, a meno che non ci è dato di esprimerci con spirito giudicante sul colore degli occhi o su quello dei capelli. Mi sembra inopportuno quanto inutile avere un parere sull’omosessualità. Faccio un esempio: mi chieda come vedo una persona bionda o bruna, bassa o alta, magra o grassa e saprò allora dirle come vedo l’omosessuale.

Cosa ne pensa dei libri “gay” pubblicati in Italia?
Non credo che esista una letteratura gay. Sarebbe una forma aberrante di segregazione! Sto immaginando un gay che legge libri gay seduto sul pullman in un posto per gay, mentre si reca a un concerto per gay. Che orrore! Però credo che esistano buoni libri e cattivi libri, buoni scrittori e cattivi scrittori.

Che libro c’è ora sul suo comodino?
Vediamo… sul mio comodino passa di tutto… adesso sto leggendo il buon vecchio Simenon, che mi ha consigliato mio fratello.

Perché un lettore di Queerblog dovrebbe leggere il suo romanzo?
Perché il mio libro parla di tutti noi, omosessuali e non, perché pone in primo piano le relazioni umane, soprattutto quando fioriscono non attese su territori improbabili, perché racconta del dare e avere e perché pone in primo piano il concetto che aiutare e farsi aiutare hanno pari dignità e che il più delle volte l’operazione (quella del soccorrere, intendo) riesce solo se vi è un salvifico scambio alla pari.

Daniela Zincone
O come Oscar
Tullio Pironti, 2009
pp. 495, euro 18,00
fonte queerblog

Nessun commento:

Posta un commento