martedì 8 marzo 2011

Lgbt, 8 marzo “festa della donna”: per non dimenticare la storia vera


Le origini della festa dell'8 marzo risalgono al lontano 1908 quando, pochi giorni prima di questa data, a New York, le operaie dell'industria tessile Cotton scioperarono per protestare contro le terribili condizioni in cui erano costrette a lavorare.

Lo sciopero si protrasse per alcuni giorni, finché l'8 marzo il proprietario bloccò tutte le porte della fabbrica per impedire alle operaie di uscire.

Allo stabilimento venne appiccato il fuoco e le 129 operaie prigioniere all'interno morirono arse dalle fiamme.

Successivamente questa data venne proposta come giornata di lotta internazionale, a favore delle donne, da Rosa Luxemburg (*), proprio in ricordo della tragedia all’origine della “festa della donna” che dalla celebrazione delle operaie morte nel rogo della fabbrica è diventata il simbolo delle vessazioni che la donna ha dovuto subire nel corso dei secoli, ma anche il punto di partenza per il proprio riscatto anche sul lavoro ma ancora oggi, in Italia, secondo i dati diffusi dall'Eurostat, l'ufficio europeo di statistica, il tasso di occupazione femminile nel nostro Paese è tra i più bassi d'Europa e la percentuale scende notevolmente nel caso di donne con uno o più figli.

Nello specifico per le donne senza figli, tra i 25 e i 54 anni, il tasso di occupazione in Italia è pari al 63,9% contro il 75,8% della media Ue, solo Malta registra una percentuale più bassa con il 56,6%, mentre in Germania il tasso sale all'81,8% e in Francia al 78,7%. La situazione peggiora per le donne con un figlio: in Italia ha un'occupazione solo il 59% contro la media Ue del 71,3%.

Quando i figli diventano due la percentuale delle donne con un lavoro scende in Italia al 54,1% (nella Ue al 69,2%), mentre nel caso di tre o più figli solo il 41,3% delle donne ha un'occupazione e anche in questo caso la percentuale è decisamente più bassa della media Ue (54,7%).

Comunque le donne sono ancora il fanalino di coda per la presenza in posizioni apicali in campo politico, economico e sociale come è emerso dalle ventotto pagine del rapporto “Le donne nelle istituzioni rappresentative dell'Italia repubblicana: una ricognizione storica e critica”.

''Forse - scrivono Marina Calloni, dell'Università Bicocca di Milano, e Lorella Cedroni, dell'Università La Sapienza di Roma, autrici della ricerca - la battaglia delle donne per il conseguimento dei diritti sostanziali di cittadinanza non è ancora giunta a termine''.

Per quanto riguarda la presenza di donne in Parlamento - come riportano le statistiche dell'Inter-Parliamentary Union - l'Italia occupa infatti il 54° posto, su un totale di 188 Paesi, con il 21,3% di elette alla Camera (al pari della Cina).

Ma non va meglio a Bruxelles dove le rappresentanti italiane sono 16, collocando il nostro Paese, in termini percentuali di rappresentanza, al 24° posto nella classifica dei 27 Stati membri (peggio fanno solo Polonia, Repubblica Ceca e Malta). Il Global Gender Gap Report 2010, in termini di pari opportunità colloca l'Italia al 74° posto su 134 nazioni, con una perdita di due posizioni rispetto all'anno precedente.

Secondo le due ricercatrici, ''le donne vengono considerate molto spesso dai partiti come una risorsa da utilizzare all'interno del gioco politico e da candidare come riempilista, nella migliore delle ipotesi.

Non certamente come leader''. Altro dato interessante, la provenienza geografica: senatrici e deputate risultano provenire in maggioranza dalle Regioni del Nord d'Italia.

''L'Italia non risulta essere una società equa – hanno spiegato le due autrici della ricerca- soprattutto per il divario crescente fra uomini e donne in termini di disoccupazione e di discrasia nelle posizioni apicali.

La scarsa presenza di donne nelle istituzioni e' segno evidente della mancata soluzione di antichi problemi. Le promulgazioni di legislazioni sempre più corpose su pari opportunità, non possono essere efficaci, fintantoché non vengono risolte le questioni di discriminazione sistematica e di violenza simbolica che stanno alla base''.

(*) Pseudonimo di Rozalia Luksenburg, politica, teorica socialista e rivoluzionaria tedesca di origini polacche ed ebraiche.
fonte impresamia.com

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