“ Il mio non fu proprio un bell’esordio. Fui quasi
scartata. A distanza di anni di lavoro, di danza appunto, sono sicura che ci
debba essere qualcosa di innato che conduca a fare la ballerina.“
Carla Fracci
Oggi Carla Fracci compie ottantatre anni!
Era il
1954 quando si diplomava alla scuola di ballo della Scala divenendo solo
quattro anni più tardi prima ballerina della compagnia e da lì fino ad
oggi circa sessant’anni di straordinaria carriera in tutto il mondo. :_“Il suo curriculum è una specie di storia della danza…” scrive Fernanda Pivano, nell’introduzione al testo della fotografa artista Lucia Baldini che
l’ha seguita e ritratta dal nelle tappe che vanno dal ’96 al 2005.
In foto: Carla fracci Ritratta da Fiorenzo Niccoli
Immagini dell’eleganza e della bellezza in movimento, la danzatrice
sessantenne ancora all’apice di una fulgida carriera! “Sorriso fanciullesco”, “occhi lucidi di passione”, “tanta dedizione alla professione” peculiarità
che hanno fatto di lei la più amata danzatrice degli italiani e che,
ancora oggi, continuano a contraddistinguerla.
Della sua ricca e lunga
carriera mi piace ricordare il suo grande successo nell’interpretazione
dei ruoli romantici tale da essere paragonata alla Taglioni. Definita da
Alberto Testa la Giselle per antonomasia. Favorita
senza dubbio anche dalla sua fisicità, essa ha dedicato tutta la sua
carriera allo studio di questo difficile ruolo facendone uno dei suoi
cavalli di battaglia per tanti anni, nel mondo. Considerata la
danzatrice che più si è avvicinata al personaggio di Giselle, con essa
l’interprete scompariva e sulla scena lasciando spazio al solo
personaggio. Lei è la vera Giselle! Compenetrata interamente da tutte
le passioni del personaggio, la Fracci ha sublimemente messo in scena i
momenti salienti dell’opera come l’assolo d’esordio, la scena della
margherita, memorabile è la scena della pazzia dove ha raggiunto il
culmine espressivo con un’ineguagliabile pantomima drammatica!
Tra le
numerose messe in scena di Giselle, la Fracci ha danzato con il grande Rudolf Nureyev (Teatro alla Scala, 1970), e con Vladimir Vassiliev col quale ha formato una coppia molto affiatata, ma il partner d’eccezione resta senza dubbio il danese Erik Bruhn.
La Giselle
danzata con Bruhn sarebbe rimasta indimenticabile tanto che ne è stato
realizzato un film nel 1969. Paragonata alle grandi attrici tragiche
dell’ottocento, la Ristori e la Duse, é stata definita “danzattrice” per
le sue grandi capacità mimiche e attoriali che l’hanno portata negli
anni sessanta a cimentarsi anche con il teatro drammatico shakespeariano
e non solo, interpretando Titania in Sogno di una notte di mezza estate, Ariel in La tempesta e Nozze di sangue
di Garcia Lorca.
Pari predisposizione ha avuto per la televisione in
cui è apparsa in numerose trasmissioni e per la pellicola
cinematografica, la si ricorda creatrice del personaggio di Giuseppina Strepponi nel film Giuseppe Verdi di Castellani, divina interprete di Tamara Karsavina nel film Nijinsky di Herbert Ross e di una celebre diva del passato nel film Ballerine di P. Ustinov. Icona della danza italiana nel mondo, sempre accanto a suo marito, il regista Beppe Menegatti, ha calcato i palcoscenici più prestigiosi affiancando altre stelle come lei della danza mondiale: invitata a Cuba da Alicia Alonso
nel 1974, al Bolscioi di Mosca nel 1986, in Giappone, a New York, a
Londra e Parigi. In Italia ha danzato insieme a grandi della danza come Vassiliev, Bortoluzzi, Baryshnikov e Nureyev.
La sua vita è paragonabile ad un leggendario viaggio in compagnia di
altri miti della danza e dell’arte. Dieci anni fa affermava:
“ Ho
avuto incontri straordinari, come Visconti, burbero e dolcissimo. Come
Herbert Ross, per cui ho fatto la Karsavina nel film Nijinsky. O come
Peter Ustinov, con cui ho girato Le ballerine. E la Cederna, e Manzù. E
il magnifico Eduardo. In un galà in suo onore, a Viareggio, interpretai
Filumena Marturano, proprio il ruolo di Titina, e lui mi mandò un
biglietto con su scritto: “ora posso chiamarti sorella”. Ricordo il
fascino e l’ironia di De Sica. Voleva affidarmi ne La vacanza il ruolo
che poi fece la Bolkan. E rammento le estati con Montale, a Forte dei
Marmi. Ci si trovava ogni giorno tra persone come Henry Moore, Marino
Marini, Guttuso. Montale disegnava sempre: il mare, le Apuane… Usava
tutto, dal vino al rossetto. Mi dedicò una bellissima poesia: La
danzatrice stanca. No, io a settant’anni non mi sento affatto stanca. E
sono quello che sono anche grazie a loro.”
Un pensiero ancora
attuale e adeguato ad esprimere l’essenza del lavoro e del temperamento
di questa grande donna della danza mondiale.
fonte: Fabiola Pasqualitto per www.campadidanza.it
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