lunedì 7 novembre 2011

Lgbt Danza: Pina Bausch il film, il regista Wim Wenders dedica il suo nuovo lavoro alla grande coreografa tedesca

Il nuovo e bellissimo film di Wim Wenders intitolato con amichevole e complice semplicità «Pina»

La pellicola riesce in un’impresa miracolosa: rimuove il lutto collettivo per la morte della Bausch, grande coreografa e massima personalità innovatrice del teatro danza europeo, scomparsa il 30 giugno 2009.

Se ne era accorto Fellini, dotato di incredibili antenne, rimasto stregato dalla danzatrice che scritturò in «E la nave va».

Ora Wim Wenders, anch’egli stregato dalla visione di «Café Muller», le dedica una biografia per immagini, con frammenti dei suoi spettacoli, in cui si vede la danzatrice all’opera insieme al suo mitico gruppo del Tanztheater di Wuppertal.

UN OMAGGIO AFFETTUOSO
Quando la Bausch è mancata, all’improvviso, due anni fa, stava per partire il film: dopo un momento di inevitabile sconcerto, Wenders trovò la forza di mantenere la promessa con la sua casa di produzione.

Soprattutto in omaggio a quella signora dal viso triste che inventò il teatro danza in una nuova dimensione espressiva (anche con la complicità di elementi primordiali, terra e acqua) con cui riesce ad esprimere insieme l’interiorità di ogni movimento come risultato di infiniti studi e prove, di un lavoro che parte proprio dalla vita, dall’esperienza, dalla conoscenza comuni.

Non a caso il sottotitolo del film recita: balliamo, balliamo, altrimenti siamo perduti. Pina domandava, e il ballerino rispondeva con movimenti del corpo. La stessa Bausch aveva ragionato su questo film a lungo, su come si sarebbe potuto raccontare la storia d’una compagnia che racconta le infelicità, i dubbi collettivi. E l’autore di «Paris, Texas» e di altri titoli cult, decise di usare, a sorpresa, le riprese in 3 dimensioni.

SUL PALCO FRA I BALLERINI, CON IL 3D
Per la prima volta, il 3D trova un autore che avvicina lo spettacolo all’occhio del pubblico, «immergendosi» fra i danzatori. Che potrà così gustare alcuni momenti meravigliosi degli spettacoli più noti della Bausch, visti anche in Italia ("Café Muller", "Le Sacre du printemps", "Vollmond", "Kontakthof") con la compagnia cui le Olimpiadi di Londra dedicheranno nel 2012 una personale.

Ma soprattutto il film che mostra Pina in prova, in stretto rapporto coi suoi ballerini, ci offre una visione del suo metodo di lavoro, la tensione quasi monacale e nella sua essenza affrontata per una nuova creazione. E infine il rapporto inusuale tra le parti girate in teatro e invece quando i danzatori escono in spazi reali.

Così il gioco del teatro si sdoppia e l’emozione viaggia con la nostalgia di serate mitiche (la Bausch a Milano ha danzato troppo poco ma è stata alla Scala e al Piccolo Teatro) dove lo sguardo della coreografa rivoluzionaria era sempre presente.
fonte http://milano.corriere.it/ di Maurizio Porro

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