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La mostra "Io, tu, lui, lei”, che apre domani nelle sale di Palazzetto Tito, mette in mostra il racconto di un incontro straordinario: quello tra una decina di gay e lesbiche veneziani nati tra gli anni '30 e '40 e sei giovani artisti italiani, che hanno avuto il compito di tradurne in opera i ricordi di ieri, i desideri, le tenerezze, le difficoltà e i pensieri sul mondo d'oggi.
Una collezione di amori e passioni spesso difficili (dati i tempi) nella città dove regna l'idea del sentimento da cartolina, tra gondole e calli.
Qui invece c'è la Venezia vera, quella delle tensioni e della storia di un "porto” perennemente preso d'assalto da una moltitudine di migranti e di storie, ma soprattutto c'è alla base un progetto sociale, curato da Francesco Ragazzi e Francesco Urbano.
Un'esposizione che fa da specchio all'Osservatorio lgbt attivo da un anno nella città della laguna che ha istituito una sezione dedicata alla memoria e alla cultura "Queer”.
Il laboratorio messo in piedi è stato vissuto in presa diretta, costruendo una serie di rapporti "Public” in versione più ristretta, dopo un anno di conversazione con gli anonimi protagonisti delle storie sceneggiate ora alla Fondazione.
E oltre a video, foto, installazioni vj-set, performance e una programmazione di film che traccia una nuova interpretazione dell'estetica "Queer”, anche un piccolo archivio di oggetti e memorabilia scelti in stretta collaborazione con il gruppo degli otto veneziani: rari numeri di FUORI! e altre riviste lgbt nazionali e internazionali degli anni '70, fino alle copertine di "Panorama” e "L'Espresso” che hanno segnato un cambiamento epocale nella percezione dell'omosessualità nel Belpaese. Una Venezia inedita, e che faceva scandalo, ricostruita sotto il segno dell'arte.
FONTE http://www.exibart.com
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